I buchi neri
«I cosmologi chiamano i buchi neri singolarità nude. Singolarità perché dentro di essi le leggi della fisica vengono meno» iniziai, consapevole di catturar minor attenzione nei miei allievi di quanta massa non abbia un neutrino.
Chi graffitava il banco, chi si scambiava messaggini col telefonino, chi semplicemente si era addormentato, abbandonato a se stesso.
«Non è possibile andare avanti in questo modo! State crescendo come asini nani dell’isola di Creta.»
«Creta nelle Eiadi» mi punzecchiò Isabella, la smorfiosa del gruppo.
«No, quelle sono le Egadi. E poi Creta è in Grecia… sapete Omero, l’Iliade…»
«Seh, professore, meglio i buchi neri. Almeno hanno un sapore esotico. Di femmina esotica e particolare» mi seppellì il Dardo, l’arrapato del gruppo, e scatenò l’ilarità generale del clan.
Benone, pensai, dalle isole al sesso attraverso la fisica quantistica.
«Vi sto offrendo nozioni generali di cosmologia e fisica quantistica» obiettai nel tentativo di confonderli con i paroloni, «per farvi capire il mondo in cui vivete!»
«Prof, spiegami come fare a sbarcare 200 euri al giorno senza farmi pizzicare. Così mi fai capire il mondo!» Obiettò Fornello, il più noto spacciatore del secondo piano.
Mi venne da vomitare o da gridare e vomitare insieme: io dittatore, voi sudditi. Io insegnare voi imparare! Senza se e senza ma.
Poi mi tornò in mente Nostradamus. Andai in biblioteca — cavolo ce n’era una allora — e cercai tra le quartine del mago di Salon quella che ricordavo.
«Eccola» esclamai «ora vi sistemo io, figli d’un cane di molti padri e di un’unica madre.»
Tornai in classe e con il volume delle profezie in mano profetizzai anch’io: «conoscete Nostradamus?»
Nella speranza che almeno uno di quei granchi di terraferma, di quelle bestie da “stazzo”, dicesse di sì con sfoggio di cultura da wikipedia.
«Quello delle profezie del film 2012, la fine del mondo» abboccò uno.
«Quello delle profezie maya» fece l’altra sapiente del clan, che sapevo molto addentro a carte e tarocchi.
Presi il libro e lessi col tono più profondo e ispirato che m’era possibile: «Fuggite, fuggite da Ginevra tutti, Saturno si cambierà d’oro in ferro, il contrario RAYPOZ sterminerà tutti. Prima dell’accaduto il cielo farà segni…»
Li guardai uno a uno come Mosè i suoi stolti figli d’Abramo e indicai. «Tu. Cos’hai capito?»
«Un cacchio, prof» mi rispose il leader dell’associazione a delinquere semplice.
«Perché siete nani di creta asina» mi incartai, ma mi ripresi subito… «asini nani di Creta.»
«A Ginevra hanno costruito un gigantesco LHC — inutile perdersi a spiegare — una macchina del giudizio, potente come tutti i soli dell’universo. Molti scienziati — Sacerdoti della scienza — ritengono che scatenerà le forze oscure — Demonio? Vendetta divina? — della Natura. Quando l’accenderanno creerà un buco nero — un orribile mostro — lesto a mangiare la Terra e voi tutti con lei! La profezia di Nostradamus è chiara ed è pronta ad avverarsi. L’LHC è a Ginevra e Raypoz sta per raggi positivi in inglese, Ray pozitive, ignoranti. I fasci di Protoni creati dall’acceleratore scateneranno l’Apocalisse… la fine del mondo, ignoranti» urlai e, per la prima volta, osservai entusiasta i loro occhi impauriti, le mani tremanti, gli sguardi increduli. Per la prima volta da quando ero entrato là dentro, forse da sempre, trionfavo… ero riuscito a ottenere silenzio e a ricevere attenzione assoluta. Mi sentivo come il Mosè che scende dal Monte Sinai con le Tavole della Legge e guarda in faccia gli adoratori dell’agnello per dire loro: «Ve l’avevo detto!» Avevo afferrato i loro cuori e le loro menti!
«Professò, ma che è ‘sto babbìo (da babbiare, scherzare n.d.a.)?» Ci provò la scettica del gruppo.
Presi il libro del profeta, lo spalancai davanti a loro e mostrai la data di stampa e il timbro della scuola — cavolo, ma non è della nostra scuola… che l’abbiano rubato? — Poi degli articoli di giornale con le perplessità degli scienziati sulla macchina di Ginevra. Tutti tacquero.
Da quel momento io fui l’uomo della profezia e gli studenti — adepti — mi trattarono sempre come reverenza. Per fortuna Nostradamus non aveva messo date o scadenze alle profezie, così potei minacciarli di morte sino a giugno. Poi, chi se ne frega. Tanto sono un precario.
Morale della favola: la precarietà agevola il pensiero magico.
Corollario: insensato offrire il pensiero scientifico a chi è in grado di comprendere soltanto il pensiero magico.
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