Gomma alla liquirizia

Serie: Tre anni in Nigeria


Sono passate molte settimane da Capodanno e dal sacrificio umano nella casa vicina. Certe notti mi sveglio di soprassalto, terrorizzato, e mi nascondo sotto la coperta, anche se so che è inutile ma la mia stanza enorme al buio mi fa sentire solo e indifeso. Le mie sorelle sono partite da un pezzo e per qualche giorno anche papà sarà via. Periodicamente, assieme agli altri addetti, deve partecipare a dei tour per visitare le diverse zone della Nigeria. L’ultima volta è tornato con un virus intestinale che lo ha steso per qualche giorno. Fuori da Abuja non ci sono molti hotel, così, spesso sono ospiti dei vari governatori o capi tribali e devono adeguarsi ai loro usi e costumi. L’igiene e la sicurezza alimentare hanno standard diversi da quelli europei.

Io e mamma aspettiamo nel salotto grande l’arrivo dell’auto di Neil. Durante i tour, le mogli organizzano più eventi per non restare da sole. Stasera però sarà qualcosa di più intimo e informale. Natasha Abdullah ha organizzato una cena per me e Harry, per ringraziarci di aver difeso i figli dai gemelli russi. Gli Abdullah sono andati durante le vacanze natalizie in Pakistan e da quando sono tornati sono molto diversi. Assan e Anan sono più taciturni e solitari, parlano tra loro in urdu e vestono molto più frequentemente in abiti pakistani. Harry è preoccupato, ne abbiamo discusso in una riunione degli Alleati ma non sappiamo cosa fare, Amber ha provato a parlare con Assan ma Anan l’ha cacciata via maleducatamente e lei si è offesa. Tom ha provato ad invitarli a giocare a basket ma il padre, molto sbrigativamente, ha detto che dovevano studiare il Corano. Natasha non usa il velo, almeno non alle feste. È una donna molto bella, con un certo fascino che alimenta con i suoi bei vestiti colorati, molto simili a quelli di Ela, l’indiana, anche se le due non si sopportano, come Abdullah e Praveen, coerentemente con i Paesi che rappresentano. Entrambi gli uomini hanno combattuto nel Kashmir e Abdullah ha perso un alluce per il gelo, chissà se si sono mai sparati addosso.

Samuel apre il cancello sotto l’occhio vigile di Rambo ed entra la macchina. April ed Harry escono dalle portiere mentre l’autista aspetta dentro.

Harry allunga la mano e ci salutiamo con la stretta segreta degli Alleati.

«Pronto?» mi chiede con un largo sorriso.

«Ci puoi scommettere» rispondo accompagnandolo in camera. Dopo la cena dai pakistani resta a dormire a casa nostra. Doveva venire anche Roman, ma si è offeso per non essere stato invitato da Natasha e adesso fa l’imbronciato.

A dirla tutta, manco Harry dovrebbe venire, sono stato io a cacciare i russi, ma evito di puntualizzare. Sto diventando un buon diplomatico.

Harry poggia lo zaino e il sacco a pelo in camera e torniamo subito di sotto.

«Possiamo prendere il barattolo della Nutella dopo?» mi chiede con gli occhi a forma di cuore. Harry è golosissimo di Nutella, sembra un orso con il miele.

Annuisco divertito e Harry stringe il pugno soddisfatto.

Attraversiamo la città che la sera si anima con tanti fuochi nei marciapiedi attorno ai quali le persone arrostiscono della carne, bevono e ascoltano musica in sella alle loro moto.

Gli Abdullah non vivono in una villa loro, ma all’interno di un compound e in un appartamento. Saliamo le scale e Natasha ci apre subito la porta con il suo solito sorriso, anche se è strano. Sembra nervosa e non riesce a mascherarlo sotto il leggero trucco che abbellisce la sua figura. Quando la guardo penso subito ad una delle donne persiane che hanno fatto perdere la testa ad Alessandro Magno. Come fa a stare con Abdullah è un grande mistero, come al fatto che i figli siano brutti come il padre. Amber una volta aveva detto che non erano così brutti, anche se ora non lo ammetterà mai, talmente è offesa.

Natasha prende me e Harry per il polso e ci tira dritto lungo un corridoio, apre la porta di una stanza e ci sbatte dentro quasi a pedate. Io e Harry ci guardiamo increduli ma poi ci accorgiamo che dentro, seduti su due poltroncine, ci sono Assan e Anan. Ci salutano appena, senza distogliere lo sguardo dalla televisione.

