
IL MIO PARADISO TERRESTRE
È un bel pomeriggio di Aprile, sono coricato, il volto verso il cielo e gli occhi a guardare le nuvole grosse e bianche, che imperterrite fanno a gara tra l’azzurro del cielo, in una corsa che non si fermerà mai, come il tempo che passa veloce su tutto e tutti.
Il mio corpo è perfettamente immobile, le braccia sono aperte larghe all’altezza del mio petto nudo. Le mani stringono l’erba. Le mie gambe giacciono inermi tra i fiori di campo, quelli gialli di cui mai ho conosciuto il nome, ed io simpaticamente li ho sempre chiamati i fiori delle api, perché è li, su quella gialla tovaglia in miniatura, che le ho sempre viste consumare un pranzo succulento.
Il vento accarezza le mie nudità senza inferire sul mio animo così distrutto. Mi pare di sentire la sua voce, che alle orecchie mi appare quasi un canto consolatorio.
Il sole mi sorride. Due rondini volano alte, tanto da apparire solo come due piccoli puntini neri nel tanto azzurro. Sono zitto, ascolto solo, e come godo di tutto questo!
Questo è amore, il vero amore, quello che mai ti tradirà se anche tu lo saprai colmare di affetto e attenzioni.
Poco lontano da me, qualche metro più a valle il Nure scorre veloce. Ne sento chiaro il suono dell’acqua che segue il corso degli eventi, e non si ferma, scappa quasi verso il Po, verso il mare.
Tutto intorno a me è un continuo moto ed io invece vivo cercando di immortalare questi momenti e renderli solo miei, per quell’io in pace con se stesso, ora che sono qui a ritagliarmi tutto per me un angolo di Natura, di pace, di serenità, di amore.
Da pochi giorni la primavera è arrivata sulle pagine del calendario, e la Natura ha eseguito l’ordine della vita e ha colorato il mondo con le sue tante ed innumerevoli sfumature.
Viole, Primule, Peschi in fiore, il verde dei prati, delle montagne, il respiro del mondo, il canto degli uccelli, il paradiso.
Respiro a pieni polmoni tutto l’ossigeno, che candido, è parte di questo habitat da favola.
Inghiotto l’aria a fiotti, come se entrandomi in circolo con il sangue, possa portarsi via ogni mio dolore fisico e dell’anima.
Mentre altre nuvole si rincorrono la in alto, socchiudo gli occhi e m’immergo ancora di più in questo mondo di quiete, quando a riportarmi desto a ciò che succede, è una voce di donna.
Ma non è più la tua voce quella che sento, la tua non la sentirò più, non la vorrò mai più ne ascoltare ne sentire, non voglio che qualcosa di tuo venga qui ad inquinare questo momento, già ho il tuo ricordo accanto, che per quanto io scappa lontano, mi segue senza abbandonarmi un solo secondo.
Il maledetto ricordo di quel giorno. Quanto è ancora aperta la ferita che hai lasciato nella mia anima, ed oggi sono qui in cerca di sollievo, tra la natura, tra le sue meraviglie, nella mia valle, tra i miei monti, nella mia casa naturale, nel mio mondo, lontano da te con il corpo, ma purtroppo non con la mente.
Quante volte con me, stesa sull’erba di questi prati, hai fatto l’amore, urlato di gioia, pianto per felicità. Quante volte mi hai promesso amore eterno, figli, ed un futuro sempre insieme, assieme a me e a questa meravigliosa cornice, che ora mi rivede solo, senza di te.
Ora attorno a me si stringe la mia terra ed i suoi frutti, a proteggermi da te, dalle tue false verità, dalle tue illusorie promesse, dal tuo ingannevole amore.
Mi metto a sedere, con le gambe distese, ed i gomiti appoggiati a terra. Ruoto la testa a destra e a sinistra per vedere da dove e da chi mi sono arrivate quelle dolci parole di saluto.
Non vedo nessuno, ma la voce sussurra sempre il mio nome.
“Giorgio….Giorgio….” rispondo a quella voce salutando.
Mi alzo in piedi. Sono scalzo e l’erba mi da un sottile sollievo ai miei piedi, solleticandoli un poco.
Il vento mi accarezza, le rondini hanno abbassato il loro volo, sono quattro e fanno a gara intorno al mio corpo. Apro le braccia e poi le alzo in alto.
Sento delle note scendere dal cielo. Il Nure alza la voce e le punte delle piante prendono a schiaffi il vento, come le mani esperte di un chitarrista si scatenano sulle corde tese, creando musica e non suoni. Un coniglio si è affacciato dal cespuglio. Dal Nure avanzano due piccoli cinghiali e dagli alberi scendono gruppi di scoiattoli.
Sono tutti con me, li su quel prato verde, palcoscenico della mia rinascita, della mia nuova vita, lontano dal tuo mondo, immerso e vivo nel mio mondo, nella mia valle.
È un grande ballo.
Il vento mi cattura e mi avvolge, mi alzo in volo sulle sue ali. Sorrido felice, sono leggero, libero.
Le rondini mi guidano, e presto un Falco Pellegrino ci raggiunge. Sorvolo alberi, prati, il Nure e i suoi piccoli affluenti.
Una ragazza bionda , vestita solo di veli azzurri, mi viene incontro mentre mi sorride. Mai vista prima in vita mia. Raggiunge le mie mani ed ora voliamo assieme, portati a spasso dal vento.
Ci abbassiamo e poi riprendendo quota, sorvoliamo la mia amata montagna.
Addio cara mia, tu non sei degna di questo paradiso, di quello che offre, del suo regno, che ora è il mio, delle sue bellezze del suo amore, così come non sei più degna del mio amore.
Ora amo, e riesco a farlo con vero e puro sentimento, lontano dai piaceri mortali.
La bionda mi sorride, e nei suoi occhi vedo riflesso tutto ciò che vi è di meraviglioso in questi boschi, in questi monti, in questa vita.
Ciao a te e al resto del mondo, io resto qui in questo che è il mio paradiso terrestre.
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