
I Feel Good
Serie: Desideri
- Episodio 1: La parola
- Episodio 2: Il salone della Signora F.
- Episodio 3: Prima che apra gli occhi
- Episodio 4: La pacca sul sedere
- Episodio 5: Il collare di seta
- Episodio 6: Gelosia
- Episodio 7: Un ultimo tango
- Episodio 8: La lampada di Jasmine
- Episodio 9: I Feel Good
STAGIONE 1
Non avevo un piano.
Avevo le scarpe giuste.
Tacco dodici, rosse, lucide. Le avevo comprate il giorno in cui avevo firmato il divorzio.
La commessa aveva chiesto:
«Vuoi che te le incarti per regalo?»
«No. Me le metto subito.»
Quella sera c’era qualcosa nell’aria.
Non era il caldo. Era la fame.
Fame di pelle, di sguardi. Fame di occhi che mi cercassero come si guarda un fuoco acceso.
Fame di me.
Avevo scelto un vestito nero, di quelli che sembrano sussurrare tocca qui, guarda lì, seguimi fino in fondo.
Lo specchio del bagno restituiva l’immagine di una donna appena rinata.
E pronta a godere.
Il primo bottone lo lasciai slacciato. Il secondo… anche.
Mi guardai. E dissi soltanto:
«I feel good.»
Il locale era già pieno.
Fumo, alcol, corpi in cerca di un motivo per avvicinarsi.
La musica batteva, ma non ancora quella musica.
Bastarono pochi passi.
Gli occhi addosso.
Non è vanità , è geometria: se cammini come se ogni passo fosse una promessa, il mondo si ferma a guardare.
E poi, partì.
La voce di James Brown esplose dalle casse:
Wow! I feel good… ta-na-na-na-na-na-naa!
Una scossa.
Ogni poro riconobbe quel ritmo.
Mi mossi senza pensarci. Ballavo.
Non per piacere a qualcuno.
Ballavo per dire: sono viva, stronzi.
E mi guardavano.
Oh, se mi guardavano.
Ma io ballavo per me.
Poi lui.
Sulla quarantina. Barba di tre giorni. Camicia sbottonata quel tanto che basta.
Non era il più bello del locale, ma aveva lo sguardo giusto: calmo, attento.
Mi osservava come si guarda un temporale da dietro un vetro.
Come se sapesse che, aprendo la porta, l’avrebbe travolto.
Si avvicinò.
Non disse nulla.
Una mano sulla mia schiena.
Calda. Ferma. Non invasiva.
E ballammo.
Corpi vicini, non attaccati.
Tesi. Pronti.
Quando I Feel Good finì, le parole non servirono.
Mi prese la mano.
Dissi solo:
«Hai l’auto?»
«Sì.»
«Guida.»
Casa mia non era lontana, ma ogni curva sembrava allungare il desiderio.
Ogni semaforo rosso, una prova di resistenza.
Appena entrati, dissi:
«Fermati lì.»
Mi tolsi le scarpe lentamente.
Una, poi l’altra.
Mi avvicinai.
«Adesso voglio sentirmi meglio.»
Quella notte, il mio corpo fu un inno.
Un grido.
Un tamburo.
Risi.
Urlai.
Lo graffiai.
Mi prese, lo presi, lo cavalcai, lo strinsi con le gambe fino a farlo tremare.
Gli sussurrai:
«Guardami. Non chiudere gli occhi.»
E lui obbedì.
Mi chiamò dea.
Mi chiamò puttana.
Mi chiamò tempesta.
E io ero tutte e tre.
Alle cinque del mattino era ancora lì.
Nudo, seduto sul letto, la schiena contro la testiera.
Io accesi una sigaretta.
«Non sei stanca?»
«Mai stata così viva.»
Mi alzai.
Nuda. Spettinata. Lucida di sudore.
Andai alla finestra.
Il cielo cominciava a schiarire.
E lì, nuda davanti al giorno che nasceva, lo dissi ancora:
«I feel good.»
Serie: Desideri
- Episodio 1: La parola
- Episodio 2: Il salone della Signora F.
- Episodio 3: Prima che apra gli occhi
- Episodio 4: La pacca sul sedere
- Episodio 5: Il collare di seta
- Episodio 6: Gelosia
- Episodio 7: Un ultimo tango
- Episodio 8: La lampada di Jasmine
- Episodio 9: I Feel Good
L’ho letto con il ritmo giusto e musica che immaginavo di ascoltare; le brevi frasi con cui l’hai scritto si adattano alla perfezione al brano di James Brown. Bellissimo il Ta-na-na-na-na-na-na!
Gran bel pezzo, complimenti. Scorre che è una bellezza e ti trascina avvincente. E poi… James Brown! Grazie per la lettura