Fine?

Serie: L'essere


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Trovata la strega, non resta che affrontarla.

 «Siamo alla fine del viaggio, Ghendalin», la ragazza continuava a fissare l’uovo nero che iniziò a tremare e ad incresparsi come se fosse liquido.

In breve, la forma cominciò a cambiare. Dapprima apparve una testa, poi si formò il corpo e infine gli arti. Aveva le sembianze di una donna in perfetta forma fisica anche se continuava a rimanere nera.

«Ben arrivati, vi stavo aspettando», la sua voce era cupa, scura come il suo corpo tenebroso, «siete riusciti perfino a eliminare il mio più fidato e forte servitore. Bravi! Ma il vostro viaggio è giunto al termine. Guardatevi intorno, questi sono i resti di tutti quelli che hanno provato ad affrontarmi prima di voi».

Ivan e Ghendalin girarono lo sguardo ed effettivamente si accorsero che c’erano molti scheletri, alcuni in veste da maghi, altri ancora vestiti con la loro armatura, cavalieri come Ivan.

«Molti erano più forti e preparati di voi, ma hanno fatto lo stesso una brutta fine. Ormai questo castello è mio da più di un secolo. L’energia che ho assorbito da questo posto e dalle anime di coloro che mi hanno affrontata, e che ancora oggi mi fanno compagnia, mi ha reso non solo immortale ma invincibile», Ghendalin provava un terrore mai sentito prima al solo udire la voce di quell’essere che non aveva più niente di umano. Anche Ivan stava ad ascoltare e sapeva che ciò che diceva era vero. Doveva trovare un modo per sconfiggerla e anche rapidamente.

«Vi darò un’ultima e unica possibilità di sopravvivere a questo giorno. Diventate miei servitori, anche perché, lo ammetto, ne avete fatti fuori molti e gli altri hanno paura di voi. Potrete comandarli, sarete secondi solo a me».

A questo punto Ivan, che era rimasto fermo e in silenzio, perse il controllo. Quella cosa abominevole voleva traviarli, non poteva permetterlo! Pensava soprattutto a Ghendalin che era giovane. Non poteva lasciarla morire e men che meno lasciarla passare dalla parte del male.

«Basta! Ora te la vedrai con me!», Ivan estrasse Virlvind, anche se non poteva usarne la magia, era comunque molto affilata. Si scagliò contro la strega nera che non si mosse, lui pensò che non ne ebbe il tempo, colpì con tutta la forza che aveva.

Fu come colpire il diamante. La spada tremò, anche la sua mano, e la lama che lo aveva accompagnato per tanti anni e che esisteva da secoli, si spezzò come un ramoscello.

Una risata isterica fuoriuscì da quel demone nero.

«È la fine per te, assorbirò anche la tua anima!», detto questo la nera strega prese Ivan e lo alzò in aria con una sola mano tentando di strangolarlo. Ghendalin cominciò a gridare e a tirare Ivan.

Il mostro, allora, pensò a qualcos’altro. Trasformò l’altro braccio in una lancia appuntita e trafisse Ivan all’addome. L’armatura venne trapassata come se fosse stata di cartone. Poi lo gettò in un angolo come se niente fosse.

Ghendalin raggiunse subito il cavaliere, lo guardò, cominciò a piangere e cercava di fermare il sangue. La ferita era piuttosto grave. Non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Con le poche forze che aveva Ivan si tolse il bracciale.

«Sì, soffrite. Le vostre anime in pena mi daranno ancora più energia».

Ivan spezzò il bracciale e da esso si staccò una piccola pietra nera come la strega, grande quanto un pisello.

«Prendila Ghendalin! È la nostra ultima speranza», disse in un filo di voce il cavaliere.

«Che cos’è?», Ghendalin la prese e appena entrò in contatto con la sua mano divenne di un bianco brillante.

«Lo sapevo», disse Ivan, «il tuo cuore è ancora puro. È una pietra di sole. Tienila stretta».

«Di cosa state parlando», la strega era ancora più arrabbiata per essere stata ignorata, «farò soffrire prima te, cavaliere!».

Detto questo allungò le sue braccia e prese Ghendalin. La tirava verso di sé con una forza irresistibile. La ragazza non poteva fare altro che gridare e cercare di aggrapparsi a qualcosa, ma tutto era inutile.

«Io non sono come voi, non sono più umana e capirai cosa significa», la strega rise nuovamente in modo isterico.

