Gorka – 1

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Leon è affamato e pensa di raggiungere il villaggio per elemosinare. Un soldato mercenario lo riconosce: è una delle guardie che lui credeva di aver ucciso per salvare Sara. Il soldato vuole vendicarsi e sfida Leon a duello.

«Ma lascialo perdere… sei ubriaco? Che vuoi fare, un duello con uno scemo?»

«Adesso ci pensiamo noi» dissero gli altri mercenari.

Cominciarono a canzonare e schiaffeggiare Leon, spingendolo con forza l’uno verso l’altro, come fosse una palla. Alla fine, lo spinsero contro quello che impugnava la spada e Leon, trafitto, crollò.

Si aggrappò al soldato, quasi ad abbracciarlo, lo guardò negli occhi e scivolò lentamente al suolo.

Il soldato era turbato: non aveva mai visto così da vicino lo sguardo di un uomo che muore.

«Siete impazziti? Cosa avete fatto?» gridò.

«Non l’abbiamo fatto apposta… tu perché non hai rimesso la spada nel fodero?» disse un mercenario, mentre un altro aggiunse: «Poi non avevi detto che aveva tradito, voleva ucciderti e volevi fargliela pagare? Adesso cosa vuoi?»

«Sì… è vero… ma non mi ha umiliato… non mi ha trattato come fossi un fantoccio» disse il soldato, guardando Leon che ansimava.

«Te la prendi con noi, ma tu che hai fatto? Che senso ha dare una spada per combattere a chi non è più in grado di usarla?»

«È vero, tu volevi umiliarlo fingendo di essere leale… stai zitto, che è meglio» ribatterono i mercenari.

Il soldato tacque. I suoi compagni avevano ragione: il loro gioco vigliacco e malvagio non era diverso da ciò che voleva fare lui. Corse tra i banchi del mercato, rubò il carretto di un venditore ambulante, minacciandolo; lo legò al suo cavallo, poi prese Leon sulle spalle e lo adagiò sul carro.

«Non ti preoccupare… non ti voglio fare del male… non ti abbandono…»

Leon annuì, ma non gli importava più di niente.

Il soldato procedeva a fatica nella campagna innevata. Si fermò per controllare Leon, che si era addormentato. Pensò di coprirlo e si tolse il mantello.

«Maledizione a me e ai casini che faccio quando sono ubriaco. Adesso mi tocca pure curare chi voleva ammazzarmi; stai a vedere che muoio prima io di freddo… ma poi chi mi obbliga ad aiutarlo? In fondo, è stato un incidente» disse a sé stesso. Fu quasi tentato di proseguire da solo, ma ripensò allo sguardo di Leon mentre cadeva trafitto dalla sua spada e non ebbe più ripensamenti.

Arrivò davanti a un grande casale con a fianco una piccola chiesa. Sembrava un convento. Bussò.

«Padre, vi prego, apritemi, ho bisogno di aiuto» gridava.

Aprì la porta un vecchio frate: forse era l’abate.

«Figliolo, ma cosa è successo?»

«È per lui che vi chiedo aiuto» disse il soldato, indicando Leon disteso sulla carretta.

«Presto, portiamolo dentro» disse il frate.

Entrarono in un salone adibito a lazzaretto. Cercarono di trovare un posto per Leon, ma non fu possibile. Gli ammalati erano già troppi; il vecchio frate pensò di portare Leon nella sua stanza.

«Non stare in pena, faremo tutto il possibile per salvare il tuo amico. Adesso vai giù, nella sacrestia c’è il camino acceso, riscaldati e riposati» disse il frate al soldato. Lui annuì e fece come gli era stato detto.

Si riscaldò, ma non riuscì a riposare. Rimase in piedi, a braccia conserte, accanto alla finestra. Fissava i corvi che gracchiavano e saltellavano nella neve alla ricerca di qualche piccolo seme.

Si aprì la porta della sacrestia. Era il vecchio frate e disse: «Sta riposando. Avremo cura di lui, non ti preoccupare».

Il soldato non rispose; continuò a guardare i corvi con espressione assente.

«A cosa pensi? Sei strano… ti ho detto che faremo il possibile per il tuo amico.»

«Sì, padre, lo so… comunque non è un mio amico… è l’uomo che tentò di uccidermi… quando mi portarono qui mezzo morto.»

«Conoscendoti, è strano che tu l’abbia portato qui… e adesso sembri anche preoccupato. Cosa è successo?»

Il soldato raccontò tutto quello che era accaduto la mattina, poi aggiunse: «Qualche mese fa l’avevo rivisto al villaggio; sembrava anche felice. Ho sentito il mio sangue ribollire e… l’ho consegnato al braccio secolare. L’avevano messo al rogo, ma poi è stato liberato per volere dell’inquisitore. Mi sentivo preso in giro anche dalla sorte… volevo fargliela pagare… ma, oggi, quando ho sentito le sue mani che si aggrappavano alle mie spalle e i suoi occhi che mi guardavano come se chiedessero aiuto… proprio a me…» Il soldato si strofinò il viso con le mani e continuò: «Solo allora mi sono reso conto che avevo odiato qualcuno che non esisteva più… la mia vendetta l’avevo già avuta. In guerra avrò ucciso decine di uomini… ma neanche ci pensavo… perché adesso quel pensiero è come una beccata di quei corvi lì fuori?»

L’abate sospirò, poi si avvicinò anche lui alla finestra e rispose: «Sì, è vero, tu sei un soldato e hai ucciso… la guerra è questo, ma in quei momenti, quando c’era la fretta di combattere e di difendersi, non ti sei mai soffermato a guardare chi colpivi… invece, adesso, così da vicino, tu hai visto e sentito il dolore dell’altro… e quella spada, invece di dividervi, vi ha uniti… Non è un’intera guerra a far capire il male che facciamo agli altri, ma un particolare: per te è stato lo sguardo di quell’uomo, per un altro può essere il pianto disperato di un bambino o un vecchio che chiede aiuto ma viene ignorato… ma questi che sembrano piccoli particolari possono diventare massi che ti schiacciano, e dopo non puoi fare altro che prendere i pezzi che restano di te e costruire una persona migliore. Adesso non pensarci più. Dopo vai dal tuo amico, perché adesso è un tuo amico… anzi, molto di più».

Il soldato annuì e aspettò, sperando.

Leon, verso sera, riprese i sensi. Il soldato era accanto a lui.

«Dove sono?» disse Leon.

«Ti ho portato in un posto dove cercheranno di curarti. Questo è un convento, ma… loro non osservano tutto quello che impone la Chiesa; ascoltano solo la parola di Cristo… lo so, ti starai chiedendo cosa c’entro io con loro… Niente… li ho conosciuti per caso… come ti chiami?»

«Leon.»

«Io sono Gorka… non sono francese, sono basco… come ti senti? Hai dolore?»

«Sì… mi fa male… però… sto meglio.»

«Anch’io…»

Leon e Gorka si guardarono con uno sguardo quasi d’intesa e risero.

Il giorno dopo, Gorka sellò il cavallo e aspettò che sorgesse il sole per ripartire, ma prima volle parlare con Leon.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


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