
I. Fuga
Serie: La Morte di Furio
- Episodio 1: I. Fuga
- Episodio 2: II. La Grande Città
- Episodio 3: Segreto
- Episodio 4: La storia di Furio
STAGIONE 1
Si svegliava sempre di soprassalto, ma non per qualche sogno speventevole -non sognava più da tanto tempo.
Erano dei tentativi, i suoi, di compiere una grande impresa.
Riconosceva d’aver fallito ancora, dalla cera che si consumava su un mozzicone di candela acceso, mentre sgocciolava sul piattino, e da dietro il sipario della sua coscienza lo portava a fantasticare di lacrime, di posti sconosciuti.
Di notti folli.
Abitava in un palazzo antico, dimenticato di qua e di là, in una stanza da qualche parte nelle altezze; coltivava piante dai colori sfocati s’un balcone strapieno di fanciullezze, chincaglierie, strutture e congegni, compluvi e nidi di rondine.
Aveva per letto una scialuppa, in mezzo a un mare di libri titolati da parolieri abili a nascondere le cose.
In uno di questi, appunto, aveva letto una storia che gli aveva rapito l’anima con la rivelazione inopportuna di un grande segreto; e poiché lui andava cercando quella cosa, quella cosa solamente, aveva dimenticato tutto il resto, e ben presto quel che gli era familiare prese le tinte delle cose abbandonate, delle cose finite, intrappolate in un istante di tempo per sempre: in questo concetto, seguendo quel che lui pensava, aveva trovato un indizio alle sue supposizioni.
Allora sentì il bisogno di uscire, di scoprire una verità che si può trovare solo in mezzo alla strada, al freddo, tra gli accidenti delle vite di tutti quanti.
Ma più cercava una via d’uscita, più il palazzo si complicava con saliscendi di scale e incroci di condominio, trasformandosi una rampa dopo l’altra, per sopra e sotto, in un castello.
Di questo lui cominciò ad averne il sospetto da che i mattoni lasciavano il posto alle fredde pietre, poi le grate alle finestre, infine apparvero qua e là torce di un fuoco cremisi straordinario.
Scoprì poi le celle nel sotterraneo, da cui si alzavano i lamenti degli scheletri legati alle pareti e alle palle di cannone.
Sulla porta di una prigione, in fondo, c’era scritto il suo nome. Ed era aperta.
Non ricordava d’esserci mai stato; eppure, ammucchiati in un angolino, c’erano gli affetti di una sua vita che aveva immaginato davanti alla candela accesa: una spada -con sopra inciso il numero di volte che aveva sbagliato, e che lui chiamava affettuosamente Memento-, posata su uno scudo a goccia d’argento, tra vesti logore e gli acciaii di un’armatura.
E considerando questa vita come un combattimento verso il giusto, si fece largo a fendenti fino a guadagnare l’anticamera, l’androne, e l’altissimo portone a chiusa del castello, sul cui maesoso architrave si andava raccontando per stazioni la vita di una madre e di un figlio, di un immenso dolore, un grande amore, una sconvolgente vittoria.
Un attimo di silenzio.
Poi girò sui cardini la porta per aprirla.
Serie: La Morte di Furio
- Episodio 1: I. Fuga
- Episodio 2: II. La Grande Città
- Episodio 3: Segreto
- Episodio 4: La storia di Furio
Entriamo allora, hai creato con arte l’atmosfera giusta, impossibile fermarsi o tornare indietro.
Mi ha ricordato un racconto di Kafka che lessi su un libro scolastico
Pur non essendo particolarmente amante del fantasy (mi rifaccio al tag dell’episodio) ho apprezzato in questo racconto la plausibilità della narrazione, che riesce a tenere fede molto bene al patto di sospensione dell’incredulità stipulato col lettore. Complimenti
Molte grazie 🙏