
Il Destino Dietro L’Angolo
Sofia e Gianni si frequentano da un paio d’anni, forse un po’ di più. Si trovano bene insieme, si incontrano spesso ma la loro relazione è sempre stata in bilico fra l’amicizia e quel “qualcosa in più” che, spesso, non emerge per i timori e le paure più disparate.
Sofia teme di perdere tutto mentre Gianni ha la sensazione che un’amicizia sia più appagante. Condividono l’impossibile quando sono insieme e passeggiano per la città. Si ritrovano a discutere e commentare ogni particolare che attrae la loro attenzione e riescono a far risultare interessante e coinvolgente anche lo scambio di opinioni su un semplice cartellone pubblicitario incontrato lungo il tragitto.
E si confidano. Tutto. Tranne i propri sentimenti più profondi. Tenuti nascosti reciprocamente, ma non a sé stessi.
E’ venerdì sera e decidono di fermarsi a bere qualcosa in un locale: il Bar Servidei.
«L’hai mai sentito nominare?» domanda Sofia.
«Assolutamente no» risponde Gianni e aggiunge «ma che problema c’è, non sarà mica uno dei peggiori bar di Caracas?» riprendendo e facendo il verso a una pubblicità di una nota marca di rum.
Decidono di entrare.
L’atmosfera non è quella di un locale per coppie. Niente tavoli a lume di candela, niente vasi di fiori e una spessa coltre di fumo. Un cartello “Vietato Fumare” sembra essere lo zimbello della maggior parte dei presenti. Si siedono, incuriositi ma anche un po’ divertiti nell’aver incontrato quel locale apparentemente fuori dal tempo.
Un altro cartello indica che non c’è servizio al tavolo. Sofia si alza.
«Vado a ordinare…e sai cosa? Rum. Proprio quello che ci vuole per stare in tema con questo luogo». Gianni la osserva avvicinarsi al bancone e non proferisce parola. La ammira anche nella sua decisione e sicurezza.
«Due bicchieri di rum. E di quello buono». Mentre attende, un uomo dai pantaloni strappati e i capelli arruffati si avvicina a Sofia per attaccare bottone. Gianni si agita, ma Sofia lo calma con un gesto della mano. Guarda l’uomo e lo colpisce violentemente con un calcio nelle parti intime. Dolorante e con svariate imprecazioni, si allontana.
Nessuno fiata. Sofia prende i due bicchieri di rum, ringrazia e torna al tavolo da Gianni.
Quella sera, di bicchieri, ne girano parecchi su quel tavolo. Un paio d’ore dopo sono entrambi ubriachi.
«Ascolta Gianni, è ora di essere chiari. Io ti amo».
Gianni la guarda sbalordito «Tu…cosa?»
«Ti…a….mo» risponde Sofia scandendo per bene le parole.
«E’ il rum che ti fa parlare così» poi aggiunge «sai…forse anche io vorrei e potrei amarti».
«E allora quale sarebbe il problema?»
Gianni fa una pausa e poi replica sospirando «perché dovevo essere io a dichiararmi. Che uomo sarei altrimenti».
Ne nasce una discussione che prosegue una volta usciti dal locale. Sofia e Gianni continuano a disquisire su chi, come e perché avrebbe potuto e dovuto dichiararsi, trasformando un momento di sentimento in una assurda dissertazione filosofica, distorta dal tasso alcolico fuori norma. Riescono addirittura a riderci sopra, senza motivo. Quasi una risata isterica.
Prendono la via laterale rispetto al locale per allontanarsi e avviarsi verso le rispettive abitazioni.
All’improvviso si trovano di fronte l’uomo che aveva tentato di avvicinare Sofia. Probabilmente li aveva tenuti d’occhio ed era uscito dalla porta secondaria del locale. Ha in mano un coltello e lo punta in direzione dei due. Gianni fa subito da scudo. L’uomo, in un impeto di rabbia, si scaglia su Gianni e lo colpisce più volte, in preda a un raptus. Poi fugge lasciando Sofia urlante.
«Sofia….» la voce di Gianni è molto debole «….dovevo…..dovevo…..essere io…..». Poi non aggiunge altro.
Nel frattempo le sirene si avvicinano e Sofia rimane lì, in ginocchio. Guarda l’orologio….e rimane in silenzio.
Da allora, ogni venerdì, torna su quel luogo sperando di sentire la voce di Gianni che le dichiara il suo amore.
Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Sempre trattenere le parole d’odio, ci si potrebbe pentire d’averle dette. Mai trattenere quelle d’amore, ci si potrebbe pentire non averle pronunciate una volta in più. Sono le parole più belle da ricordare.
“non sarà mica uno dei peggiori bar di Caracas?”
Mi sa che quelli si possono trovare solo a Caracas e, esperienza personale, sono proprio brutti 😂
Micol che gira per i peggiori bar di Caracas? Interessante… 🙂
In realtà me la sono data a gambe, pardon, macchina levata perchè il rum manco riesci a berlo 😀
Un racconto molto tragico almeno nel finale, l’inversione dei ruoli iniziali mi ha divertito.
Drammaticamente romantico, ma anche riflessivo, in poche parole: carpe diem. Mi è piaciuto
Esatto. Prendere tempo non serve perché non sappiamo cosa c’è dietro l’angolo
Piacevole lettura finché non c’e` stato il colpo di scena. Nessun lieto fine, ma l’ agguato teso dal brutto ceffo, in modo duro e crudo, spiazza e fa riflettere.
Il lieto fine ci sarebbe stato, se non avessero perso tempo? Se non avessero perso tempo, sarebbero andati a finire in quel locale? Non lo sappiamo…ma una cosa è certa: se si “sente” qualcosa dentro non serve perdere o prendere tempo, perché spesso non è amico.