
Il match di Lazzi
«E allora qual è il problema?» fa Gianca prima di sterzare novanta gradi dentro al tratteggio giallo come nei film pacco che si guarda lui tipo Italian Job, dove entri in derapata anche per parcheggiare al Lidl. «Sbombatela e basta e ti ci risparmi pure le cene assieme.»
«Il problema è che io…» fa Lazzi passando da una smorfia di orrore, «…io la amo», a inondarsi di luce, ancora aggrappato alla maniglia come un macaco che difende sé stesso e la sua banana brandendola come una spada.
«Genio, mo’ ti becchi tutto il tabacco sui sedili» faccio io dando un colpo sul poggiatesta di Gianca, mentre l’acre delle gomme bruciate mi si incolla in un punto fra il naso ed il cervello.
«Ma quanti anni ha questo?» si gira Gianca con la manona spalancata verso Lazzi che sembra volerselo divorare in un boccone. Ma io non lo cago e continuo a sbattere le mani sugli sfilacci di tabacco che però entrano dentro ai buchi della tappezzeria. E poi so che è retorico, con Lazzi ci abbiamo fatto pure l’asilo, quando per le troppe pallonate che Gianca gli lanciava in testa lui si pisciava addosso. Lo facevo anch’io, è vero. Però piano, erano dei colpetti, perché’ reagisse, invece di starsene come un coglione coi pantaloni fradici di piscio.
«Gli è venuta la Tinderite» mi aveva Sara facendo brillare l’ultimo tiro, prima di spegnere il Drum sul muretto da cui era saltata giù.
«Allora belli, io vado. Voi rimanete qui» ci fa Lazzi e lo specchietto della portiera che apre mi riflette lui che guarda me e poi la strada dove Lazzi cammina senza voltarsi indietro.
«E adesso ci chiama pure belli?» fa Gianca con la mano a pancia all’aria come a raccogliere un miracolo.
«Dopo un po’ ti rompi il cazzo di tutto e tutto quello che vuoi è cambiare. È capitato anche a me, quando ho mollato Roby.»
«Sì, ma che c’entra? L’ultima volta che Lazzi ha baciato una ragazza è stato vent’anni fa, prima che scoprisse e forse anche le seghe. E poi cosa vuoi che freghi dell’avventura a uno vive ancora con sua nonna?»
Mollo Gianca nella sua posizione da falso elemosiniere e mi lancio a seguire Lazzi. Sento la portiera sbattere dietro di me e lo sferragliare delle collane di Gianca che picchia sui sedili. Sicuro che ora si mette a gremare.
«Ti viene l’impressione che quello cerchi sia una specie di bestia marina. Che sia sempre stata lì ad un passo da te, ma che più tenti di stringere e più ti sfugge, magari per ributtarsi nell’oceano e là adiós amigos. Poi fai un match e ti convinci di avercela nel sacco. Che il momento è finalmente arrivato.»
«Lazzi, aspetta che non hai idea. Quella è lì col ragazzo, capisci? Ma sai che tipo è?»
Lo afferro per la camicia a quadri ma le sue gambe secche e tristi continuano a fare passi enormi, di quelli che non ne ho mai visto fare al Lazzi che conosco io, al Lazzi ingobbito come a nascondere la sua ridicola altezza. Io rimango con la camicia in mano e Lazzi in canottiera dove si disegna il duro percorso delle sue ossa.
«Se si è messo in testa di andare fin là accompagnalo, ma fallo ragionare. Se gli dici che è una stronzata e basta non serve. Deve avere l’impressione che è lui a scegliere. E non andate con quel coglione di Gianca.»
Io non vedevo nulla ma sentivo il calore liberato dall’asfalto dopo dieci ore di sole, le cicale che cantavano dai rami sopra di noi, e il profumo alla nocciola dello shampoo di Sara che faceva sembrare ancora più giusti i suoi consigli. Poi aveva voluto vedere la foto che mi aveva passato Lazzi e si era fatta silenziosa. Solo quando era entrato il blocco automatico ed eravamo ripiombati nel buio aveva detto «io questa tipa la conosco. E anche il suo ragazzo».
«Va bene, siete usciti. Ti ha detto che era confusa e ti ha dato un limone.»
«Un bacio!»
«D’accordo, un bacio. E poi ti ha detto quella cosa assurda.»
Mi piazzo di fronte a lui lanciandogli la camicia sui piedi. La calpesta. Questo vuole entrare per davvero.
«Ma non ti rendi conto che ti prendono per il culo?»
«oh Pie, adesso levati.»
Lazzi fa per passarmi davanti. Tento di afferrarlo. Le mani scivolano sul tessuto sudato e sento il suo cuore pompare che fa spavento, come se dentro di Lazzi ci fosse qualcosa che sta facendo a pugni per uscire. Si divincola, però riesco a trattenerlo per la tasca dei jeans. Ma è un istante, perché quello che tocco dentro mi raggela prima la mano e poi tutto il corpo, mentre Lazzi apre la porta del bar.
«Scommettono. Su qualsiasi cosa» aveva detto Sara prima di iniziare a spiegarmi tutto in un’oscurità dove non sentivo più nulla.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
“Apprezzo molto ricevere osservazioni su ciò che si sente mancare nei racconti e consigli per migliorare”
Ciao Giuseppe, no, non volevo permettermi di dirti che mancassero dei concetti, ci mancherebbe 😂. Intendevo proprio nel senso letterale del termine, è rimasta qualche parola nella tastiera senza finire nello schermo.
Immagini molto vivide, qua e là c’è qualche parola mancante.
Ciao Roberto e grazie per aver condiviso un commento! Apprezzo molto ricevere osservazioni su ciò che si sente mancare nei racconti e consigli per migliorare 🙂 Un saluto