
FANTASYTALIANO
Avete mai preso in mano un dizionario d’italiano?
Spero di sì; una risposta negativa non la prendo in considerazione perché chi non lo consulta mai o è un analfabeta – non è di certo il caso vostro – o sa tutto – che non è neanche il caso vostro – a meno che non siate convinti di essere “Napoleone”. Cancellate tutto: ho dimenticato il dizionario online che non pesa niente.
Comunque se è passato troppo tempo provate ad alzarlo ora. Non basterà di sicuro una mano sola, ce ne vorranno minimo due (che poi è anche il massimo, dubito ne abbiate tre!).
È pesantissimo vero? È pesante perché la lingua italiana è ricca di parole. Poi, ripensandoci, non ne sono affatto convinto.
Ma quando mai! Ci sono tantissime parole che hanno diversi significati e perciò, in definitiva, sono giunto alla conclusione che alla lingua italiana manchino tante parole, soprattutto le parole d’uso comune.
Faccio qualche esempio per essere meglio compreso.
Pesca può significare il frutto dolce e vellulato dell’albero del pesco, o l’attività inerente la cattura degli animali che vivono in un ambiente acquatico; due significati agli antipodi che possono provocare equivoci banali:
“Ti piace la pesca o la pesca? Vattelappesca!
(O vattelappesca si scrive con una sola “p”? Vattelapesca! La Treccani la scrive con due; immagino perché la parola “pesca” ha due significati diversi e così la raddoppia).
Piano può avere quattro significati: il procedere lento, lo strumento musicale a corde con i tasti bianchi e neri, una strategia, uno dei vari livelli di cui si compone un palazzo. Per assurdo potrei immaginare la frase seguente: “Devo studiare un piano per portare, piano piano, su di un piano il mio piano”.
“Ma sei scemo?”
“No, sono di poche parole, ma ripetute e ben architettate perché mi chiamo Piano (Renzo Piano archistar)” .
Se paragoniamo una parola ad una persona, è come veder passare per strada un gemello: non sai mai chi sia dei due. Per conoscere il significato preciso di una parola bisogna analizzare il contesto in cui è inserita. Sarà, però io lo contesto (ecco un esempio che cade a pennello di una parola dal significato multiplo).
Ci sono tantissime parole ambigue se estratte dal contesto, e quindi ci sarebbero numerose parole da inventare.
La parola colta – non nel senso di raccolta (a sua volta raccolta non nel senso di una collana di libri) – quella usata dai professori, dagli avvocati, dai letterati, anche dai politici (solo alcuni, gli altri “dicono” di parlare al popolo con parole semplici per farsi capire, ma forse è solo una scusa), non ha quasi mai un doppio significato. Sono tante – non le conosciamo tutte per ignoranza – e per questo che ricorriamo al dizionario (vedi cesaropapismo, idiosincrasia, onomatopeico, decontestualizzazione, nocumento, alloglotto).
È sconcertante: le parole d’uso comune sono poche e tante con doppio, triplo, significato; quelle dal significato univoco, delle quali non sentiamo la mancanza, invece, sono numerose.
Ecco un mio contributo innovativo:
– la cattura dei pesci chiamiamola pescia per distinguerla dal frutto; cavolo c’è il comune di Pescia, allora chiamiamola pescìa con l’accento sulla ‘i”;
– il piano con i tasti chiamiamolo sempre solo pianoforte, anche se lo suoniamo sempre piano per non disturbare i vicini;
– il piano, nel senso di strategia: pianoX (declinabile nei vari pianoA, pianoB, pianoC, pianoD e a seguire).
Alla fine della fiera mi sembra di essere stato abbastanza esaustivo nella mia “dotta” spiegazione (oltre che esausto per lo sforzo mentale). Ripensandoci bene, dando ad ogni parola uno ed uno solo significato non potrei più scrivere le mie storie piene di doppi sensi; sarebbe forse un bene per tutti, soprattutto per il traduttore automatico, però che tristezza leggere un racconto come un verbale di condominio.
Allora mi conviene lasciare lo status quo con annessi e connessi equivoci. Un ragionamento complesso com’era il complesso degli Status Quo. (Ho scoperto che sono ancora in attività dal 1962 con 51 album pubblicati di rock psichedelico, hard rock).
Per quanto riguarda le parole nuove, il dizionario si arricchisce ogni giorno; parole come account, barcode, caregiver, cashback, cluster, delivery, device, fake news, hot spot, know how, lockdown, outdoor, premier, privacy, Recovery Fund, screening, sharing economy, smart working, spread, spending review, teen-ager, timing, trend, voucher, performer, social media, job act, online, living, flirt, coach, mister, ecc. sono inglesismi ormai d’uso comune. Peccato che siano inseriti nel nostro dizionario. Allora mi chiedo se ho sbagliato vocabolario o se è un vocabolario sbagliato quello che usiamo? Ma se esiste il garante della privacy non dovrebbe esistere anche il garante della lingua italiana? In tutti i casi in cui non esista la possibilità di utilizzare un termine italiano per una parola straniera propongo una penale: la tassaparola.
Forse è l’unico metodo efficace per riportare l’italiano alla sua originale bellezza ed integrità, oltre a risanare le casse dello Stato.
Viva l’Italia e viva l’italiano!
Simply clever!
C**zo! Ora mi devo automultare per coerenza, almeno avessi comprato una Škoda!
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Umoristico / Grottesco
Boh?! Francamente, non dico, come direbbe Celentano, me ne infischio; pero’ in questo periodo piu’ che mai, non sento la necessita’ di una lingua pura, non contaminata da inglesismi. Cosi’ come mi piace leggere qualche citazione in latino o certe parole arcaiche e molti neologismi; perche’ no, anche i nuovi termini in inglese, che facilitano la comunicazione internazionale, non mi dispiacciono. La tua riflessione merita, comunque, una riflessione anche da parte di chi legge. E poi, per quanto riguarda i pareri, come diciamo noi, nella nostra lingua locale: “Centu concas e centu barrittas”. Cento teste e cento barrittas ( nome intraducibile di copricapo, che toglie purezza alla nostra lingua nazionale).
Io cerco solo di mettere ironicamente in evidenza le particolarità della lingua italiana e della sua evoluzione. Poi ognuno può seguire la propria sensibilità o opinione. Non intendo dare giudizi assoluti. Grazie per il commento.