Il cavaliere e il dio del fiume

In un immaginifico medioevo

L’acqua del fiume scorreva con i suoi pesci, le sue creature di ogni tipo, e Gerardo non poteva non pensare alle innumerevoli specie del creato che il Signore aveva voluto sulla Terra.

Gerardo costeggiava il fiume in sella al cavallo. A parte i pensieri sulla teologia, era un po’ seccato: Credevo che il ponte fosse qua. Non poteva guadare il corso d’acqua, i flutti erano troppo impetuosi, le profondità quasi abissali. Avesse tentato, sarebbe annegato e non solo a causa dell’armatura che indossava.

No, devo trovare un ponte.

Si predispose a cercare, anche se iniziava a credere che non esistessero più manufatti del genere, come se qualsiasi cosa di simile fosse stato spazzato via da un dito del Signore. Continuò a cavalcare finché, seccato dal disguido, si sollevò la visiera dell’elmo e sputò nel fiume:

«Ben ti sta» esclamò dunque.

Stava per continuare a procedere, quando si accorse di un turbinare nell’acqua, guardò meglio e vide che dal fiume si stava sollevando un qualche cosa. Sulle prime, Gerardo credette fosse un pesce un po’ più grosso del normale che intendeva saltare fuori dalla superficie, poi si accorse che si trattava di acqua, pura acqua e, via via che le frazioni di minuto filavano, l’acqua, che non stava andando a costituire un’onda, ma anzi!, prese la forma di una mano a cinque dita, come quella di un essere umano – pure enorme – e la mano si chiuse a pugno per poi piegarsi e abbattersi su Gerardo.

Lui ebbe buoni riflessi e, agitando le briglie del cavallo, si allontanò dalla mano che si schiaffò sul terreno, perse la sua forma e l’acqua ruscellò nell’alveo del fiume.

Gerardo credeva di aver visto qualcosa di demoniaco.

Dopo pochi istanti, dal fiume si elevò una figura che, secondo Gerardo, evocava Nettuno, e questo essere gigantesco mormorò con voce cavernosa:

«Non mi dovevi sputare, ora sarai vittima della mia vendetta».

«Mai». Gerardo sguainò la spada e, colto dall’ira a causa dell’offesa, caricò il dio del fiume perché non poteva essere altri che questi, e gli fu addosso.

Invece di ferirlo con la lama, si immerse del tutto nell’acqua e Gerardo sentì per ultima cosa, prima del freddo, il nitrito terrorizzato del cavallo.

Dentro il fiume, dentro il dio, Gerardo temette di affogare, ma al contrario si ritrovò sull’altra sponda, bagnato da capo a piedi, la corazza destinata ad arrugginirsi se non le avesse dato un’occhiata, e il destriero quasi morto di paura.

Lui, invece, aveva il cuore che gli batteva a mille.

«Apprezzo il coraggio» disse il dio del fiume.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

    1. Bella ma abusata, c’era in Dylan Dog e la usai per un vecchissimo racconto che scrissi alle superiori (il librick è ispirato a quest’ultimo testo)! Grazie del commento

  1. Un buon racconto fantasy, con tutte le cose (cavalieri, maghi o dei) al suo posto. Ho apprezzato il linguaggio ricercato e le immagini. Personalmente avrei evitato l’indicazione diretta ‘in un immaginifico medioevo’, cercando di farla vivere al lettore in altro modo, meno didascalico. Riconosco, tuttavia, che la disponibilità delle parole è ristretta e non permette grandi manovre. Magari incontreremo il prode Gerardo in altre avventure?

    1. Ciao! Okay, grazie dei complimenti. Ho voluto mettere “In un immaginifico medioevo” in maniera didascalica apposta perché si fa così. Per il resto grazie. E no, non ci saranno altre avventure, è autoconclusiva

    1. Mi sono ispirato all’Iliade (o meglio, ai fumetti di Marcello per Il Giornalino dell’Ilide). C’era Achille con il cocchio a motore che combatteva nel fiume Xanto e il dio del fiume non voleva che ci fossero troppi cadaveri. Grazie per essere passata!