Genitori e figli

Serie: Le mille vite di Mary


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: i The Broken cantano in un evento all'Hotel Del Mare e in quell'occasione Mary e Adam hanno un incontro speciale.

Quando tornai al salone, il concerto era giĆ  iniziato.

– Mary – sentii chiamarmi da dietro, era Leon – ero preoccupato, stavo per venire a cercarti, ma i ragazzi mi hanno tenuto occupato finora perchĆ© c’era un malfunzionamento nella chitarra di Marisol, scusa per averti lasciata sola … stai bene?

– Leon tranquillo, ho semplicemente avuto problemi con il trucco, forse mi ha fatto allergia, ma ora ĆØ tutto apposto – mentii, ringraziando mentalmente quella chitarra. Mi sentii vile mentendo in faccia a quel bravo ragazzo, che mi stava dimostrando di essere talmente tanto puro, da sembrare irreale; ma mi resi conto che in quel momento non sarei riuscita a fare la cosa giusta, ovvero lasciarlo andare, perchĆ© la parte più egoista di me aveva ancora bisogno di lui, nonostante tutto.

Leon stava per chiedermi altro, ma la fortuna fu dalla mia parte almeno in quella circostanza, perchĆ© la nostra conversazione fu interrotta da Thomas, che aveva scelto proprio quel momento per ringraziare il pubblico. Alzai lo sguardo verso il piccolo palco che era stato montato al centro del salone e mi rasserenai un po’. Fu bello vedere quanta speranza c’era negli occhi di Thomas e pensai che forse mi sarei potuta lasciar contagiare da quella luce

Tre giorni dopo la serata all’Hotel Del Mare decisi di fare qualcosa per Adam, in quanto quel ā€œperchĆ©ā€ detto in mezzo a quel frullato di turbamenti, riecheggiava incessante nei meandri della mia mente.

Mi presentai alla buon ora a casa sua e giocherellando con il ciondolo che mi aveva regalato Leon, suonai decisa il campanello.

– Cosa ci fai qui? – mi chiese appena mi vide.

– Voglio portarti in un posto speciale – risposi – mettiti la giacca e vieni.

Sorprendentemente non dovetti fare molto per convincerlo e dopo una decina di minuti eravamo fuori dal suo palazzo, ma lui non mi seguƬ verso la fermata dell’autobus, bensƬ mi trascinò in un vicolo cieco.

– Stiamo andando nella direzione sbagliata – dissi stizzita.

– Indicherai tu la strada, ma penso che staremo più comodi nella mia auto – disse aprendo un garage.

Rimasi a bocca aperta quando riconobbi l’autovettura che era custodita lƬ dentro. Era la stessa Ferrari, accanto alla quale, aveva parcheggiato Leon il giorno dell’evento all’Hotel Del Mare.

– Vedo che ti sei sistemato bene.

– Si … mi sembra ovvio, considerando che per colpa tua, non so per quanto tempo resterò qui.

– Appena esci in strada, gira a destra – dissi, facendo finta di non aver sentito la sua provocazione.

La macchina partƬ con un rombo assordante e dopo pochi istanti, stavamo sfrecciando per le strade di quella Bari, che aveva appena iniziato a risvegliarsi.

– Ti consiglio di parcheggiare qui – dissi quando raggiungemmo un piazzale, che non distava molto dalla nostra meta.

– Ok – si limitò a rispondere pensoso.

Camminammo in silenzio fino a raggiungere quel parco incolto, lo stesso che avevo riscoperto da poco, ma che custodiva centinaia di ricordi dell’infanzia di Mia.

– PerchĆ© mi hai portato qui? – mi chiese schifato guardando le erbacce che quasi sovrastavano le sedute dell’altalena.

– Togliti dalla faccia quell’espressione … questo posto ĆØ unico, qui ci venivo con Mia quando era più piccola.

– Portavi nostra figlia in mezzo a questo schifo? – il suo tono era quasi iracondo e una leggera ruga stava comparendo sulla sua fronte.

– Non era messo cosƬ male – risposi offesa – volevo condividere qualcosa di Mia con te, ma visto che non apprezzi me ne vado.

– No … no ferma – disse afferrandomi il braccio – scusa Mary, ultimamente non riesco a gestire i miei pensieri, tutto questo non ĆØ facile per me … ma apprezzo il tuo gesto davvero.

– Non ĆØ facile neppure per me, cosa credi?

– Mary? – mi chiamò dopo un istante di silenzio.

– Dimmi.

