Il giustiziere della notte

Paola, dopo molti colloqui, finalmente trovò lavoro in un agriturismo presso le periferie di Ragusa, come cameriera. Le avevano detto che per arrivarci doveva passare per una strettoia dove succedevano spesso incidenti stradali, anche mortali, ma lei non si fece intimidire, pensò solamente che sarebbe stata prudente. Passò la settimana di prova e andò tutto bene: i proprietari dell’agriturismo furono sodisfatti di lei quindi l’assunsero.Era estate e il locale iniziò ad essere strapieno di gente. Una sera, un gruppo di amici, sconvolti, entrarono e chiesero aiuto; una loro amica aveva avuto un inidente con la macchina. Tutti accorsero e la fecero sdraiare sul lettino della piscina. Dopo qualche minuto, dopo essersi ripresa, la ragazza iniziò a raccontare la sua disavventura: disse di esser scampata ad un incidente e che aveva visto un fantasma! I presenti si guardarono in faccia sbigottiti ma gli amici assicurarono che la loro amica era una ragazza normale, che non faceva uso di alcolici o di droghe. Lei non credeva ai fantasmi però ne aveva appena visto uno. Raccontò che era alla guida della propria auto e stava per raggiungere i suoi amici all’agriturismo quando, in lontananza vide la figura di un uomo in mezzo alla strada e, man mano che si avvicinava si faceva sempre più chiara. Stupita notò che era vestito con abiti d’epoca, un lungo mantello e cappello grande in testa . Pensò che poteva trattarsi di una qualsiasi persona che attraversava la srada , ma in quel tratto non c’erano abitazioni. Impaurita accese i fari abbaglianti e vide che quell’uomo rimaneva fermo al centro della strada senza spostarsi. Il cuore iniziò a batterle all’ impazzata e, presa dal panico l’ istinto fu quello di frenare ma invano perchè non rispondevano ai comandi. Pensò che avrebbe ammazzato quella persona investendola quindi tentò di scansarla ma era troppo tardi: chiuse gli occhi per un istante, aspettando il botto del corpo, e invece sentì la sua macchina contro un albero battendo la testa contro il volante. Dopo qualche secondo aprì gli occhi, sconvolta. Tremante prese il cellulare dalla borsa e riuscì a fare il numero di telefono di una sua amica che si trovava già al ristorante con la comitiva; la soccorsero subito e chiamarono l’ambulanza perhè aveva riportato delle ferite alla fronte e a una spalla. All’agriturismo, tutti i presenti rimasero sconvolti da quel racconto, compresa Paola, poi arrivò l’ambulanza e la ragazza fu trasferita in ospedale. Per fortuna quella serata passò, anche se a rilento, e finalmente Paola si preparò per tornare a casa. Strada facendo vide dei vigili e un carro-attrezzi che cercavano di caricare un auto schiantata contro un albero: doveva essere quella della ragazza di prima. Ripensò alla sua visione e le vennero i brividi. Arrivò la fine di agosto. Le serate erano divenute un pò più fresche e la gente iniziava a rientrare dalle vacanze dopo essersi rilassata quindi all’agriturismo c’era meno caos. Una di quelle sere, dopo aver cenato, si intrattenne un pò con le colleghe. All’improvviso si udirono dei tuoni in lontananza e si alzò il vento cosicchè Paola salutò e salì in macchina per ritornare a casa. Come sempre imboccò una stradina che la portava alla statale115. Il vento aumentò, la ragazza chiuse il finestrino, cercò di restare calma e di essere più prudente possibile. Accese la radio ma non c’era frequenza quindi cercò di cambiare stazione distogliendo lo sguardo dalla strada; in quel momento fu invasa da un brivido per tutto il corpo: alzò gli occhi e vide una persona davanti a lei. Entrò in panico, cercò di scansarlo ma la manovra fu brusca e uscì fuori strada. Riprese il controllo dell’auto ma quell’essere le fu nuovamente piazzato davanti. Inutile il tentativo di riprendere la gestione del veicolo: l’ auto precipitò nel burrone. In quegli ultimi istanti, pima dello schianto ripensò all’episodio raccontato da quella ragazza soccorsa dai duoi amici: diceva il vero! Aprì gli occhi e vide davanti a sè il tronco di un albero conficcato nel parabrezza, scansandola per un pelo. Le luci della macchina erano accese.Uscì fuori e lui era lì:

Ti aspettavo.

