
Il fosso
Delta 4 alzò la testa lentamente, quasi impercettibilmente, verso il bordo del fosso. Un proiettile gli fischiò a un paio di centimetri dall’elmetto.
“CAZZO!” urlò abbassandosi, mentre altri proiettili facevano schizzare pezzi di terriccio via dal terreno. Gli fischiavano le orecchie.
Delta 3 lo guardava visibilmente arrabbiato, tra le braccia stringeva il fucile con forza, sentiva le mani sudate e fredde allo stesso tempo dentro i guanti. Se non fossero riusciti a vedere da dove cazzo provenivano i colpi, non avrebbero potuto dare indicazioni ai compagni. Il fuoco di soppressione era senza discussione, era già un miracolo che non gli stessero lanciando granate. Afferrò la radio ed iniziò ad urlare.
“DELTA 3 A HQ, DELTA 3 A HQ, SIAMO SOTTO FUOCO PESANTE”
“HQ a Delta, ripetete per favore, la linea è disturbata”
“CI STANNO FACENDO A PEZZI, DOV’È L’ARTIGLIERIA?”
“HQ a Delta, non c’è artiglieria. Abbiamo una squadra mortaio ma…”
Un’altra scarica di colpi piovve attorno al fosso, Delta 3 non riuscì a sentire il resto del messaggio. Il tronco di un albero esplose e lo schiocco secco portò i due soldati a coprirsi istintivamente il volto.
“DELTA 3 A HQ, RIPETETE”
“HQ a Delta, ci serve un quadrante o il mortaio rischia di piovere su di voi”
“SIAMO A CIRCA 100 METRI NORD-OVEST DAL PUNTO DI RENDEZVOUS, PROVATE 200 METRI SUD-EST, ORE 5 DAL PUNTO DI ESTRAZIONE”
“HQ a Delta, Roger”
Delta 3 urlò al compagno “PIOGGIA IN ARRIVO”
Si tennero stretti l’elmetto sulla testa, coprendosi le orecchie. All’inizio, nulla. Solo qualche scarica di colpi russa qua e là. Non sapevano dove erano i due soldati, ma sapevano approssimativamente che ce n’erano tra gli alberi. Delta 4 aveva gli occhi chiusi. Delta 3 gli aveva sbarrati. Osservava Delta 2, il volto riverso verso il fango, il kevlar perforato. Il foro d’uscita del proiettile che l’aveva colpito era enorme, già lo sapeva. Ne aveva visti tanti. Ma da quella posizione, Delta 2 sembrava solo assopito nei pensieri. Fissava il vuoto, il foro d’uscita era nella sua schiena.
Poi, venne la pioggia. Un fischio, un boato. Un altro fischio, un altro boato. Urla. La sensazione istintiva di fuggire lontano, di urlare, allo stesso tempo il non riuscire a muoversi. L’adrenalina pompava nelle vene e la risposta primordiale del fight or flight premeva perché Delta 3 facesse letteralmente qualsiasi cosa per portarlo fuori di lì. Delta 4 stava urlando qualcosa, ma non la sentiva. Non sentiva nulla. Lo vedeva in posizione di tiro che faceva fuoco. Aveva indovinato la posizione del nido. I bossoli vuoti del fucile di Delta 4 schizzavano dentro il fosso. Si affacciò in tempo per vedere un russo correre. Un’esplosione lo dilaniò, una gamba volò in una direzione diversa dal busto. Delta 4 aveva appena centrato un secondo soldato. I russi stavano cercando di fuggire dal nido della mitragliatrice. Delta 4 lo strattonò e gli urlò qualcos’altro che non riusciva a capire. Gli buttò un fucile in mano ed un proiettile gli sfiorò una spalla, un pezzo di stoffa volò. Si girò e scaricò urlando tutti i colpi che aveva rimasti in direzione di qualcuno che Delta 3 non vide. I bossoli non uscivano più, aveva finito i colpi. Urlò qualcos’altro, probabilmente per segnalare che aveva finito i colpi, gli diede un’altra botta sulla spalla. Delta 3 si risvegliò e imbracciò il fucile. Meccanicamente, il calcio stretto alla spalla, l’indice della mano destra in pre-fire, il mirino davanti all’occhio destro, sapeva già grossomodo dove mirare. si sporse fuori dal fosso e vide un russo. Anche il russo lo vide. Il proiettile 5,56 Nato vide il russo. Il proiettile 7.62 non vide Delta 3. Il russo cadde all’indietro senza emettere suono. Delta 4 aveva inserito il caricatore nuovo, era uscito dal fosso e faceva segno con la mano, 2 dita in direzione di un albero. Dovevano muoversi a raggiungere il punto di estrazione. I fischi erano terminati, l’udito lentamente tornava. Era tempo di abbandonare il fosso. Delta 3 si girò verso Delta 2, accennò un saluto col capò, ed uscì.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa
Molto molto coinvolgente. Mi hai fatto entrare nell’azione della battaglia, descritta in maniera accurata con gli occhi dei protagonisti. Ho apprezzato molto la parte di “spaesamento” che mi ha ricordato la parte iniziale di “Salvate il soldato Ryan”. Bravo!
Grazie! Ho pensato di provare a raccontare la parte di una battaglia vissuta in prima persona dal protagonista, ma al di fuori di un racconto effettivo o una serie. Non ho infatti usato nomi di personaggi o luoghi per questo motivo. Sto ancora pensando se fare effettivamente un qualcosa con un filone narrativo, sempre in tema di guerra, o chiudere questo esperimento e dedicarmi ad un genere differente.