– Mi parli di lei? – i suoi occhi erano speranzosi e le sue guance leggermente arrossate, mi fece impressione vederlo cosƬ fragile e mi resi conto che probabilmente, se non ci fossimo trovati in mezzo al quel mix di tensione e confusione, l’avrei abbracciato.

– Mia ĆØ sempre stata una bambina molto intelligente, le piace leggere, andare al cinema e ama la musica di Taylor Swift.

– Taylor Swift?

– Si … un giorno misi Cruel Summer mentre facevo le pulizie in casa e lei si ĆØ innamorata, da allora ha iniziato ad ascoltare solo musica in inglese, ma tra tutti Taylor resta la sua preferita … ĆØ attratta dall’America, approfondisce sempre le cose quando ci sono di mezzo gli Stati Uniti, un giorno stavamo guardando un documentario sulla guerra d’indipendenza e il giorno dopo l’ho trovata a fare ricerche su internet … io lo so che ĆØ assurdo, ma penso che sia sempre stata cosƬ interessata agli USA, perchĆ© in fondo anche lei ne fa parte..

– Può essere – sussurrò Adam emozionato – dopotutto noi Americani abbiamo il patriottismo nel sangue.

Fissava l’altalena sognante.

Potevo solo immaginare quali fossero i suoi pensieri, ma non potevo fare nulla per alleviare i suoi pesi; probabilmente stava immaginando una piccola Mia ridere tra quei giochi malmessi, oppure si stava figurando lƬ con lei, come parte di quel ricordo d’infanzia; ma non potevo averne la certezza, perchĆ© questo era quello che avrei fatto io al suo posto, ma ognuno reagisce alle cose a modo proprio. Mi resi conto di una cosa però e non mi fece piacere realizzarla, capii che il tempo che avevo sottratto ad Adam e Mia era irrecuperabile. Fino a quel momento non mi ero mai fermata ad analizzare quel punto, ma finalmente avevo compreso fino in fondo, cosa volesse dire Adam quando mi rimproverò di avergli rubato otto anni; quell’accusa non significava semplicemente che lui si era ritrovato padre all’improvviso di una bimba, bensƬ che tutti quei momenti che io avevo impressi nella memoria come la sua prima parola, o i suoi primi passi, lui non li avrebbe mai vissuti.

Mi resi conto che se fossi stata al posto di Adam, probabilmente, non sarei stata cosƬ calma, avrei urlato, l’avrei minacciato molto di più di quanto lui avesse fatto con me e avrei cercato modi per ferirlo; era vero che lui mi avesse fatta soffrire, ma poche volte consapevolmente; per questo non riuscivo a comprendere il suo atteggiamento.

– Adam perchĆ© ti comporti cosƬ?

– CosƬ come?

– Sei pacato, certo a volte mi rimproveri, mi fai sentire in colpa per ciò che ho fatto, ma non vai mai oltre … io avrei fatto di peggio al posto tuo.

– So che avresti fatto di peggio … in realtĆ  neanche io riesco a capirmi molto, dovrei odiarti, dovrei trattarti peggio di come faccio, ma non ci riesco.

Incrociò i suoi occhi ai miei e per la prima volta da quando era tornato nella mia vita, mi sentii protetta dalla sua presenza. Istintivamente appoggiai la testa sulla sua spalla e insieme ci cullammo nei nostri respiri.

Quando tornai a casa era ora di pranzo. Ero serena e rilassata, sentivo che quell’uscita con Adam aveva posto le basi per costruire un qualche rapporto con lui, anche se solo in qualitĆ  di genitori di Mia, ma, anche se non l’avrei ammesso neppure sotto tortura, quell’ipotesi mi provocò una punta di dolore all’altezza del petto; nonostante questo, però, era tutto troppo bello per essere vero e infatti la mia quiete non era destinata a durare.

Lo vidi subito, non feci neppure in tempo ad appendere la giacca all’attaccapanni dell’ingresso, che lui comparve nel mio campo visivo.

Seduto sul divano della cucina, a suo agio come se quella fosse casa sua, c’era mio padre.

Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Genitori e figli… Anche il titolo ha la sua importanza in un racconto e questo si svela nel finale.
    Mi piace come riesci a passare dal punto di vista di Mari a quello di Adam come se fossero due persone reali.

  2. Ciao Lola e ben tornata. Oggi sono riuscita a recuperare gli episodi della seconda stagione. Brava, brava. La tua scrittura si fa matura, i personaggi ben delineati, ottimi i dialoghi. Mi ĆØ piaciuta particolarmente l’ouverture con l’utilizzo dei flashback che narrano, ma non appesantiscono.