
IL PACCO
Serie: Le Venti Clessidre
- Episodio 1: 3 AMICI AL BAR
- Episodio 2: LA PIRAMIDE DEL MEGALOMANE
- Episodio 3: NeferTARI
- Episodio 4: DUNE E ADUNATE
- Episodio 5: LA TRIPLICE “L”
- Episodio 6: ETIMOLOGIA
- Episodio 7: PROLOGO
- Episodio 8: EPILOGO DEL PROLOGO
- Episodio 9: IL PACCO
- Episodio 10: QUESTIONE DI SHARM
STAGIONE 1
Era una calda mattina d’estate – non so in che anno di grazia e in ogni caso di Grazia ne parlerò ampiamente più avanti -, come tutte le mattine egiziane in quella stagione estiva, solo che quella era ancora un’altra mattina particolarmente bollente per Neferneferuaton, così bollente da dover cercare del ghiaccio per raffreddarla. Eh sì, le sue erano state proprio delle prove impegnative perché aveva passato delle notti magiche (G. Nannini) inseguendo.…tutti i desideri di Alice, una giovane insaziabile amante prosperosa di vent’anni più giovane di lui. Cosicché anche in quella mattina si prosperava – prospettava, scusate il lapsus – un’altra battaglia campale con 40 gradi all’ombra del lenzuolo (film del 1976) per Nef, così lo chiamava Alice nell’intimità.
Neferneferuaton ce la metteva tutta, o meglio, ce lo metteva tutto, dappertutto e senza risparmiarsi.
“Sì! Dai! Ancora, non ti fermare! Hmmm! Lo voglio ancora e di più!!!” lo incalzava Alice, mentre lui la incitava con parole infuocate: “Sì, così! Brava! Guarda che bel regalo che ti faccio! Tu sei l’unica donna per me (Alan Sorrenti)”. Poi una richiesta meno sensuale: “Cambiamo posizione Alice dai, mi sta venendo un crampo”.
I due amanti, senza alcuna imposizione – neanche quella delle mani -, cambiarono posizione ricercando una posizione ottimale che non facesse male ma che soddisfasse entrambi; la clausola “soddisfatti o rimborsati” non veniva applicata perché chi “veniva” per primo, per forza era soddisfatto, anche se “veniva precocemente”.
L’atmosfera diventò incandescente quando Alice, senza vergogna, sussurrò qualcosa all’orecchio di Nef, forse un gioco erotico indicibile non ancora sperimentato. Fu come gettare benzina sul fuoco della passione tanto che i due corpi, avvinghiati in un amplesso senza fine, si trasformarono in un groviglio di mani, piedi, lingue, un intreccio carnale che ognuno di noi può ben immaginare, chi in base alla propria esperienza personale e chi per essere stato spettatore consapevole e compiaciuto di tante pellicole hard, una volta, o visitatore di siti porno, oggi.
“Se non mi fermo mi viene un trombo, devo smetterla altrimenti rischio un infarto se la tr***o ancora” pensava Nef quando in quel preciso istante qualcuno bussò (e non era la luna, e neanche la figlia di Loredana – una ragazzina figlia di una nomade che si divertiva a bussare per scherzo, come si divertiva fare qualche tempo fa un ragazzotto un po’ cresciuto di nome Matteo).
“Ho un pacco per la signorina Alice, lo lascio davanti alla porta” gridò un fattorino un po’ bruno di carnagione, di una famosa multinazionale egiziana specializzata nelle consegne porta a porta, non solo con la vespa dopo le ventitré, ma nell’intero arco della giornata: la EGIZON PACK del magnate Bez Os El Mansour. (Ma più di tre indizi non fanno una prova? Non lo so, ma Bruno Vespa a Porta a Porta fa tanta audience dopo le ventitré).
“Fermati un attimo!” esclamò Nef spostando l’amante insaziabile come un pacco, cercando poi le mutande (neanche esistevano a quei tempi) senza trovarle, ovviamente. “Vado a vedere chi è.” Dopo aver aperto la porta e portato il pacco in casa Neferneferuaton lo appoggiò sul letto. “È per te amore!”
