
Fantasmi del passato
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Conto alla rovescia
- Episodio 2: Resistere
- Episodio 3: Addio e arrivederci (finale di stagione)
- Episodio 4: Nubi
- Episodio 5: Nuove amicizie
- Episodio 6: Fantasmi del passato
- Episodio 7: Incontri
- Episodio 8: Trovato
STAGIONE 1
Andrij guardava le vele delle barche gonfiate dal vento. Seduto a cavalcioni nel muretto del porticciolo aveva una vista privilegiata su tutto il golfo. Le onde infrangevano sugli scogli sotto lui e lo scirocco gli portava gli schizzi fin sul volto. Tenui raggi di sole uscivano dalla coltre di umido e illuminavano i biondi capelli al vento del giovane. Con l’aria fiera e un po’ malinconica mentre scrutava il mare ricordava un leone ferito, cacciato dal branco ed esiliato in un angolo della savana. Era diventato maggiorenne da poco, doveva sentirsi libero e pieno di energia per scoprire il mondo, ma non era così. Come trovare il suo posto in quel mondo così caotico e confusionario se non sapeva nemmeno da dove veniva? Chi era? Del suo passato e delle sue origini aveva soltanto un vago ricordo, incubi che riaffioravano nelle notti più buie, quando le finestre scricchiolavano per il forte maestrale, e urlava in una lingua che sentiva estranea, aliena quasi ostile. Pur rifiutando quel suo passato, non riusciva a sentirsi nemmeno completamente italiano. L’Italia era il Paese che lo aveva accolto, dove era cresciuto, dove aveva scoperto la gentilezza e l’amicizia di un popolo buono, chiassoso ed esuberante ma anche lavoratore e passionale. Fin troppo passionale. Lui voleva sentirsi italiano, voleva essere come i suoi amici che tale lo consideravano anche se il suo aspetto fisico contrastava in maniera evidente con i suoi occhi sottili, felini, e gli zigomi sporgenti. Aveva l’aspetto di suo padre? Non lo ricordava. Quella persona era più una sensazione che un ricordo. Bastava evocarlo per fargli riaffiorare paura, freddo panico che si trasformava in terrore. Aveva imparato negli anni a non chiedere più nulla a sua madre. Sua madre che con allegria cantava canzoni italiane e ucraine mentre puliva le vaste ed eleganti stanze di villa Devoto, di colpo si faceva muta e immobile quando provava a tirare fuori l’argomento. Sua madre così attiva e vitale di colpo si spegneva. Crescendo e sentendo le storie di violenza nei seminari a scuola o nei telegiornali si era fatto un’idea di quello che potesse aver passato sua madre. Non c’era giorno, che guardandola, non si ripromettesse di non essere come lui, di essere un uomo diverso, un vero uomo e non una bestia violenta. Ma allo stesso tempo la sua paura più grande era proprio di non riuscire nel suo intento. Se fosse stato ereditario? Se anche lui avesse avuto il gene violento, corrotto e marcio? Se per quanto si fosse sforzato, alla fine la sua anima barbara avesse preso il sopravvento sulla civiltà, la giustizia, il diritto e il rispetto che secoli di evoluzione avevano sancito come unico modo di vivere e convivere?
Il Laser di Simone orzò e rallentò drasticamente. Simone cazzò la vela e si mise mura a sinistra. La barca lentamente riprese velocità e si diresse verso l’imboccatura del porticciolo. Andrij seguì il suo amico con lo sguardo e si alzò a salutarlo. Aspettò che Simone lascasse la vela ed entrasse dentro il canale per andare nello scivolo ad accogliere l’amico. Saltò dal muretto e fece qualche passo. Non la notò subito, eppure non passava inosservata. Una bellissima ragazza, sopra i vent’anni, lo fissava con uno sguardo che tradiva mille emozioni. Andrij ebbe un sussulto. Continuò a camminare, ignorando quella presenza. Ma le diede un’altra occhiata. Aveva qualcosa di familiare, nella sua testa scattò qualcosa che immediatamente gli fece alzare su le difese e mettere in tensione ogni muscolo del suo corpo. La giovane si staccò dalla ringhiera dove era appoggiata con un movimento leggero che fece muovere i capelli dorati. Andrij accelerò il passo, nervoso, ma in poche agile falcate la ragazza gli si parò davanti, bloccandogli la strada.
Andrij la guardò dentro gli occhi azzurri così simili ai suoi.
«Posso aiutarla?» chiese cercando di apparire tranquillo.
La giovane lo guardò perplessa, come se non avesse capito alcuna parola.
«Non ti ricordi di me, Andrij?» disse in ucraino.
