Il Battito della Farfalla – il prima
Serie: Il Battito della Farfalla
- Episodio 1: Il Battito della Farfalla – il prima
- Episodio 2: Il Battito della Farfalla – il dopo
STAGIONE 1
C’è una ragione nelle cose. Nelle cose che diciamo, nelle cose che facciamo, nelle cose che ci succedono, anche se noi non lo sappiamo, anche se noi non lo sapremo mai.
Non guardo mai i talent show, mi imbarazzano, ho sempre paura per i partecipanti, che facciano brutta figura, di provare il loro stesso imbarazzo.
Ma l’altra sera ne guardo uno con mia moglie, nemmeno lei li guarda mai, eppure ci ritroviamo entrambi davanti alla tv. Tra l’altro non è nemmeno di quelli fichi direi, The Voice Senior. Lo guardiamo tutto, fino in fondo.
E per la cronaca, si, anche questa volta mi imbarazzo ogni tanto, se qualcuno se lo stesse chiedendo.
Qualche giorno fa trovo su internet un annuncio di lavoro. È nella mia città, da tempo sto cercando un’altra occupazione, e da tempo sto cercando di riavvicinarmi a casa, ma senza risultati. Chi come me fa la vita del pendolare sa quanto possa essere faticosa. Stanno cercando qualcuno per l’ufficio amministrazione, non è il settore dove sto lavorando in questo momento. Non ci ho mai lavorato in quel settore a dire il vero.
L’ultimo partecipante della puntata di The Voice Senior che guardo è un uomo sulla sessantina di colore, di New York, un tipo ben piazzato, molto giovanile, dotato di un acuto sense of humor e autoironia, che indossa vestiti sgargianti. Racconta qualche cosa di sé.
È approdato in Italia negli anni 80, ed ha mantenuto lo stesso marcato accento che poteva avere allora. Viene fuori che in quegli anni era diventato relativamente famoso qua da noi con la classica hit del momento che ti permette di vivere di royalties per qualche anno a venire, ma non ricordo che canzone fosse. È rimasto nel mondo della musica comunque, come coreografo.
Ad ogni modo, il concorrente, come tutti gli altri, deve raccontare qualcosa della sua vita, lavorativa e privata. Il taglio televisivo del racconto è dei più tipici, con musica malinconica in sottofondo, inquadrature che simulano la vita di tutti i giorni, e tanto, tanto rallenty.
Fuori campo c’è la sua voce. Come è partita la sua carriera di coreografo? Il concorrente ripensa a quando ha ricevuto una proposta in questo settore alla fine del suo periodo di notorietà, seppure non lo avesse mai fatto prima. E ricorda quello che gli diceva sempre da bambino sua madre Mary, nel loro bilocale nel Queens: se qualcuno ti chiede se sai fare una cosa, tu dì di sì.
Mi dimentico del concorrente per i giorni a venire.
Le parole di Mary mi ritornano in mente quando leggo l’annuncio di lavoro, serpeggiano nella mia testa e si fanno strada fra i miei pensieri. Qual è la differenza fra quel concorrente che è riuscito a diventare coreografo e tanti altri che non lo sono diventati? Qualcuno gli ha chiesto se era capace di farlo, e lui ha detto sì. E poi ha studiato per imparare a farlo.
Voglio quel posto di lavoro, e sono in grado di fare quello che vogliono.
La posizione aperta è stata pubblicata da un’agenzia interinale, rivedo un attimo il mio curriculum, scrivo la mia lettera di presentazione e mi candido. Ma poi capisco. Non ho nessuna possibilità a questo modo, queste agenzie lavorano con algoritmi che studiano e si vantano di capire le tue caratteristiche, le tue attitudini, la tua compatibilità con la posizione richiesta. Non siamo persone per loro, siamo un agglomerato di percentuali. Il mio curriculum non arriverà mai nemmeno alla loro casella email.
Rileggo la descrizione del lavoro e quella dell’azienda cliente dell’agenzia interinale, e penso di intuire chi sia. La conosco bene quell’azienda, è una grossa realtà del territorio, in passato ho già mandato diverse candidature spontanee. È il momento di inviarne un’altra. Guardo il loro sito internet, entro nella sezione Lavora con noi, compilo il modulo. Invio.
Ora è tardi però, è domenica notte, e domani devo svegliarmi presto per andare al lavoro. Vado a letto.
Serie: Il Battito della Farfalla
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Come sempre riveli nella tua scrittura la tua freschezza, il tuo sguardo originale e tagliente, riuscendo a elaborare da qualsiasi tema e situazione un particolare suggestivo, che lo rivela sotto una luce diversa, iniziatica. Ogni piccola cosa ritorna nuova, ricca di riflessioni, di significati. E anche quelli più amari, attraversanti dal disincanto, restano sempre ammantati da una polverina di incanto.
attraversati, pardon.
Grazie Luigi, sono molto affezionato a questo racconto, lo considero il primo di un periodo nuovo per me.
Mi è piaciuto lo stile e la storia tratta dallo show. Un po’ di ripetizioni qua e là, ma niente di particolare, si legge molto bene ed è scorrevole. Mi ha suscitato parecchia curiosità e voglia di continuare a leggere. Trovo però un po’ troppo disillusa la visione finale, chissà se poi il protagonista cambierà idea. Al prossimo episodio!
Interessante lo stile, oltre che il contenuto. Hai fatto una scelta esplicita o è venuto da solo?
Intendo, l’uso del presente per descrivere eventi passati. Dà immediatezza ed una impressione di racconto verbale, da storia raccontata davanti ad una birra.
Comunque bravo come sempre, ora ho voglia di leggere il seguito.
È stata una scelta, mi piaceva la voce che ne scaturisce, ho effettivamente ricercato l’effetto birra e racconto, e quando caricherò la seconda parte ti spiegherò perché se vorrai 😉