Farlo davanti a sua madre: impagabile !

A Milano la situazione era ancora accettabile. Scompartimenti affollati ma possibilità di fare due passi nei corridoi. A Bologna cominciò la ressa e muoversi era ormai difficile. Ma fu a Firenze che le ultime persone che riuscirono a salire arrivarono ad occupare ogni centimetro libero, dagli antibagni alle piattaforme di passaggio tra una carrozza e l’altra.

Gabriella sorrideva felice accanto a sua madre. Io sorridevo guardando tutt’e due. Un sorriso di cortesia per la mamma della mia ragazza e un sorriso carico di mille pensieri inespressi per lei, con cui avrei passato un’estate da favola nella splendida cornice del mare di Calabria. Da quando il treno si era mosso dalla stazione due pensieri continuavano a girarmi in testa; il primo era tutto centrato su di lei: Gabriella che cammina accanto a me lungo la spiaggia. Gabriella che si tuffa in acqua. Gabriella che mangia un gelato insieme a me sul molo. Gabriella che mi ripete di amare solo me. Il secondo era tutto centrato sul suo corpo. Gabriella in perizoma che esce dall’acqua e si viene a stendere vicino a me. Gabriella che mi accarezza la schiena mentre mi apre le porte della dolcezza infinita, cavalcando le onde del mio desiderio. Gabriella e i suoi occhi quando entro nel suo mondo e divento una sola cosa con lei. Gabriella che mi stringe forte e mi dice di non fermarmi.

Eravamo seduti di fronte, ai lati dei due finestrini, e la vedevo leggere e ogni tanto sistemarsi i lunghi capelli. Sono sicuro che stesse pensando più o meno a quello che pensavo io, però visto secondo la sua ottica. Di sicuro, come me, non stava davvero leggendo ma solo dando briglia sciolta ai suoi pensieri.

Fu poco dopo Firenze che cominciammo a mandarci dei messaggini. Erano brevi ma carichi di significato.

TVB

anke io

TAT

Idem

HO VOGLIA DI FARE SEX CN TE

anke io

DICO ADESSO !!!

6 pazzo?

E la mente cominciò a galoppare. La volevo. Non è che mi mancasse il sesso con lei, ma la volevo.

La volevo così tanto da star male al pensiero che non mi sarebbe stato possibile averla subito. La volevo come si può volere la propria ragazza quando sono sei mesi che ci stai assieme e quando al mattino ti alzi pensando all’odore buono della sua pelle. La volevo. E, pensando al fatto che la volevo, anche il mio corpo ormai la voleva. E lei lo sapeva. Lei pensava le stesse mie cose. E ora lo voleva anche lei. Ora il nostro sguardo era vago, perso, come quando sei cotto di una persona e il cervello mette il pilota automatico per fare le cose ordinarie e lasciarti libero di fondere su quell’unico pensiero. Gabriella e i suoi occhi. Gabriella e la sua T-shirt, Gabriella e il suo seno, Gabriella e la sua gonna di tela leggera, larga e comoda per il viaggio in treno. Gabriella e il suo corpo, dove non vi era centimetro che non avessi già baciato od accarezzato.

Quando la signora che era seduta sul suo valigione in corridoio cominciò a dire che si sentiva poco bene, iniziò a succedere. Era così bello che era come in un sogno. È quasi una sofferenza ricordarlo tanto il piacere intenso ha una soglia vicina al dolore. A volte non credo nemmeno che possa essere successo davvero. Ricordo che quando iniziai a capire cosa stava accadendo, ebbi una reazione fisica così violenta che l’eccitazione di prima, al confronto, era come un sorso d’acqua fresca. Il cuore iniziò a battermi fortissimo. L’adrenalina era in circolo in maniera totale e dominante. Gli ormoni stavano iniziando la loro danza folle. Ed è lei, che si alza sorridendo con fare cordiale e disinteressato, ma i due pomelli rossi sulle sue guance dicevano, a me soltanto, cosa stava per accadere. Lei che dice alla signora se non fosse meglio sedersi, che le avrebbe ceduto volentieri il suo posto. Lei che sorride alla madre che, mezza assonnata, approva e si compiace del bel gesto di sua figlia. Lei che mi guarda come scusandosi e si avvicina a me. Lei che… debbo… anche solo a ricordarlo… arrivarci piano… come piano lei si è avvicinata a me mentre il mio cuore faceva i tuffi come i delfini quando giocano felici.

Lei, Gabriella, che… si siede sulle mie ginocchia… Ancora lei che… che si alza piano e fa come per sistemarsi la gonna lunga e guida la mia mano (coperta dal lato finestrino e dalla sua gonna), a “sistemare” i miei jeans, mentre le sue mutandine finiscono di lato. E la sua pelle… un tepore dolcissimo e… il piacere lacerante di averla così vicina, e sapere che tra qualche attimo sarei entrato a far parte di lei. E pianissimo scivolare nel miele più dolce del mondo, sentire le sensazioni di sempre e sempre nuove, fortissime e vivissime mentre entro sempre più in lei.

Dover trattenere forte il respiro quando vorresti gemere forte. Sentirla così pronta a me, capire che da ore volevamo la stessissima cosa, ed essere arrivati ad averla quando non c’era alcuna speranza che potesse accadere. Sentire il brusio delle voci, e i rumori della gente, il dolce cullare del treno. Potersi muovere appena, lasciare i ritmi consueti che ti spingono a cercare fino in fondo il momento più bello ed aspettare che arrivi comunque, quando il piacere sarà così al suo apice da fluire senza dover fare più nulla che non sentirlo arrivare, insieme. Passare come in uno stato di magica trance, di estasi infinita e totale, tutto quel tempo, e soffrire e insieme sperare che non finisca, che arrivi ma non subito, non ancora, non adesso. E sentire la signora, ormai rianimata, che parla e ringrazia Gabriella. E sentire Gabriella che le risponde. Con un tono normale. Ma con la voce appena appena incrinata da qualcosa che è così tanto impercettibile agli altri quanto è chiaro e violentemente intrigante a noi… “Non è nulla signora, si figuri, non mi ringrazi, è… è per me d-davvero un pia-a-cere.”

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Concordo con @Violent_Lullaby sul fatto che il testo sia molto suggestivo. Sul fatto degli SMS non mi esprimo, ma sorrido al pensiero che spegnerebbero il desiderio a chiunque perché forse in effetti ha ragione anche su questo :). Tornando al testo, mentre leggevo temevo mi aspettasse un finale a sorpresa. Tipo, è tutto nella mente di lui, i soliti film che si fanno i maschi, ecc. E invece no. Mi hai piacevolmente stupita. Il desiderio finalmente condiviso e liberamente espresso, a prescindere dai soliti inutili e superati stereotipi. L’idea del racconto è molto intrigante. Che rabbia, ci stava bene nella mia serie. A parte la digressione, oltre che ottimo saggista sei anche ottimo narratore.

  2. Testo ben scritto e suggestivo, peccato per la messaggistica con gli sms abbreviati e le k stile primi anni duemila che sono in grado di spegnere il desiderio sessuale a chiunque. Solo una domanda: perchè?

    1. Grazie, Susanna, lo so è stato un errore, ero così preso dalla storia che qualcosa dovevo pur mettere per non arrivare subito alla conclusione, e, trattandosi di due adolescenti… 🙂
      Spero tu mi voglia perdonare, migliorerò, te lo prometto.