Paola ebbe un tuffo al cuore vedendo quell’uomo vestito come a carnevale: era il fantasma. Si fece coraggio e iniziò a parlargli.

Chi sei? Cosa vuoi da me?

Sono il conte Jerard.

Ti rendi conto di quello che hai fatto? Per poco ci restavo secca. Tu sei pazzo!

Sì, sono impazzito e voi tutti verrete con me!

Tutti?

A questo punto la ragazza sentì delle voci: si girò e vide molte persone che la guardavano. Rabbrividì. Poi si accorse che dentro la sua auto c’era lei, china sul volante, senza vita.Un urlo le si fermò alla gola, poi si girò verso il conte e riuscì a sussurrare:

Sono morta…

Egli anuì. Paola iniziò a gridare come una matta colpendolo con pugni e calci ma lui la bloccò e la strinse a sè.

Calmati ti prego… ti spiegherò tutto.

Gli raccontò che in una fredda notte del 1800d.c. litigò con la contessa Elizabeth, sua moglie, andando via furiosamente dal castello. Dopo qualche ora si rese conto dello sbaglio che aveva fatto e decise di chiederle scusa ma, durante il tragitto, forse perchè era pensieroso, non si accorse dell’arrivo di una carrozza che lo travolse. Morì subito.Non ebbe il tempo di chiedere perdono alla sua amata ed era molto arrabbiato; era questo il motivo per cui ogni mercoledì alle dieci di sera, chi si trovava in quella strada faceva loro del male: quello che fecero a lui, egli lo rifaceva agli altri.

Sono un’anima dannata, lo capisci?!

Questo non ti giustifica, non puoi far morire tante altre vite per la tua rabbia!

Lei è salita in cielo mentre io sono sempre quì! Non potremo mai più stare insieme e questo mi fa troppo male!

Paola per un attimo dimenticò quanto era successo.

Ascolta, sai dove riposa?

Certo…

Portami da lei.

Ma he dici?

Senti, mi hai fatto morire ed io ti chiedo solo questo, portarmi nella sua tomba!

In pochi secondi si trovarono davanti alla lapide della contessa.

Com’era bella… aveva un viso dolcissimo…- bisbigliò la ragazza.

Il conte iniziò a piangere e Paola lo abbracciò.

Piangi pure conte… Sfogati, e tutta la tua rabbia uscirà dal tuo corpo.- poi, guardando la foto della moglie il conte disse con voce straziata:

Mia amata… La vita non mi ha dato il tempo per chiederti perdono… Se solo avessi sentito arrivare quella maledetta carrozza!…Ti chiedo di perdonarmi lo stesso, anche se sono passati tanti secoli… Anche se non sono mai venuto a trovarti per dirtelo! Perdonami!

All’improvviso una luce bianca discese dal cielo, piena di stelline dorate, e con esse, la contessa Elizabeth, bellissima, vestita di bianco… era un Angelo.

Amore mio, eccomi…

Il conte alzò lo sguardo.

Tu?

Sì… Adesso che ti sei purificato l’anima chiedendo perdono, sei pronto.

Pronto?…

Sì… Per salire in cielo.

Jerard guardò Paola, incredulo.

Salirò in cielo con lei… Ed è merito tuo… Grazie… Perdonami se ti ho tolto la vita…

Gli occhi di Paola si riempirono di lacrime. Ripensò alla sua disgrazia.

Lei vivrà- rispose Elizabeth rivolta al conte – Sarà il nostro regalo!

Paola, ricorda- concluse il conte – Se devi chiedere scusa a qualcuno non perdre tempo, fallo subito…- gli sorrise e dopo qualche secondo, quella luce immensa salì verso l’alto portando i due sposi con sè.

Paola si svegliò. Aprì gli occhi piano piano e vide che si trovava in un letto d’ospedale. Sorrise. Lo spirito della contessa aveva mantenuto la promessa.Adesso, lungo quella strada, non sarebbe più successo niente, perchè l’anima dannata del conte era stata liberata… per sempre.

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Discussioni

  1. Un racconto dal finale imprevedibile che lascia spazio a la riflessione sul valore che ha chiedere scuse senza perdere tempo, e della parola data , valori che in questo tempo si stanno perdendo dentro il proprio io .
    Brava !!!!