Il coraggio di cambiare
Mi lasciai adagiare sul divano; la stanchezza per la giornata appena trascorsa mi avrebbe dovuto far cadere in un sonno di piombo, ma le umiliazioni che avevo subito e le preoccupazioni per tutto quello che non riuscivo a realizzare nella mia vita, mi fecero rimanere sveglio fino all’alba. Il silenzio gelido dentro di me era lo stesso che percepivo dentro la stanza e fuori per le vie della città. Quel silenzio che udivo faceva rumore. Il frastuono dei tormenti della mia anima che ormai da troppo tempo mi portavo dentro e che dovevo obbligarmi a tirare fuori, a combattere, a lasciar andare. Il passato era passato e se volevo ricominciare, dovevo farlo; era arrivato il momento di ricucire le ferite che mi portavo dietro dall’adolescenza.
Mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda per guardare fuori. I primi autobus stavano iniziando la loro corsa; i primi lavoratori, ancora assonnati, iniziavano a rianimare le strade di una città che si trascinava per forza di inerzia verso un nuovo giorno. I primissimi bagliori di luci mi fecero sospettare che la mia analisi interiore, durata per un’intera notte, doveva a tutti i costi trovare la sua concretezza. Fu complicato ammettere che quel percorso era stato un fallimento bello e buono, e che, alla soglia dei quarant’anni, la bilancia pendeva dalla parte degli insuccessi; individuare le colpe di tutti i miei rimpianti in quello che fu un padre violento era stato doloroso. Ripercorrere ad uno ad uno gli eventi di una vita disperata, mi convinsero che dovevo dare una svolta alla mia esistenza. Prima cosa mi sedetti alla scrivania e scrissi la lettera di licenziamento che, dopo poche ore, avrei consegnato al mio datore di lavoro. I torti subiti, le umiliazioni, la scarsa stima che aveva in me, e che riuscivo a percepire chiaramente, furono abbastanza. Lavoravo per quel giornale ormai da diversi anni e, dal primo giorno, mi ero sempre occupato della stessa inutile rubrica.
«Tu! Lì in fondo con gli occhiali… ti occuperai della pagina dell’oroscopo.» mi disse il primo giorno Mr. D, così chiamavamo il caporedattore.
Un bel giorno venne dritto verso di me con l’indice puntato: «allaccia le cinture, oggi ti faccio preparare un servizio molto importante.»
«Cioè?» chiesi quasi incredulo.
«Beh, la Bellini è assente, quando avrai finito con l’oroscopo, passa al meteo. Una sfida eccitante, direi…» e mi voltò le spalle sogghignando.
Avevo chiesto molte volte un’opportunità per farmi fare un passo in avanti, magari di affidarmi un’intervista; non pretendevo certo che mi venisse affidata la prima pagina, ma qualcosa in più, questo sì.
«Ma guarda, te lo dico sinceramente, non ti affiderei neanche la cronaca rosa. Il tuo stile è, come dire, poco chiaro. Davvero te lo dico, non prenderla a male, ma difficilmente si capisce quello che scrivi. Sei pieno di fronzoli retorici e il tuo ritmo è cadente.»
Ma cosa mi tenevano a fare in quel posto, se nessuno riusciva a nutrire nei miei confronti e nel mio modo di lavorare, neppure la minima ammirazione? Me lo chiedevo tutte le sere, senza trovare la risposta.
Se decidi di chiudere con il passato, devi avere il coraggio di tagliare tutti i rami secchi e di allontanarti da tutto ciò che non riesce a darti neanche un istante di felicità. Ed io quel coraggio l’avevo finalmente trovato. Mi vestii per bene, questa volta giacca e cravatta, e consegnai in reception la lettera. Non salii neppure per salutare, voltai le spalle e me ne andai. Non sapevo cosa avrei fatto da quel momento, ma mi sentii sollevato, più leggero che mai.
Tornato a casa mi misi all’opera per creare un mio blog, avrei pubblicato degli articoli di viaggi. Certamente non avrei avuto iscritti al primo giorno, forse non ne avrei avuti per mesi, ne ero consapevole, ma ero ormai convinto della strada che avevo deciso di percorrere, avevo mille valide motivazioni e l’obiettivo era farcela a tutti i costi.
I miei punti di forza non mi erano ancora chiari. Scrivevo e scrivevo, senza alcuna pretesa. Lo facevo per me stesso e per nessun altro.
La sorpresa arrivò dopo due anni, completamente inaspettata.
«Seguiamo con piacere il tuo blog, leggiamo i tuoi articoli con vivo interesse.»
Era un messaggio che ricevevo di prima mattina nella casella della mia posta elettronica. Proseguivo lusingato nella lettura di quelle righe.
«cerchiamo una persona da inviare presso le nostre strutture, aperte in tutto il mondo, per recensire i luoghi, i servizi offerti e gli ambienti che ristrutturiamo periodicamente, con il supporto di designer di fama mondiale. Il giudizio che riporterai servirà per migliorare la nostra offerta. Faremo tesoro delle tue relazioni e saremo lieti se vorrai recensire la nostra catena alberghiera anche sul tuo blog. Se la proposta può essere di tuo interesse, non esitare a contattarci.» e chiudevano porgendomi i loro saluti più cordiali.
Ero incredulo, ma mi feci avanti e risposi esprimendo il mio pieno interesse. Da lì seguirono quattro incontri e ce ne volle per metterci d’accordo, però alla fine ottenni un nuovo lavoro.
Scrivevo e viaggiavo tanto. Facevo su e giù da un aereo all’l’altro. In alcuni periodi non distinguevo più il giorno dalla notte; il jet lag mi sfiancava, ma ero felice e finalmente soddisfatto.
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