Icarus

Il sogno di volare, nobile e liberatoria ambizione, qual potente soddisfazione della curiosità insita nell’uomo.

Sollevare la pesantezza di ciascuna esistenza, di ogni mente lorda di affanni per renderla leggera, per tramutarla in aria eternamente inafferrabile, per vederla librare in una freschezza perpetua, in un ribollire di inebrianti sensazioni figlie della libertà del cielo.

Chi può arrestare il tuo gioioso volo?

Chi può destare la mente dal tuo sogno di libertà?

Lo sai Icaro, la terra pesante non si arrende, la nostra Natura pressante ci persegue, i nostri sospiri volteggiano nella stessa aria che tanta bellezza ti dona, così invidiosi, furibondi, offesi al nostro abbandono si avvinghiano alle tue così imponenti ali.

La grandezza umana è figlia della debolezza, di una flebile consistenza, che, come le tue piume erranti e maestose allo sguardo, cedono il passo alla tua, alla nostra condizione che non prescinde dalla pesante difficoltà del vivere.

Così, sordo ad ogni richiamo di disillusione, la tua meravigliosa libertà, la curiosità più nobile e la freschezza dei tuoi giovani anni ti condussero, inesorabile, lontano dalle grida dell’esperienza che minacciavano un sonno eterno e che accompagnarono il tuo volo verso il Sole, in direzione della tua cocente ambizione.

In quel momento più che mai il sogno vinse la ragione, la volontà assunse un tratto di gioiosa passionalità suscitando in te, giovane Icaro, un desiderio di vita inedito, la potentissima sensazione di esistenza la cui mancaza sulla terra ti portò a sognare il cielo. In quei brevissimi istanti, la tua persona si colmò di essere non destando paura di una innaturale completezza, ma al contrario una irresistibile passione per la vita, una tendenza ansante, una brama ancestrale che tese le tue mani verso il fuoco ardente del Sole, verso il tuo stesso amore, Icaro.

Nel tuo abbagliato movimento si consumò la tua stessa esistenza, si sciolse la cera che donava vigore alle tue nobili ali, si spense quell’ardore che illuminava i tuoi occhi e il tuo corpo stanco, avvolto nell’aria ne fu inghiottito in un rapido tuffo nel mare che la Natura assegnò al tuo eterno riposo.

La terra vince, Icaro.

I nostri limiti si impongono e minacciano il nostro essere ad ogni possibile tracotanza verso divinità non definite, verso infiniti a noi irraggiungibili ma tanto desiderati.

L’ambizione del giovane sognatore è per noi simbolo di coraggio, di una eterna leggerezza che dovrà scontrarsi con una crudele ma fondamentale ragione, che ci riduce alla pesantezza della terra ma che orna le nostre azioni di desiderio, di sogno e del calore che colma la nostra felicità umana.

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