“Che bello, lo apro subito!” Alice, fortemente incuriosita da quell’insolito pacco, si sedette sul bordo del letto mostrandosi senza pudore in tutta la sua sensuale bellezza. La curiosità era tanta, come “tanta” era lei per lui, nuda con quei seni prosperosi e ben modellati che sfidavano le leggi gravitazionali e che lui non smetteva mai di osservare compiaciuto, oltre a tutto il resto.
Alice aprì il pacco senza esitare un attimo e il suo viso inorridì alla vista di tanto inaspettato orrore. Ne seguì un grido acuto e terrificante che trovò Nef impreparato: “AHHHHH! PER RA(perdio)! UNA TESTA MOZZATA!!!” La testa decollata (non librata in cielo) e sanguinante di un uomo, rasata, segnata in fronte da due lettere “G” di colore rosso, era il macabro contenuto di quella scatola (e pensare che fino a poco tempo fa ero convinto che San Giovanni decollato fosse il protettore dei piloti per scoprire poi che era il soggetto lugubre di tanti quadri con teste mozzate e di un film di Totò). I temibili testimoni di Geo & Geo non erano più solo una voce, erano una terribile realtà. Il loro credo li portava ad adorare il dio Mehen, raffigurato in un uruboro, un serpente che si mangia la coda e che di solito viene rappresentato a forma di cerchio, la stessa forma della terra.
Alice era sconvolta alla vista della testa mozzata o decollata (a seconda dei gusti), non riusciva proprio a cancellarsela dalla mente. Neferneferuaton l’aveva riportata a casa; cercava di rincuorarla ma non trovava le parole adatte, penso per via di uno smarrimento momentaneo. Allora le se avvicinò e l’abbracciò forte, con una stretta che diceva molto più delle parole: “Non avere paura piccola, ci sono io, sei in buone mani Alice”. Parole riprese da un Ispettore che per molti è un mito anche se non guida una Mito ma è comunque a bordo di un’Alfa (l’Ispettore Coliandro).
Alice guardava i gatti – ne aveva tre -, e i tre gatti guardavano Alice mentre il sole a poco a poco si avvicinava (De Gregori).
Ma chi era Alice? Alice era una delle ancelle della regina Nefertari che l’aveva anche scelta per quel nome così strano e fuori dal comune dopo le solite Amatullah, Bahiyyah, Fawziyah, Mahabbah, Zurmurrud, Qudsiyah, Tabassum, Shahirah (forse da questo nome deriva Shakira, la cantante che si contende con Jennifer Lopez il primato per il miglior lato “B”, e non quello dei nuovi richiestissimi dischi in vinile). Nefertari voleva un’ancella dal nome straniero e Alice faceva al caso suo. Quando attendeva nella sua stanza Alì, un giovane e bel ragazzo prestante per qualche incontro molto ravvicinato, era solita chiedere alle schiave: “Alì c’è?” e Alice poteva essere una chiave di salvezza. Raggirare Ramses era più facile. “Stavo chiamando Alice, la mia ancella preferita” era la frase pronta per l’occasione e Ramses, come tutti gli uomini dotati di un solo neurone, ci cascava, e da Dio.
Alice era entrata nelle sue grazie da quando Grazia, l’ancella preferita, era uscita a comprare Grazia – una rivista – per non rientrare più perché era finita nell’edicola vicina dove era finita Grazia, cosicché, dopo essersi allontanata per trovarne un’altra aperta con ancora qualche copia di Grazia, Grazia era finita nelle mani di una setta di Ottomani, quattro violentatori poi catturati e condannati a morte, ai quali il faraone non aveva concesso la grazia; disgraziatamente Grazia non fu mai più vista e Nefertari non ebbe la sua rivista (grazie a Dio è finita qui senza gloria la storia di Grazia, mentre quella di Alice desterà sicuramente maggiori meraviglie, ma solo nel suo paese. Se qualcuno, giustamente, vuol mandarmi a quel paese non mi faccio meraviglia, la storia di Grazia è una storia disgraziata che ho raccontato forse con poco tatto ma molta grazia; per chi l’ha apprezzata dico solo grazie, e ancora grazie a Grazia per questo infinito, insperato e rocambolesco gioco di parole.