Ormai le gambe di Ghendalin erano vicine alla nera figura. Sentiva il gelido di quella creatura entrare nel suo corpo attraverso i suoi piedi. Pensava che la strega l’avrebbe tirata a sé e poi uccisa o peggio torturata. Invece continuò a tirare, finché le gambe della ragazza entrarono nel suo corpo. Le sembrava di averle perse. Alla fine di colpo la tirò tutta dentro.

Ghendalin sentiva un gelido nel corpo come mai. Si guardò intorno e vide che tutt’intorno fluttuavano delle facce piangenti e urlanti. Erano parecchie.

«Queste sono le anime che ho catturato in tutti questi anni. Anche tu diventerai come loro, dopo aver sofferto atrocemente».

A questo punto Ghendalin sentì qualcosa entrare dentro di lei. Faceva male e la ragazza urlava.

«Che bello! Quanta energia!»

“Non può finire così”, pensò Ghendalin nel dolore. Stringeva forte la pietra che gli aveva dato Ivan. Non l’aveva lasciata neanche quando la strega aveva cominciato a tirarla verso di sé. Ma il dolore era troppo e svenne. La mano in cui aveva la pietra di sole si aprì ed essa cadde nel buio.

«Non è possibile!», gridò la strega, «Possibile che in te non ci sia neanche un po’ di male?», detto questo vomitò letteralmente la ragazza dalle sue fauci e Ghendalin andò a finire vicino a Ivan.

Con le ultime forze che aveva, il cavaliere svegliò la ragazza.

«Ghendalin! Svegliati! Non morire piccola!», anche Ivan, per la prima volta dopo tanti anni, cominciò a piangere.

Prese una fiala dalla sua borsa. Per fortuna non si era rotta. La diede da bere a Ghendalin.

La strega, intanto, cominciava ad agitarsi.

«Cos’hai lasciato qui dentro? Maledetta!», la pietra era dentro il corpo della strega e non riusciva a buttarla fuori.

«Svegliati Ghendalin!», la ragazza, dopo aver bevuto la pozione, si svegliò.

«Ivan, cos’è successo?»

«Grazie al cielo!», il cavaliere l’abbracciò e cominciò a piangere ancora di più.

«Cosa mi hai fatto, non vuole uscire!», la strega era disperata, «qualsiasi cosa sia la distruggerò e voi farete la stessa fine».

La strega spinse sulla pietra con tutte le sue forze. La pietra era più luminosa che mai. A un certo punto si incrinò. Dei raggi di luce fuoriuscirono e ferirono la strega uscendo fuori dal suo corpo e illuminando la stanza.

«Maledetti!», la pietra finì di incrinarsi. Poi si ruppe del tutto. Una luce immensa invase la stanza. La strega venne vaporizzata. Delle urla di gioia accompagnarono la fine del mostro nero. Erano le anime intrappolate nel suo corpo.

Ivan e Ghendalin avevano visto tutto. Ghendalin sorrise a Ivan.

«Ivan, cosa posso fare?», ormai il sangue fuoriuscito era troppo.

«Non preoccuparti per me. Ormai è finita. Doveva andare così. Raggiungerò i miei antenati».

«No, Ivan, non lasciarmi. Hai ancora tante cose da insegnarmi».

«Vai ad Acquadifonte, dai tuoi simili. Loro ti guideranno», Ivan sputò un grumo di sangue.

«Addio, Ghendalin. Grazie!», piegò la testa ed esalò l’ultimo respiro.

Ghendalin lo pianse per un bel po’. Poi si fece coraggio. Prese la sua spada, spezzata in due, e andò via dal castello, verso il villaggio.

Era l’ora di pranzo quando arrivò a casa. Tutti erano dentro e nessuno la vide passeggiare per il paese con una spada spezzata fra le mani.

Arrivata dentro la sua dimora, vide il padre che si stava ingozzando.

«Dammi la nota di banco! Il castello è libero», il volto di Ghendalin era il più serio che avesse mai avuto.

Il sindaco non disse nulla, vide la spada spezzata e capì tutto. Prese la nota e la diede a sua figlia.

«Addio figlia mia», Ghendalin prese la nota di banco, si voltò e andò via.

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Discussioni

  1. Mi piace pensare che questa non sia la Fine per Ghendalin, ma solo l’inizio della vita che la ragazza ha sempre sognato. Hai messo diversa carne al fuoco in questo epilogo, compreso l’invito che Ivan ha rivolto alla ragazza: forse a Acquadifonte la mezz’elfa potrà abbracciare il suo destino.
    Ho trovato ben congeniata anche la scena finale. Mi è piaciuto che la vittoria sia stata ottenuta grazie alla luce depositata all’interno del corpo/ricettacolo della strega e il messaggio implicito. Anche nelle tenebre più assolute, mai perdere speranza