Il bicchiere rotto
Serie: The Nightmare Keepers
- Episodio 1: Quel sogno
- Episodio 2: Tra le cornici
- Episodio 3: Una tazza di caffè
- Episodio 4: La bambina in abito bianco
- Episodio 5: Barney
- Episodio 6: Il bicchiere rotto
STAGIONE 1
«Barney», ripeté con incertezza Chloe, sentendo che per l’ennesima volta quella settimana stava per svenire.
«Barney», lo pronunciò di nuovo ad alta voce con un tono più sicuro.
«Barney!» gridò la ragazza e, stringendo le mani a pugno, si diresse verso il cane. «Quindi è così che ti chiami. Così semplice: Barney e basta».
Il cane osservava la scena con aria perplessa, continuando a restare sdraiato sul divano. Alla velocità di un fulmine Chloe gli si precipitò addosso, lo afferrò per la collottola e lo trascinò verso la porta. Le enormi dimensioni dell’animale non la aiutavano affatto in quell’impresa e la ragazza iniziò a spingerlo con tutte le sue forze da dietro.
«Ti farò vedere io come si prende in giro la gente», sbuffava. «Vattene all’inferno, Barney, e tutto ciò che ti riguarda. O sei un cane vero e io ho le allucinazioni, oppure sei un’allucinazione e in questo momento sto spingendo una sedia. Ma sai che c’è?» chiese, cercando di riprendere fiato, «non me ne importa assolutamente nulla».
Barney girò la testa verso di lei: «Non sono un prodotto della tua fantasia. Se ti fermi un attimo, proverò a spiegare tutto».
«Ah, si è messo in testa di spiegarmi qualcosa», si infuriò Chloe. «Ora ti spiego io come stanno le cose. Te ne vai al diavolo fuori dal mio appartamento. Chiaro?»
Girando intorno al cane, la ragazza aprì la porta e indicò con la mano la tromba delle scale.
«Fuori di qui!»
Barney, a sua volta, si sdraiò sulla soglia e sbadigliò: «No».
«Ti porterò in un rifugio per cani randagi!»
«Se non riesci a buttarmi fuori dall’appartamento, come pensi di portarmi dall’altra parte della città? Questo se non sono un’allucinazione. E se invece lo sono, porteranno te in manicomio. Decidi tu».
«Si è messo pure a fare il saputello», esclamò la ragazza. «È facilissimo verificarlo. Da qualche parte avevo delle pillole, fatte apposta per casi come questo. Le prendo adesso e vediamo se sparisci o no».
Chloe andò in camera da letto e cominciò a frugare nel comodino. Dopo un minuto tirò fuori un blister con un’espressione soddisfatta e lo agitò in aria.
«Nemmeno scadute!»
Con passo deciso si diresse in cucina. Lasciata la confezione sul tavolo, si avvicinò al lavello e riempì un bicchiere d’acqua. Allungò la mano verso le pillole, ma non c’erano più.
«Non sono un’allucinazione», disse Barney. «Non ti serviranno».
«Tu. Voi. Tutto questo. Io non ce la faccio più!» la ragazza scoppiò a urlare e scagliò il bicchiere contro il muro. Con un forte fragore si frantumò in un milione di piccoli pezzi che, come un mosaico scintillante, si sparsero per la stanza. «Sono io. Questo dannato bicchiere rotto sono io. La mia vita, la mia coscienza, i miei ricordi. Non mi sento una persona. Un individuo. Lo capisci o no?»
Barney la guardò attentamente e rispose: «No».
«Avresti potuto mentire».
«Perché?»
«È quello che fanno le persone reali nella vita reale. Ti mentono. Su tutto: sulle emozioni, sui sentimenti, sul futuro e sul presente. Mentono per sembrare migliori, per giustificare i propri pensieri e desideri. Mentono dicendo che la vita si sistemerà. Ma non si sistemerà, capisci?»
«No», rispose di nuovo seccamente il cane.
«Ma la vuoi smettere con questo tuo no!» si arrabbiò la ragazza e scagliò un altro bicchiere. Questa volta si ruppe troppo vicino a Barney e i piccoli frammenti, rimbalzando sul pavimento, si impigliarono nel suo pelo. Scuotendo energicamente la testa, il cane cercò di liberarsene. Rendendosi conto del suo errore, Chloe corse a prendere scopa e paletta.
«Non muoverti», ordinò al nuovo coinquilino e spazzò rapidamente in un mucchio il vetro sparso per la stanza. Accovacciandosi accanto a Barney, iniziò a passargli delicatamente il pelo in cerca di altri frammenti. Il suo respiro era pesante e spezzato dalla quantità di emozioni trattenute.
«Perdonami, va bene? È solo che tutto questo… è troppo per me. Al mattino mi svegliavo con sollievo, sapendo che per le sedici ore successive sarei stata libera dagli incubi. Restavano lì, oltre la sottile barriera delle palpebre chiuse, nascosti tra le pieghe della notte calata sulla città. E proprio nel momento in cui sono riuscita a ritrovare l’equilibrio, gli incubi sono filtrati nella mia realtà. Come faccio ora a capire se sto dormendo o sono sveglia? Come faccio a sapere che in questo momento sono davvero nel mio appartamento e non in manicomio?»
Nella stanza calò il silenzio. Dalla finestra chiusa giungeva attutito il rumore delle auto di passaggio, il borbottio indistinto di passanti occasionali, il gemito rauco del vento rimasto impigliato nei rami spogli. La città continuava a vivere al suo ritmo abituale, ignara del dramma che si stava svolgendo in uno dei suoi numerosi appartamenti. Avvertiva forse che qualcosa di un altro mondo, di un’altra dimensione, minacciava la sua routine? Le faceva male da qualche parte, nel sedicesimo quartiere all’incrocio tra la settima e la tredicesima strada? Tremava di freddo? Era davvero un organismo vivente o soltanto un ammasso di muri di cemento e finestre stanche?
La ragazza continuava a passare le dita nel pelo di Barni, non più in cerca di frammenti, ma nel tentativo di sciogliere la tensione. Il cane guardava in silenzio il pavimento. In quel momento si trasformarono in una coppia qualunque: una ragazza sola e il suo fedele amico. La formula magica funzionò: Chloe, senza nemmeno accorgersene, sbadigliò più volte e, abbracciando il cane, borbottò: «Sono così stanca». Un attimo dopo chiuse gli occhi, il respiro si fece regolare e si addormentò seduta sul pavimento, stretta al gigantesco animale.
Barney si sdraiò su un fianco, permettendo alla ragazza di appoggiarsi a lui come a un enorme cuscino. Qualche minuto dopo la mano rilassata di Chloe si strinse a pugno e il corpo si tese, presagendo un pericolo imminente. Scosse la testa nel tentativo di svegliarsi e, lasciando uscire un profondo sospiro, si afflosciò, sprofondando nella profondità dell’oceano freddo dei sogni.
Barney ringhiò sommessamente e guardò verso la finestra semichiusa dalla tenda, dietro la quale si intravedeva un frammento di luna rossa.
«Non oggi», si rivolse a qualcuno di invisibile. «Ha bisogno di riposo. L’umanità non scomparirà se per una notte nessuno veglierà sui suoi incubi».
Serie: The Nightmare Keepers
- Episodio 1: Quel sogno
- Episodio 2: Tra le cornici
- Episodio 3: Una tazza di caffè
- Episodio 4: La bambina in abito bianco
- Episodio 5: Barney
- Episodio 6: Il bicchiere rotto
Coinvolgente intenso ed enigmatico.
Brava!
Sono contenta che lʼepisodio ti sia piaciuto. Grazie.