Il Castello Dei Senza Nome

Ogni anno è prassi consolidata, per un gruppo di misteriosi personaggi, ritrovarsi in un luogo imprecisato all’interno di una vallata sperduta. 

Non sono noti i motivi di tale ritrovo, così Frank e Lidia decidono di indagare per alzare il velo di mistero e scoprire, una volta per tutte, la verità. 

Non è semplice…il gruppo è chiuso e non accetta nuove affiliazioni. Comunicano poco tra di loro e riducono al minimo indispensabile il passaggio di informazioni. Questa cautela al limite del maniacale aumenta i sospetti di Frank e Lidia…”cosa avranno mai da nascondere ?”, si domandano i due a più riprese. 

Non è facile neppure scoprire la data dell’incontro, dal momento che cambia ogni anno. 

Ma sono bastati, per fortuna dei due investigatori, pochi e ben organizzati pedinamenti per riuscire a capire quando il gruppo si incontrerà. “Non sono poi così cauti”, afferma Lidia, “se siamo riusciti a scoprire così facilmente la data del loro prossimo incontro”. 

Frank la guarda, annuisce ma non sembra convinto. “Troppo facile…”…commenta. 

Ma Lidia cerca comunque di dissipare i dubbi del collega…”non credo sia stato poi così facile. Sicuramente merito nostro…e, forse, del loro eccesso di sicurezza”. In effetti la donna pare non avere tutti i torti, dal momento che il sistema messo in atto dal gruppo per veicolare informazioni sembra, almeno in apparenza, inviolabile. 

E questo può sicuramente aver inciso nel consentire a Frank e Lidia di insinuarsi silenziosamente e carpire elementi preziosi per l’indagine. 

Il giorno programmato per l’incontro, i due si mettono in viaggio seguendo il gruppo. Giungono ai margini di un bosco. La piccola carovana di auto si è fermata poco più avanti e dalle medesime, con un ritmo quasi cadenzato, hanno cominciato a uscire dall’abitacolo uomini in giacca scura e cravatta bianca. 

Uno per auto. 

Nessun saluto. 

Si dirigono all’interno del bosco, distanziati uno dall’altro. Frank e Lidia attendono che l’ultimo del gruppo si allontani per poi provare a seguirne le tracce. La vegetazione è molto fitta e risulta complicato riuscire a scorgere le sagome dei misteriosi personaggi, che nel frattempo si sono allontanati ulteriormente. 

I due investigatori proseguono il loro cammino su quella che ritengono, a istinto, la strada giusta. 

Poi giungono ad un bivio. Si fermano ad ascoltare…sentono un rumore che è un misto fra quello prodotto dal vento che scuote le foglie e scarpe che calpestano rami secchi sparsi sul terreno. “Di là”…indica Frank a Lidia…”stanno andando da quella parte”. I due si dirigono verso destra. Dopo circa un’ora di cammino, la vegetazione si dirada. 

Con alle spalle la boscaglia, Frank e Lidia osservano ciò che si presenta davanti ai loro occhi. Una grande costruzione. Un castello dall’architettura imponente e severa. 

Si avvicinano. Degli uomini in giacca e cravatta non c’è traccia. Il silenzio è rotto, a tratti, dal vento…quasi una voce…una presenza che accompagna i due. Fanno il giro di tutto il perimetro del castello e poi si fermano davanti a un portone. 

Una scritta…“Amor Veritatis”. 

Poi il portone si apre. Frank fa un passo indietro strattonando Lidia…”Attenta !”…esclama. Dal portone si affacciano tre uomini che si dirigono rapidamente verso gli investigatori, che cercano di fuggire, ma inutilmente. 

Vengono catturati, portati all’interno del castello e spinti con forza contro un muro. Frank si guarda intorno…i muri sono tappezzati di fotografie in bianco e nero. Sembrano ordinate cronologicamente, ma l’uomo non ne è sicuro e non ne comprende la ragione. Mentre scorre con lo sguardo, si sofferma su due fotografie in particolare…si volta a guardare Lidia…”le vedi…quelle foto laggiù ?”, le indica…”osservale bene ! Siamo noi due, Lidia !”. 

La donna segue l’indicazione del collega ed esclama “Ma certo ! Io quella foto me la ricordo…ero ad un convegno con il capo del mio dipartimento !”, poi aggiunge, “e riconosco anche la tua ! Alla festa di congedo del tuo collega…come si chiama…”. 

Le parole di Lidia vengono interrotte da uno degli uomini presenti…”Marcus si chiama”…l’uomo sorride mentre una porta si apre ed esce proprio l’ex collega di Frank. 

Si avvicina ai due…”mi dispiace davvero che debba finire così”…”Chi siete ?”, domanda Lidia. 

Marcus risponde sorridendo…”siamo i Senza Nome, coloro che devono vigilare sul bene dell’ordine costituito”. 

Poi si rivolge a Frank…”eravate talmente rapiti dal desiderio di ficcare il naso in faccende che non vi riguardano, da non accorgervi che vi stavamo tenendo d’occhio”. 

Un ghigno. “Ma ora è finita””, segue un momento di silenzio pesante…poi un grido…”dove si nascondono gli altri !”, domanda Frank…”dove ????”. 

Marcus si allontana mentre risponde uno degli sconosciuti uomini che avevano catturato i due investigatori…”davvero pensavate che fossimo così stupidi da portarvi da loro ? Non sono qui, ma in un luogo più sicuro…lontano da occhi e orecchie indiscreti”. 

Accade tutto rapidamente. 

Mentre poco più in là, in una fitta boscaglia e all’interno di una piccola e anonima casupola, un gruppo di persone continua a decidere e a difendere le sorti di una società corrotta.

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Discussioni

  1. Ciao Rossano, racconto ben strutturato e sicuramente viene voglia di saperne di più. Peccato non prosegua. O almeno qui… Perché secondo me sapresti già come proseguire.😉

  2. Ciao Rossano, complimenti. Sono approdata a questo racconto dopo aver letto “Rapporto 41” e in entrambi ho apprezzato molto il mistero e i colpi di scena spiazzanti nonché geniali! Alla prossima 🙂

  3. Ciao Antonino. Ti ringrazio per il commento e sono contento che questo racconto breve sia stato di tuo gradimento. Probabilmente hai ragione sul fatto che i miei racconti (o alcuni di essi) “stiano stretti”, ma l’idea che una storia possa iniziare e concludersi mi attrae sempre. Anche se questo può significare, come è sicuramente accaduto, dover forzare un po’. Proverò a seguire il tuo consiglio anche se mi ritengo, almeno per ora, poco esperto in materia di “racconti a puntate” 🙂

  4. Ciao Rossano, continuo a dire che dovresti davvero pensare ad una serie… questo libriCK trasmette la giusta tensione e curiosità, il ritmo è serrato, la trama ben congegnata e costruita con il colpo di scena che spiazzerebbe chiunque, con la nota finale pronta a lasciare spazio a delle riflessioni sulla nostra società… Ma ho sempre la sensazione che i tuoi racconti stiano stretti in un solo colpo, ma è solo un mio parere, che non pregiudica il fatto che questo racconto, come del resto gli altri che ho avuto modo di leggere, mi sia piaciuto?!