Gianni

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Bice, la vecchia fioraia, espone a Manuel una sua teoria sulle anime.

​«Lei è poco chiara e in questo momento non riesco a ricordare niente che non riguardi mio figlio. E poi, se le anime aspettano in questa specie di ferrovie di Dio, è inutile che lei resti qui… farebbe meglio ad andare a casa. Tira vento e tra poco pioverà.»

​La donna non si scompose.

​«Te l’ho già detto, io qui ascolto i pensieri dei vivi.»

​«Basta, sono stufo. Parli come una fattucchiera. Ti saluto.»

​Manuel voltò le spalle alla vecchia signora e imboccò il vialetto del cimitero, ma lei disse ancora qualcosa.

​«Tu credi che io sia una ciarlatana, vero?»

​Manuel continuò a camminare.

​«Sì, sto incominciando a pensare che sei una vecchia megera che si diverte ad azzardare ipotesi per spaventare la gente. Lasciami perdere, Alex mi aspetta.»

​«Allora vai e raccontagli di quel giorno sulla scogliera, quando, dopo quello spavento, giocando con lui, hai lanciato in mare la tua catenina con il teschio… e la tua vita è cambiata.»

​Manuel si era fermato ad ascoltare, senza voltarsi; era sconvolto, non aveva mai detto a nessuno di quella collana, neanche a Katia. Si voltò.

​«E tu come fai a sapere tutto questo?»

​«Te lo ripeto un’ultima volta: io leggo i pensieri delle persone. Tu non ci credi, ma è così, che ti piaccia o no.»

​«E allora sai benissimo che per mio figlio sono disposto a tutto, e adesso tu vieni con me, prima che dimentichi le buone maniere e ti trascini con la forza.»

​«Se me lo chiedi così, non verrò da nessuna parte. Puoi anche uccidermi.»

​«Va bene, ho capito, vuoi che ti supplichi.»

​Si inginocchiò davanti alla vecchia fioraia per guardarla meglio negli occhi. Lei lo guardò e rise.

​«Alzati. Non essere melodrammatico.»

​«Non ridere, io non sto recitando. Ti prego, vieni con me, aiuta mio figlio. Nessuno sa dire cosa gli stia succedendo; forse tu riesci a capire cosa ha nella testa. La notte si alza, cammina nel buio e dice e fa cose senza senso… a volte mi guarda come se fossi uno sconosciuto… e tutto ciò è cominciato da quando è venuto ad abitare in questa città e in quella casa…»

​«Nella casa di Nico… vero, Gianni?»

​Manuel, sentendosi chiamare con il suo vero nome, annuì e chinò la testa sulle ginocchia della vecchia donna. Lei lo rassicurò.

​«Dai, fumiamo una sigaretta e poi portami da Alex.»

​Spingeva Bice sulla carrozzina lungo il viale senza dire una parola. Si sentiva imbarazzato, temeva che lei potesse leggere tutto il suo passato, e lei se ne rese conto.

​«Non preoccuparti, non mi metto a sfogliarti come un libro. Poi perché ti vergogni? Sei un brav’uomo, ma sei troppo orgoglioso.»

​«Che dovrei fare? Vantarmi?»

​«Non dico questo, ma la vergogna è dolore per aver ferito se stessi, non gli altri. Butta via questo sentimento. Non ti serve più. Lo so, stai pensando che sembro il grillo parlante… ma se te lo dico è perché ti voglio bene, lo sai, e anche tu me ne vuoi.»

​Manuel sorrise e aiutò Bice a salire in auto.

​Erano le due del pomeriggio quando arrivarono a casa. La colf aprì la porta e restò per un attimo a guardare Bice.

​«Sole, la signora è una mia amica, conosce Alex da quando era piccolo ed è venuta per vederlo.»

​«Ah, bene, allora sarà una sorpresa per lui.»

​«Sì, anche se non si ricorda… ma adesso dov’è?»

​«Abbiamo aspettato fino all’una, poi abbiamo pranzato e Alex adesso riposa, ma vado a svegliarlo.»

​Bice si affrettò a fermare Sole poggiandole una mano sul braccio.

​«No, no, lascia riposare il ragazzo. Noi intanto prendiamo un caffè.»

​«Va bene. Vado a prepararlo, poi esco. Scusi, ma la domenica le mie amiche mi aspettano per un bridge.»

​«Non ti preoccupare, vai pure. Ci penso io a Bice.»

​Manuel fece accomodare la vecchia amica in cucina. Lei lo esortò a raccontare della sua vita: «Da come ti muovi, sembra che tu conosca tutti gli angoli di questa casa.»

​Manuel non rispose. Fece finta di essere intento a preparare il caffè.

​«Ma sei diventato sordo?»

​«Scusa, quanto zucchero vuoi?»

​«Ho capito, non ti va di parlare.»

​«E va bene… vuoi sapere se conosco questa casa? Sì, la conosco come le mie tasche… ma vorrei non esserci mai entrato.»

​Intanto si era seduto e fissava a testa china la tazzina di caffè che aveva tra le mani. Poi si decise a parlare.

«La prima volta che ci sono venuto avevo cinque anni. Io e Nico frequentavamo lo stesso asilo, e lui un giorno mi invitò.

​”Oggi arrivano i miei nonni, portano il cioccolato con le nocciole. A te non piace il cioccolato?”

​”Sì, mi piace,” dissi io.

​”E allora vieni a casa mia, così giochiamo con le Tartarughe Ninja.”

​Mi feci accompagnare da mio padre, che non vedeva l’ora di non avermi tra i piedi, visto che quel giorno mia madre era di turno in ospedale e lui doveva badare a Gigi, che allora aveva due anni. E questo poi diventò una consuetudine… anche quando Gigi è diventato più grande. Anche quando i nostri genitori si divisero e io e mio fratello andammo a vivere da soli. Tutti i pomeriggi eravamo qua a cazzeggiare, a parlare di ragazze, dei nostri problemi e dei nostri desideri che non si avveravano mai. La madre di Nico qualche volta preparava la cena anche per noi; altre volte entrava in camera e diceva: “Forza ragazzi, datemi questi vestiti che avete addosso, sto caricando la lavatrice”.

​”Ma mica possiamo restare mezzi nudi?” rispondevamo io e Gigi.

​E lei decisa: “Nico, prendi le tue tute dall’armadio e andate di là a cambiarvi… tutti e tre.” 

Sapeva che non avevamo una lavatrice e neanche dove stendere la biancheria. Abitavamo in un monolocale. Quando siamo finiti dentro, ogni mese arrivava un pacco da uno sconosciuto… non erano i nostri genitori a mandarlo… per loro eravamo morti. Dovevano telefonare i volontari del carcere se avevamo bisogno di qualcosa. Quando la madre di Nico è morta, quel pacco non è più arrivato…»

​«Da quello che dici, più che amici eravate come fratelli.»

​«Sì, è per questo che ancora oggi non riesco a perdonare Nico… ha distrutto tutto con quella sua idea.»

​«Potevi non seguirlo o farlo ragionare… almeno con Gigi potevi parlarci.»

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


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