Quelle parole, in quella lingua, furono come macigni per il ragazzo. Dei lampi gli squarciarono la memoria e portarono a galla dei flash: una spiaggia, delle giostre, una bambina bionda che gli dava un cono gelato mentre l’ombra inquietante di un uomo oscurava il sole.
«Andrij!» lo chiamò Simone dallo scivolo.
Il ragazzo scosse la testa.
«Devo andare» disse in un sussurro alla giovane e corse ad aiutare Simone.
La giovane seguì per qualche attimo Andrij, prima di sparire così come era comparsa.
«Oh ma chi era quella bonazza?» chiese Simone allegro mentre tiravano fuori la barca.
Andrij guardò i lunghi capelli biondi sparire dietro le barche ormeggiate.
«Nessuno» mentì.
***
«Stai attento al rinculo, Vasilij» disse il sergente Petrov prendendo l’AK-74 dalle mani della giovane recluta. Petrov soppesò il fucile prima di imbracciarlo e dare un’occhiata alla canna.
«Questo bastardo è più vecchio di me e te messi assieme…» sospirò amareggiato.
Regolò il mirino e lo ridiede a Vasilij.
«Attento che tende a tirare a sinistra.»
Vasilij annuì. Imbracciò il fucile e puntò verso il tronco di un albero in lontananza. Allargò le gambe, ben salde nel terreno fangoso, pronto a resistere al rinculo e regolarizzò il respiro. Era la quinta volta che sparava da quando era stato arruolato. Premette il grilletto e…niente. Premette ancora ma l’arma non sparò.
«Devi prima metterci le cartucce, piccolo Vasja Sergeevič!» urlò un soldato seduto sulla torretta di un semovente BMP-2 che aveva visto più guerre di quante ne potesse reggere. Un gruppetto di soldati si mise a ridere sputando a terra le cicche di sigaretta ancora accese.
Il sergente Vasilij scosse la testa e prese l’AK-74 dalle mani di un imbarazzato Vasilij.
«Si carica così» gli mostrò pazientemente.
Vasilij annuì silenziosamente.
«Muovetevi!» urlò un maggiore tutto rosso in volto.
Il gruppetto di soldati si girò verso il maggiore che sbraitava a destra e a manca impartendo ordini ad ogni essere vivente.
Gli uomini saettarono ovunque alle proprie postazioni dentro i mezzi parcheggiati ordinatamente.
«Quali sono gli ordini, signore?» chiese il sergente Petrov avvicinandosi al maggiore.
«Avanzare a sud» latrò l’ufficiale mentre cercava di accendersi una sigaretta, tetro in volto.
«Sud?» chiese nuovamente il sergente perplesso.
Il maggiore lo fulminò con i suoi occhi neri.
«Che cazzo vuoi?»
Petrov indietreggiò spaventato. Il maggiore accese finalmente la sua sigaretta e tirò una boccata avidamente. Buttò fuori il fumo e richiamò il sergente.
«Ci uniremo a delle esercitazioni con i bielorussi, contento?»
«Sissignore» replicò Petrov, rigido sull’attenti.
«E adesso vai alla tua cazzo di unità» disse tirando un’altra boccata di fumo.
Attorno al maggiore i blindati russi si misero in moto e intasarono la strada fangosa che portava a sud. Il maggiore scrutò in cielo, tra le nubi grigie vide volare un’aquila solitaria verso sud. Sorrise, pensando fosse di buon auspicio. Buttò la sigaretta nel fango e saltò sul suo mezzo.
Poco lontano, nascosto nel fitto bosco di una collina, un uomo vestito di nero seguì il volo dell’aquila sopra quella colonna militare che si dirigeva a sud.
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Conto alla rovescia
- Episodio 2: Resistere
- Episodio 3: Addio e arrivederci (finale di stagione)
- Episodio 4: Nubi
- Episodio 5: Nuove amicizie
- Episodio 6: Fantasmi del passato
- Episodio 7: Incontri
- Episodio 8: Trovato
Ancora presto per capire la disposizione delle tessere del “puzzle”, in quale ordine temporale andranno disposte. Questo affascinante fantasma dal passato è foriero di novità importanti per il giovane Andrij: a volte è difficile venire a patti con le proprie radici. Una sorella?
😅
Ben scritto, ben descritto . 👍
Grazie Fabius!
Una storia complessa. Il terzo episodio mi ha colpito. Sono andata a rileggere gli altri due e solo adesso inizio a capire. Certe volte sono davvero come un certo “Lu’ Lento”. Credo che ci sia ancora molto da scoprire, nell’arco di tempo tra le vicende di un vecchio conflitto e una guerra attuale. Complimenti per la tua abilita´ creativa.
Grazie!