Hole

Serie: Il bambino dalle storie già scritte


Nel deserto dell'infinito, Ava è sola, persa e spera di trovare una via di casa. Ma quando incontra Hole, un bambino misterioso che appare e svanisce, qualcosa in lei cambia. Scopre che nel suo sguardo c'è l'universo, e forse, anche la risposta che cercava.

Ava si riposò per la prima volta e tutto sembrò surreale.

Forse quel bambino aveva cambiato le cose. Eppure, non ci fu mattina; si svegliò e tutto sembrò esattamente come prima. Il vento soffiava esattamente come sempre e Ava non ne capiva nemmeno il senso.

Ricominciò a camminare con la speranza nel cuore, come faceva ogni giorno. Più di una volta si chiese il motivo per cui si ostinasse così tanto a raggiungere una meta che nemmeno lei conosceva esattamente; sapeva solo che voleva farlo.

Ad un tratto, a pochi passi da lei, si ritrovò davanti a un giradischi e un vinile che scorreva silenzioso. Si avvicinò cauta.

Il bambino riapparve davanti ai suoi occhi. Questa volta, Ava fu pronta a porre lei la prima domanda.

«Chi sei?» domandò.

«Mi chiamo Hole» rispose lui sorridente.

«Da quanto tempo sei qui, Hole?»

Il bambino non rispose e si limitò a fare spallucce.

«Guarda! Guardami!» esclamò di punto in bianco.

«Cosa?»

Il bambino tirò fuori dalle tasche un sassolino colorato per metà di rosso.

«L’ho fatto io!»

Ava non era certa di comprendere esattamente il linguaggio di Hole, ma capì che forse si trattava soltanto di un gioco a cui avrebbe dovuto partecipare.

«Oh, è molto bello» si chinò leggermente verso di lui.

Prese in mano il sassolino colorato.

«Lo vedi, come sono bravo?»

I suoi grandi occhi marroni la guardavano curiosi e il suo sorriso era raggiante.

«Si… lo vedo» sorrise lei.

Ava non era sicura, ma sembrava che i gesti, le parole e le attenzioni di quel bambino fossero così prevedibili da risultare imprevedibili allo stesso tempo. Non capiva il motivo per cui si ostinasse così tanto a mostrarle gesti così ovvi, ovvi per un bambino di cinque anni.

La mente di Ava era invasa da mille domande e mentre fissava quel sassolino colorato si accorse di quanto fosse umido, bagnato.

La sua mente fece un guizzo. Alzò lo sguardo sul bambino e all’improvviso il petto di Hole divenne buio; al suo interno comparve una distesa di acqua e piante, un’immensa oasi tropicale racchiusa in quella voragine sul suo petto.

Chiuse gli occhi per pochi secondi e udì il suono dell’acqua scorrere, gli uccelli cantare, le foglie degli alberi ondeggiare.

Quando li riaprì, Ava rimase immobile per qualche secondo.

Quello che stava guardando era impossibile, ma era vero.

«Come fai?»

Il bambino la guardò come se quella domanda fosse la più stupida del mondo, le sorrise e prese dalle sue mani il sassolino.

In un secondo, quel portale naturale svanì.

«Ho scelto il sassolino giusto e l’ho colorato con il colore giusto.»

Ava rimase confusa dalla risposta di Hole.

«No, io intendevo…» indicò il petto del bambino.

«Che sono bravo» sorrise lui, noncurante della sua domanda.

Ava era più confusa di prima; sembrava che Hole fosse del tutto ignaro di quello che era appena successo.

Rimase in silenzio accennando un sorriso incerto.

«Vuoi vedere un’altra cosa?»

Ava annuì lentamente.

Il bambino tirò fuori dalle tasche un piccolo foglietto con scritto sopra il suo nome.

«Guarda! Guarda!»

Ava prese in mano il foglietto e lo guardò, corrugando la fronte, per poi spostare lo sguardo sul bambino.

«Hai visto come sono bravo?»

«Sì…» sussurrò incerta.

Il bambino le sorrise un’ultima volta prima di svanire nel nulla.

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