Io e Harry ci guardiamo perplessi e ci sediamo sulle due poltroncine vicine.

«Com’è il Pakistan?» chiedo ai fratelli.

Fanno una smorfia, quasi imbronciata.

«Caldo.»

Harry si avvicina e sussurra al mio orecchio: «Che allegria…»

Proviamo a intavolare dei discorsi con i ragazzi, ma niente, rispondono a monosillabi. Sembrano infastiditi dalla nostra presenza, come se gli avessimo fatto un torto, o offesi.

Si apre la porta e Natasha entra con un sorriso nervoso e ci porta dei piatti colmi di cibo. Io mi alzo immediatamente per aiutarla, tiro un calcio ad Harry che si alza a sua volta. Devo dire a Chiara di dire a Jamie di istruire suo fratello su come ci si comporta con una signora, per fortuna ha la ragazza in Kenya e non qui, ammesso che esista veramente questa Venere masai.

I due fratelli non muovono un muscolo, anzi, si irrigidiscono, sempre più offesi.

«Molto gentili, grazie» dice Natasha, il suo sorriso sembra più autentico ora.

«Ho preparato dei piatti italiani e inglesi in vostro onore, spero vi piacciano.»

Guardo i miei piatti, in uno ci sono degli spaghetti che affogano in un liquido nero, decisamente poco invitante, l’altro ha qualcosa di simile ad un roast beef annegato in una salsa marrone. Sorrido a Natasha, apprezzo di cuore il gesto, ma avrei preferito un qualsiasi piatto pakistano al posto di quelle imitazioni. La rassicuro dicendo che sembrano ottimi e le faccio i complimenti e lei va via contenta. Sarei un ottimo giocatore di poker.

Ci risediamo con i piatti sulle ginocchia. Harry alza uno spaghetto che ricade nel piatto, sembra meno disgustato di me, ma cosa ne può capire uno scozzese di cibo?

Alza nuovamente la forchetta a mezz’aria con alcuni spaghetti in bilico che ricadono prima che riesca ad afferrarli con la bocca. La scena si ripete per la terza volta con Harry che ci riprova più lentamente e con lo sguardo concentrato. Ovviamente fallisce miseramente anche se stavolta è riuscito a lambire uno spaghetto con la lingua.

Pongo fine alle sue pene, anche se era a suo modo divertente vedere questa lotta impari, ma evito di ferirlo nell’orgoglio così tossisco e ottengo la sua attenzione.

Guardo il mio piatto e arrotolo alcuni spaghetti, lentamente così da mostrare bene a Harry come si fa, e poi ficco in bocca.

«Oh» esclama il mio amico e subito mi imita, riuscendo finalmente a nutrirsi.

In un colpo solo ho salvato l’onore degli spaghetti e un barattolo di Nutella dalle fauci fameliche di un barbaro. Voglio un riconoscimento dal Presidente della Repubblica.

Gli spaghetti non sono poi così cattivi, anche se una volta freddi sembrano gomma alla liquirizia. Quando torna Natasha, esagero un po’ con i complimenti, lei entusiasta mi prende per mano e mi trascina in salotto. Mamma e April mi guardano curiose mentre io guardo sconsolato il nuovo piatto di gomma alla liquirizia che Natasha mi prepara felice. Quei bocconi sono infiniti, ma per amor della Patria, finisco tutto il piatto, così da non scatenare un incidente diplomatico tra Italia e Pakistan.

La cena finisce con Natasha molto più tranquilla che saluta amichevolmente mamma e soprattutto April.

A casa, mentre Harry si lava i denti con la Nutella, io sento mamma parlare al telefono con papà. Le racconta della cena e di come Natasha abbia chiesto il più presto possibile dei visti per l’Italia o il Regno Unito per lei e i figli. April le ha assicurato che Jamie, che lavora all’ambasciata britannica, farà il possibile.

Questa cosa mi lascia confuso, perché Natasha vuole dei visti solo per lei e i figli? Perché i due fratelli sono così…strani? Mi torna alla mente uno speciale del TG1 sui talebani, c’erano dei ragazzini vestiti come Assan e Anan che studiavano in una scuola coranica e avevano lo stesso sguardo pieno di rancore. Un brivido mi corre lungo la schiena e tutti i tasselli si inseriscono.

«Harry!» corro in camera.

Harry mi guarda con la mano e la faccia sporchi di crema alla nocciola.

«Metti giù la Nutella, gli Alleati devono intervenire.»   

Serie: Tre anni in Nigeria


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Discussioni

  1. Il piglio ironico ha portato un buon equilibrio in questo episodio; la situazione che ha creato le basi per l’invito a cena non è per nulla felice. Ebbene sì, la diplomazia passa anche attraverso il cibo e vedo che il piccolo protagonista inizia ad avere buona conoscenza della scacchiera sulla quale si sta muovendo.

  2. Ciao Carlo. Devo dire che questo episodio mi getta dalle delizie per le immagini del cibo alla preoccupazione per la situazione famigliare degli amici dei nostri protagonisti. Apprezzo molto la figura della madre, la sua discrezione nel celare la paura. Ciò che mi piace di più è però come sempre l’atteggiamento maturo di questi ragazzini. Per quanto gli adulti cerchino di nascondere, essi riescono comunque sempre inizialmente a percepire e poi a comprendere. Temo che la situazione si complicherà per questa piccola comunità di diplomatici. Per concludere, una domanda molto, ma molto personale: ma quanto ti piace la nutella?

    1. Ciao Cristiana, quell’età è strana, sei ancora bambino per certi versi ma sei maturo per altri e un ambiente del genere come altre realtà e altre esperienze fanno crescere in fretta. Ho pensato questa serie per raccontare l’arco temporale di 3 anni, ogni stagione un anno, ma per rendere giustizia sia alla storia inventata che agli episodi veri raccontati molto sbrigativamente in taluni casi, avrei dovuto usare 30 episodi solo per il primo anno! Vorrei approfondire meglio la scuola e anche il bullismo dei gemelli russi e anche questo episodio sarà risolto temporaneamente sbrigativamente nel prossimo episodio, dove il protagonista tornerà per una breve vacanza in Italia. Ma non sarà tutto messo lì tanto per, sia i gemelli che questo episodio specifico torneranno prossimamente, sto già scrivendo la seconda stagione, con più calma rispetto alla prima che ho scritto in due giorni. Per quanto riguarda la Nutella…ti rispondo che ho ancora la bocca sporca di crema😂 eh sono goloso, in questo Harry ha molto di me!

  3. Ciao Carlo, devo confessarti, che non avevo capito, nel precedente episodio, che il sacrificio che stavano compiendo i vicini era un sacrificio umano. L’ ho capito dai commenti e rileggendo. Pensavo al sacrificio di qualche animale.
    In questo episodio niente acquolina in bocca, anzi: io davanti a un piatto di spaghetti che sembrano liquirizia credo che non avrei saputo barare. Avrei fatto la figura dell’ ospite maleducata.
    Ora si prospetta un’altra grossa piaga. Tra coccodrilli o serpenti (che ancora non sono apparsi), sacrifici umani e talebani… Meglio stare a casa, seduti sui nostri divani.

    1. Ciao Maria Luisa, colpa mia se non hai capito, potevo essere più esplicito. Naaaa seduti sui divani mai, se si può è sempre meglio cogliere l’occasione e visitare posti e culture nuove. Con le dovute precauzioni ed essendo ben consci del pericolo, si può andare ovunque. Voglio dire, nessuno si sognerebbe di andare in Finlandia in inverno senza una giacca per il freddo no? O per esempio in una metropoli X che sia Roma o Parigi o Londra in metropolitana si gira stando attenti ai borseggiatori no? Siamo 8 miliardi di persone, vuol dire 8 miliardi di punti di vista, l’esperienza di uno è diversa dall’altra ma sempre preziosa io penso. Riguardo all’episodio, la cena, con tentativo di acchiappare gli spaghetti di Harry, è reale, come è reale Natasha. I figli in odore di jihad è un po’esagerato anche se l’impressione era proprio questa come reali i tentativi di Natasha di fuggire in Europa sola con i figli, i motivi sono però all’oscuro. Un fatto è che era una donna veramente affascinante e intraprendente, fedele e ligia ai precetti dell’Islam ma anche desiderosa di indipendenza e libertà che ha potuto sperimentare solo uscendo fuori dal suo paese e vivendo a stretto contatto con altre culture ma quando si è avvicinato il momento di tornare in Pakistan è di colpo cambiata, diventando più che una donna un’estensione della mano del marito, pare violento per i nostri standard. Ho pensato a lei molto in questi giorni vedendo le immagini delle donne iraniane. A presto e un abbraccio!