Il mephisto valzer
Il violino gemeva, sfiorato dall’archetto, producendo una melodia suadente, oscura, che penetrava nelle pieghe della notte come un incantesimo tessuto su note antiche e promesse sussurrate. I piedi le apparivano leggeri, mentre scivolava sull’antico marmo della sala. Scalza, con il corpo esposto agli sguardi mortali e immortali, era immersa in un’illusione di eterea leggerezza che la musica infondeva in ogni sua fibra.
Ogni strega o stregone, appena giunto all’età adulta, si stava lanciando in quella danza. Tra i drappi di velluto rosso e i petali di rosa, l’odore d’incenso e i sigilli rituali permeavano l’aria. Le fiammelle tremolanti delle candele, poste su candelabri anneriti, illuminavano i loro volti, cogliendo le palpebre socchiuse e le labbra semiaperte da respiri affannosi. La tensione era palpabile, scorreva sottile in ognuno di loro, e anche in lei, nel suo cuore che martellava a ritmo di musica.
Quel giorno era arrivato, eppure le era sempre sembrato così lontano: il Rito della Scelta, l’iniziazione che avrebbe sancito il suo ingresso effettivo nella congrega come strega adulta, con il pieno possesso delle proprie capacità . Ogni fibra del suo essere vibrava per l’eccitazione, mentre un febbrile terrore, voluttuoso, l’assaliva. Le note l’avvicinavano sempre di più al suo destino; ogni giro di valzer la conduceva più vicino a quel patto, a quel legame che avrebbe dovuto onorare fino all’ultimo respiro.
La melodia, alle sue orecchie, si fece più profonda e intensa, mentre si abbandonava completamente alla vertigine dei suoi giri solitari. Il petto iniziò ad alzarsi e abbassarsi al ritmo della musica, e i suoi passi divennero sempre più ampi, fluidi. Sentiva il calore dei corpi degli altri iniziati, udiva il loro cuore, l’eco della sua stessa paura, che lentamente si dissolveva, lasciando spazio a qualcosa che non avrebbe mai saputo spiegare: un’estasi che la trasportava in uno stato simile alla possessione.
Quella danza era un’offerta: stava offrendo il suo corpo appena sbocciato, nei suoi anni migliori, la sua anima e il suo cuore, in cambio di un potere latente, peccaminoso, profano.
Qualcosa nella musica cambiò. Non fu un suono improvviso, bensì la distorsione del valzer stesso, come se una nota più scura si fosse tessuta nel cuore della melodia. Fu allora che la sentì: un’ombra strisciare verso di lei, avvolgerla, baciarle il corpo come un amante desideroso della sua carne, prima di iniziare a danzare con lei.
Non era un’ombra qualunque prodotta dalle candele, ma un’oscurità profonda e densa, che si allungava dal bordo della luce come se la notte stessa si fosse condensata. Quell’ombra la gelò per un istante, prima che iniziasse ad ardere.
Aprì gli occhi, ma la vista era annebbiata dal vortice dei giri e dall’intenso profumo. Non aveva bisogno di vedere. Lo sapeva, ogni sua fibra lo sapeva: era stata scelta.
L’ombra non era statica, ma si muoveva con grazia ultraterrena, stringendola sempre più a sé e assumendo via via maggiore consistenza. L’avvolgeva tra le sue braccia di tenebra, trascinandola in una spirale di mistero e seduzione.
Il suo essere iniziò a desiderare quel contatto, mentre delle mani cominciavano a cingerla, una spalla a guidarla e delle labbra a piegarsi in un sorriso. Vacillò per un istante, ma quell’essere profano e ultraterreno la sostenne, guidando i suoi passi in un silenzioso duetto che era, al tempo stesso, una resa e una promessa.
Ogni altro essere presente svanì, mentre i loro corpi si fondevano e le labbra del suo compagno si posavano sulla sua spalla. Un bacio che bruciò come l’inferno, che la marchiò con il suo simbolo. Allora lei, la strega, aprì gli occhi, ricambiò lo sguardo infernale e impose il suo sigillo su quelle labbra, legandosi al demone per l’eternità .
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