Gostello e Tortello

Erano ormai le tre di notte ma Gostello, madido di sudore, non riusciva a prendere sonno.

Sapeva che doveva ringraziare il suo amico Tortello per avergli certamente sciolto durante la serata, in un momento di distrazione, una mistura a base di anfetamina e lassativi che era solito imboscare, alla chetichella, nelle bevute degli amici, per il gusto di vederli collassare per poi postare le foto di loro che evacuavano, da svenuti, nei loro stessi vestiti.

Gostello aveva già rigettato un paio di volte, nell’ inutile tentativo di liberarsi da quella mistura velenosa, inutilmente.

Avrebbe desiderato che la moglie fosse li a soccorrerlo ma lei se ne era andata di casa dopo averlo sorpreso a copulare, nel letto matrimoniale, con una ballerina caraibica senza permesso di soggiorno che aveva irretito spacciandosi, dopo avere esibito un distintivo fasullo, quale responsabile dell’ ufficio immigrazione locale, millantando di poterla aiutare a risolvere questioni inerenti la cittadinanza.

Gostello aveva chiesto a Tortello di trascorrere una serata insieme in quanto aveva necessità di avere consigli su come riconquistare la moglie. Tuttavia non poteva immaginare che Tortello, mentre lui espiava il proprio dolore tra un singulto e l’ altro, appoggiando di tanto in tanto il volto sul bancone per la disperazione, invece di preoccuparsi di come aiutare il vecchio amico, si potesse dapprima limitare ad un laconico “So ‘na sega io” per poi sciogliere a spregio, approfittando della distrazione di Gostello, la suddetta malefica mistura nel cockaitl del suo sodale, nella malcelata speranza di vederlo collassare per poi irriderlo ed immortalarlo, in stato vegetativo, in qualche disgustoso video che avrebbe diffuso in rete, con lui in primo piano, col pollice alzato, accanto alla carcassa comatosa.

Provò rabbia immaginando il rubicondo volto di Gostello contorto in una gracchiante risata mentre lo apostrofava per giustificarsi, in risposta alle sue doglianze, con un goliardico “E quando mi ricapita un’ occasione del genere?!”

D’ altronde Gostello era un soggetto goliardico; ricordò di quella volta che aveva staccato i fili dei freni alla bicicletta da corsa del povero Lesione, così denominato per una lesione congenita alla zona occipitale, il quale, arrivato in prossimità di una curva, dopo avere ondeggiato come una falena impazzita nel tentativo di recuperare il controllo del velocipede, si era incagliato con la ruota anteriore nel guard rail per poi essere scagliato, a causa dell’ innalzamento del velocipede stesso a bandiera, nei campi adiacenti, procurandosi una frattura scomposta al capitello radiale del gomito destro, oppure di quella volta che aveva esploso un mortaretto, al buio, nel vestibolo di casa, mentre la moglie apriva il portone di ingresso, per il solo divertimento di sentire il suo conseguente rabbioso urlo di terrore, seguito da un malore indotto dallo spavento e da un successivo pianto silenzioso, mentre scuoteva la testa sussurrando sommessamente il proprio sfinimento.

Gostello tentò di alzarsi nuovamente dal letto, grondando sudore dalla fronte a pioggia mentre stomaco e sfintere si contorcevano come boa in fase di digestione, pervaso dall’ idea di provare a prepararsi un caffè con sale per rigettare anche l’ anima e, finalmente, liberarsi da quel velenoso bolo.

Gostello rimase, intontito, per alcuni secondi sul bordo del proprio giaciglio, poi, infilò i piedi nelle ciabatte, ma, non appena tentò di alzarsi, le gambe cedettero, determinandone la franata con successivo schianto della tempia destra contro il comodino di camera ed un urlo strozzato recitante le parole “Tu’ ma’!!”

Lo sguardo di Gostello si annebbiò, mentre fiotti di sangue rosso iniziarono a spruzzare dal buco che si era aperto, all’ altezza della tempia, irrorando il materasso.

Gostello iniziò ad emettere gorgoglii rantolanti, mentre una gora sempre più copiosa di sangue iniziò ad espandersi per tutto il pavimento, fino a quando non stramazzò al suolo esanime.

L’ ultima immagine che attraversò la mente di Gostello fu il rubicondo volto di Tortello che gli gracchiava con crudele scherno “Dai, ma muori per davvero?! Cazzo fai??”

Poi, il buio dell’ oblio lo inghiottì ed, in un momento, Gostello divenne storia

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