Il cielo in una tasca 

Ciao.

Sono il chakra del plesso solare di Mario.

È buio.

Improvvisamente un raggio di luce.

Si allarga, fino a diventare un cono.

Illumina tutto ciò che prima era immerso nell’oscurità.

Brucia le posticce paratie apposte per dissimulare o nascondere.

La luce porta inesorabilmente a galla.

Grumi di rabbia antica ma sempre vivida vengono scrostati dai fondali in cui avevano inoculato le loro radici infette.

Sono come ammassi di tessuto osseo spugnoso, nel cui centro pulsa ad intermittenza una luce rosso sangue.

È rabbia mista alla vergogna di non avere avuto né la forza né il coraggio di ribellarsi quando era il momento.

È rabbia antica repressa, da cui sono nate piante purulente e malate.

È arrivato il momento di estirpare la radice.

Intravedo il nucleo.

Più mi avvicino più la luce diventa intensa e sfrigolante.

Immagine confuse si affastellano improvvisamente nella mente.

Mi rivedo bambino, goffo ed obeso, con i miei occhiali con le stanghe grigie e le lenti concave, mentre mi affanno nel cortile della scuola alla ricerca di qualcuno che parli con me.

Vedo Paolone il prepotente il quale irrompe improvvisamente tagliandomi il passo. Mi irride ed infine mi molla un pugno tra le scapole.

Sento un feroce moto di rabbia staccarsi come un bolo dalle viscere e risalire come un razzo a propulsione verso la corteccia cerebrale.

Mi vedo avventarmi a topo ragno contro Paolone mentre il suo volto diventa rapidamente una maschera di sangue.

Mi vedo attaccarmi come un vampiro alla sua giugulare.

È come srotolare una rete metallica rovente piantata nelle viscere.

Dopo Paolone è la volta di quella megera di mia sorella.

Mi vedo colpirla con potentissime bordate nel mento per poi schiantarle il cranio con un calcio mentre è in terra.

Infine arriva lui, il bastardo dei bastardi, mio padre.

Lo vedo con il suo ghigno affilato mentre esce dall’antro dei ricordi sibilando che non sarò mai nessuno.

Il nucleo rosso diventa gigantesco fino ad esplodere mente urlo fendendo pugni e calci nel vuoto immaginando di colpire il maledetto.

Sento le viscere scuotersi e ribaltarsi come se fossero attraversate da un coagulo di pitoni in amore.

Inizio a tossire come se avessi vomitato, mentre lampi di luce tagliano l’oscurità dei miei occhi chiusi e le tempie pulsano.

Improvvisamente il silenzio.

Mi sento svuotato ma stranamente sereno.

Dolore e rinascita.

Adesso so cosa devo fare.

Il sentiero mi si srotola davanti come un tappeto.

Sento un ghigno perversamente crudele allungarsi ed allargarsi nel mio volto, mentre le mie dita iniziano meccanicamente a scorrere i numeri registrati nella rubrica del cellulare, bloccandosi, senza neppure che abbia necessità di guardare, sui numeri di coloro che dovranno essere visitati.

Sento la mia anima distaccarsi dal mio corpo, osservandolo mentre si muove in modo meccanicamente rigido.

Mi trovo a fluttuare in un limbo estatico oltre il bene ed il male.

Improvvisamente sento la Sua voce rimbombare in modo nitido nella mia mente.

I Suoi ordini sono chiari.

Si, sarò il Tuo strumento.

Ciao.

Sono Mario.

Questo è il giorno in cui sono diventato l’Angelo Vendicatore.

Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni