Il Fato e l’Assassina

L’Assassina scoprì il viso dal cappuccio per assaporare il freddo Sole autunnale. Stava riposando sotto un grosso albero della Foresta Silenziosa, in cui solo le foglie facevano rumore.

In viaggio ormai da mesi, stava cercando le Terre Libere cantate nella leggenda più famosa del Continente.

Cercate le Terre Libere

In cui ognuno per sé può decidere.

Liberi da ogni dovere

A cui attenere;

Liberi di brindare,

Ballare,

Abbracciare

E gli stomaci abbuffare.

Cercate le Terre Libere,

In cui ognuno il proprio destino può redigere.

Nessuno era mai riuscito nell’impresa, ma si vociferava che fosse un luogo paradisiaco nascosto alla vista di chiunque avesse un paio di occhi. E di occhi il Continente ne era più costellato di astri in un cielo notturno.

All’improvviso l’Assassina fu destata da un fruscio alle sue spalle. Con un movimento fulmineo afferrò l’arco e scoccò una freccia: appeso all’albero rimase il cappello a punta di un Fato – il maschio della Fata.

“Ehi, potevo rimetterci la testa!” urlò mentre si rificcava il cappello ad altezza fronte.

“Non penso sarebbe stata una grave perdita” ribatté lei.

I due presero a litigare animatamente, attirando l’attenzione delle creature della Foresta. I Testolini dei Rami si sporsero per vedere meglio, i Funghetti Antropomorfi sgusciarono fuori dal terreno e i Cinguettanti volarono da un albero all’altro come impazziti.

Alla fine, ormai senza voce, si concessero una tregua. L’Assassina squadrò il Fato che domandò quale fosse il problema.

“Nessuno. Però sono sempre stata convinta che le Fate fossero solo femmine.”

“È molto sessista da parte tua pensare una tale scemenza. Come pensi nascano le Fate?”

“Tutti sanno che nascete sotto i fiori.”

“No! Nasciamo da una Fata e da un Fato. E voi Umani vi porta la cicogna?”

“Noi Assassini non siamo come gli altri Umani.”

“Quindi voi Umani vi schifate pure tra voi? Grandioso!”

L’Assassina notò un cespuglio muoversi dietro il Fato: senza pensarci troppo scagliò un pugnale centrando il bersaglio.

“Potresti smettere di trafiggere tutto quello che si muove?!”

Il cespuglio si mosse ancora. L’Assassina fece spallucce dicendo che, evidentemente, non era morto nessuno.

Un ringhio acuto e isterico riecheggiò tra gli alberi. Un cappello verde a punta sbucò dalle foglie, poi un’ascia.

“Oh no…” sussurrò lei.

Uno Gnomo, su tutte le furie, richiamò a sé una squadra armata dalla testa ai piedi.

Gli Gnomi, seppur piccoli e apparentemente innocui, erano rinomati per il loro nervosismo e aggressività. Famosi canti elogiavano la loro vittoria contro gli Orchi conquistata a… schiaffi e sassate.

L’Assassina e il Fato scapparono a gambe levate fino alla fine della Foresta Silenziosa, sotto una pioggia di frecce e sassi. Solo a quel punto poterono riprendere fiato, scendendo lungo la collina verso una meta ignota.

A pomeriggio inoltrato la noia si fece sentire. Il primo ad attaccar bottone fu il Fato con un ottimistico:

“Almeno in due siamo più a prova di Gnomi.”

Scoprirono l’uno dell’altra che erano alla ricerca delle Terre Libere. Avevano opinioni diverse su dove potessero essere: secondo l’Assassina si trovavano oltre le Terre degli Orchi, poiché non esisteva luogo più pericoloso; mentre per il Fato erano ancor più in profondità delle Terre degli Oscuri, protette dai piccoli Troll dei Vulcani. Ad ogni modo, dato che la Regione Vulcanosa si trovava poco prima delle Terre degli Orchi, decisero di fare la strada assieme.

Trascorsero un paio di giorni di marcia prima di arrivare alle porte di un villaggio. Decisero di fermarsi in una taverna per riposare e fare scorta di viveri.

Appena misero piede nel locale furono squadrati da tutti i presenti, compresi il barista e lo sguattero. L’Assassina si diresse verso il bancone, invece il Fato prese posto nei tavoli più vicini all’uscita.

“Una pinta di birra ultra alcolica per me e una pinta di Pianta Fiorita ultra analcolica per il mio amico.”

Il barista, con riluttanza, iniziò a preparare i boccali. L’Assassina attese, affiancata da due Troll delle Paludi. Questi ultimi erano celebri per la forza fisica e gli atteggiamenti a dir poco rozzi, ma anche per il cervello piccolo come il becco dei Cinguettanti.

Quando il barista poggiò le pinte sul bancone, subito il Troll a destra rubò quella con la birra ultra alcolica. L’Assassina sorrise alla provocazione e ne ordinò un’altra. Nel frattempo che il boccale veniva riempito, fece scivolare lentamente la mano verso il pugnale da cinta.

“Ecco a lei, signorina.”

Il Troll riallungò il braccio, ma non colse l’Assassina impreparata: estrasse il pugnale e lo piantò nella mano verdastra. Il bestione infuriato afferrò il boccale e fece per colpire la ragazza, ma lei si abbassò e il colpo andò a segno in faccia all’altro Troll. L’Assassina spaccò il boccale di Pianta Fiorita in testa al primo Troll. In un battito di ciglia scoppiò una rissa da taverna degna di essere ricordata al pari di una leggenda.

Elfi, Troll, Gnomi e creature varie presero a suonarsele a colpi di spade, asce, sassi e schiaffoni. Le sedie e i boccali volarono come uccelli in primavera, di tavoli in piedi non ne rimase neanche uno. L’Assassina intrappolò uno Gnomo tra le gambe di uno sgabello e gli ribaltò sopra un tavolo per non farlo scappare. Poi fece a botte con un Elfo.

Il povero Fato, che nel frattempo si era nascosto sotto al tavolo, uscì allo scoperto e con un incantesimo fece esplodere tutte le bottiglie dietro il bancone. Dopo un primo momento di sgomento generale, il barista estrasse una mazza e lo sguattero caricò una balestra.

“Corri!” incitò l’Assassina al Fato.

I due scapparono a gambe levate verso il Bosco Brulicoso sotto una pioggia di frecce e forconi.

Calata la notte, a falò acceso, parlarono di quanto successo alla taverna.

“Sai, non sapevo che le Fate potessero provocare esplosioni” disse perplessa l’Assassina.

“Certo che possiamo! Anzi, ti confesso che far esplodere oggetti è il mio passatempo preferito, sin da quando al posto del cappello portavo un bocciolo.”

“Mi prendi in giro?”

“No! È la pura verità! La diceria che noi Fate usiamo la magia solo per far sbocciare i fiori è un mero pregiudizio. Sì, facciamo anche questo, ma non è di certo divertente come creare piccole esplosioni sotto i sederi dei Saltellanti, incendiare le tane dei Troll o rasare le teste degli Elfi mentre dormono. Non immagini quanto siamo stanchi di sentirci dire che le Fate sono solo femmine e che sono creature pure ed innocenti.”

L’Assassina si prese un momento per riflettere. Provò una sincera empatia per il suo compagno di viaggio.

“Noi Assassini siamo Umani con capacità simili a quelle degli Elfi. Nasciamo così, non c’è un perché. Ma nessuno è in grado di vederci diversamente, quindi siamo vincolati a questo ruolo, questo destino, per sempre. Noi Assassini possiamo essere molto altro, puoi starne certo.”

Si fece l’alba. Il Fato spense il fuoco e l’Assassina preparò le sacche per il viaggio. C’era una strana elettricità nell’aria, come se stesse per succedere qualcosa che avrebbe cambiato il mondo per sempre.

Poco dopo aver mosso i primi passi l’Assassina si bloccò. Il Fato, allarmato, le domandò se fosse incappata in una trappola degli Gnomi. Lei alzò la testa e parlò:

“Stiamo cercando invano. Ascoltami bene:

Cercate le Terre Libere

In cui ognuno per sé può decidere, decidere chi essere veramente.

Liberi da ogni dovere a cui attenere, proprio come abbiamo detto ieri sera! Siamo tutti vincolati da de pregiudizi o ad uno specifico mestiere, solo perché è sempre stato così.

Liberi di brindare, ballare, abbracciare e gli stomaci abbuffare, senza distinzioni di razze.

Cercate le Terre Libere,

In cui ognuno il proprio destino può redigere, significa decidere per la propria vita e cercare la felicità.

Le Terre Libere non sono un luogo segreto da cercare, possono essere ovunque vengano abbattute le barriere del pregiudizio. Le Terre Libere sono ovunque lo desideriamo.”

Trascorsero quattro primavere da quella mattina. Il Fato e l’Assassina vissero assieme in una casuccia su una collina costeggiata da un fiume.

Chi mai avrebbe potuto dire che due creature tanto diverse avrebbero riscritto le leggende?

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Discussioni

  1. Ciao Mary! Bello questo tuo racconto a metà fra il fantasy e la fiaba. Di norma leggo spesso anche i commenti, e devo dire che gli altri autori hanno saputo analizzarlo magnificamente. Una fiaba contro il pregiudizio, una storia sulla ricerca di un’identità e del proprio posto nel mondo. Sarai pur cresciuta con la saga di Alien, ma sei comunque molto brava a infondere leggerezza e ironia alle tue store👏🏻

  2. Non avevo letto questo racconto, è delizioso, una via di mezzo tra Peter Pan e Sergio Leone. Perché non pensi a un mondo per bambini, fatto di Fati attaccabrighe e Assassine con un forte senso della giustizia?

    1. Ammetto di averci pensato un paio di volte a fare dei racconti per bambini, ma, almeno ad oggi, sento di non esserci portata.
      Sarà perchè sono cresciuta con la saga di Alien? 🧐

      1. 😘 E pensa che la settimana scorsa è arrivato Alien/Romulus qui nell ísola in cui vivo. Non sono riuscita ad andarlo a vedere, il primo Alien è stato devastante. Però sì: non è detto che nel futuro ci sia Alien però AI c’è e tu appartieni a quelli che sono pronti a gestirla. Sia chiaro, leggerò di te anche quello che mi turba.

  3. Inizialmente pensavo già che le Terre Libere rappresentassero una metafora. Però, andando avanti col racconto ho notato che grande lavoro devi aver fatto per ogni singolo personaggio.
    La trama e la tua scrittura sono entrambe molto scorrevoli. Complimenti!

  4. Un bel racconto che è forse più una metafora dal profondo significato. Ciò che maggiormente ho apprezzato è la leggerezza della tua narrazione e la giusta dose di ironia per affrontare il tema della diversità che è quanto mai attuale. Ho anche imparato cose sulle fate che assolutamente non sapevo. Molto bello il finale. Brava☺️

    1. Un tema gravoso raccontato con la leggerezza di una piuma. 😼
      Qualche volta serve anche questa, soprattutto quando si impara ad accettare le proprie diversità e quelle altrui. 😸

  5. Brava, Mary. Un racconto leggero, una favola. Né il fato né l’assassina sono solamente ciò che si pensa di loro. Li hai presi a esempio delle vittime del pregiudizio e di coloro che possono allargare il cerchio delle libertà. Oltretutto ci hai messo anche un pizzico d’ironia che non guasta.
    Mi è piaciuto

    1. Per me questo tema è sempre stato un tasto dolente ed esporlo in maniera ironica mi aiuta ad esorcizzarlo.
      Spesso si è vittima del “tu appari così, quindi sei così”, come se le persone fossero incasellate senza possibilità di uscirne.
      È confortante sapere che il messaggio positivo sia arrivato. 😸

  6. Mi piace il modo in cui scrivi, il modo in cui intrattieni chi ti ascolta con la sicurezza di chi sa che il tempo che sta richiedendo troverà soddisfatto chi avrà deciso di metterlo a disposizione. Ed hai una grande capacità di saper scegliere i nomi da dare alle cose.

  7. È bello come ti sia riuscita a costruire un mondo e le sue atmosfere attraverso le parole. Mi sono immerso molto piacevolmente in questo mondo di Fate (e Fati!), gnomi e tutto il resto del brulicare del bosco!

  8. E’ bellissimo come ci insegni ad andare al di là delle apparenze e degli stereotipi, essendo tu per prima te stessa, sempre. Mi è piaciuto il tuo modo di presentarci i personaggi, con i loro pregi, difetti e debolezze. E non hai cercato di renderli perfetti, hai fatto di meglio. Li hai resi perfetti l’uno per l’altra, così come sono, senza cambiarli. Davvero brava!

    1. Il tema degli stereotipi è molto importante per me, sicuramente perché lo sento molto vicino.
      E hai colto in pieno il senso del racconto: rimanere se stessi, con i propri pregi e difetti, oltre ciò che vedono gli occhi altrui. ❤️

  9. Finalmente uno dei tuoi racconti, che sono subito corso a leggere dopo aver ricevuto la notifica. 😁
    Mi ha molto colpito: è palese come tu abbia usato la storia per lanciare un messaggio che ti sta particolarmente a cuore, ovvero quello sui pregiudizi e gli stereotipi. E lo hai fatto in maniera molto elegante, attraverso una storia quasi fiabesca, al termine della quale hai lasciato spiegare all’assassina in maniera inequivocabile il senso del tutto.
    Dal punto di vista tecnico, invece, mi ha veramente sorpreso il modo con cui hai descritto la rissa nella taverna, usando immagini molto evocative e una sequenza di azioni facilmente visualizzabili a mente come in film. Sei stata molto brava, perché le fasi concitate, come le risse e i combattimenti, sono tra le cose più difficili da riportare a parole.

    1. Prima di tutto, sono molto felice che ti sia piaciuto e che il messaggio, seppur scritto quasi ironicamente, sia arrivato! 😻
      Non sono solita scrivere scene di combattimento e non ti nego che ho avuto un paio di difficoltà. È un aspetto su cui voglio prendere più dimestichezza. 😼