Sento già gli applausi: “Grazie, grazie tante”).
Alice viveva in un appartamentino nelle vicinanze del palazzo del faraone dove Neferneferuaton era oramai di casa. Stavano comodamente sdraiati su di un confortevole divano con dei cuscini colorati, di stile classico egizio, una chaise longue con intarsiata la testa della Sfinge da un capo, e la sua coda dall’altro; la vista che si presentava ai loro occhi dal terrazzo dell’appartamento era splendida e dava sulla città da un lato, e sul Viale delle Venti Clessidre dall’altro con ben visibili in lontananza le piramidi, quando Neferneferuaton ebbe un sussulto:
“Ho visto un gatto!”
“Io ne vedo tre!” disse Alice con una battuta ironica. “Guarda bene lì in fondo, osserva attentamente la prima clessidra, in alto c’è la testa di Miw” continuò. Neferneferuaton aveva notato qualcosa di strano. Le clessidre avevano alle due estremità una scultura raffigurante la testa di animali sacri: una testa di Anubi, il cane dei faraoni, e una di Miw, il gatto venerato dagli egiziani. La mattina il gatto troneggiava sulla parte alta mentre il cane in quella bassa e a testa in giù, posizioni che s’invertivano dopo la rotazione delle ore tredici. Era pomeriggio e la testa di Miw si vedeva benissimo, e non era a testa in giù. Quell’anomalia lo mise in allarme, perché Neferneferuaton non era un semplice funzionario egiziano, era di più, era un importante agente dei Servizi Segreti egiziani: le famigerate “SS”, la Société Secrète égyptienne, che altre “SS” pensavate? L’incarico gli era stato affidato direttamente dal faraone Ramses II, che dimostrava così di non fidarsi pienamente del visir, forse per alcuni atteggiamenti ambigui e apparentemente indecifrabili.
“Mi dispiace, devo andare il mio posto è là! (Pooh in Tanta voglia di lei)” disse Neferneferuaton guardando Alice, “Devo scoprire cosa sta succedendo.” Nef le si avvicinò, le diede un bacio veloce ma non meno sentito (comunque con lo schiocco), e si allontanò rapidamente. Del suo segreto non ne aveva fatto mai parola con nessuno, e neanche con Alice; voleva farlo, avrebbe voluto farlo, ma non lo fece per non inquietarla: ma tutto questo Alice non lo sa.
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Tutt’altro!, caro Fabius! La tua narrazione mi ha lasciato vedere parecchie cose dietro il sipario delle parole da te adoperate. Forse non era molto empatico il commento? Capita, risolverò 😉. Il tuo lavoro mi intriga. Un caro saluto!
Ciao Fabius, leggendo i primi tre paragrafi mi sono trovata immersa in una satira sui panegirici insulsi delle citazioni e ,alle narrazioni che, grazie al citazionismo compulsivo si travestono da capolavori per stomaci raffinati, rimanendo però poltiglie insapori. Una storia che non si prende sul serio, giocando fra le dune del deserto solleva polveroni che fanno perdere l’orientamento, ma c’è un orientamento in questa trama? Non credo, perciò è pericoloso agganciarsi all’idea di una trama qui dentro. Un esempio di quanto ho affermato lo trovo nella frase che riporto: -(…)perché Neferneferuaton non era un semplice funzionario egiziano, era di più, era un importante agente dei Servizi Segreti egiziani: le famigerate “SS”, la Société Secrète égyptienne, che altre “SS” pensavate? L’incarico gli era stato affidato direttamente dal faraone Ramses II, che dimostrava così di non fidarsi pienamente del visir, forse per alcuni atteggiamenti ambigui e apparentemente indecifrabili.(…)- Se dovessimo seguire un filo razionale attraverso queste parole ci troveremo in fondo a un burrone! Il tempo s’è burlescamente confuso, annodato, stinto e intinto nelle fronde dell’ironica insalata di significati. Grazie per aver scritto, Fabius.
Se ho ben capito “Il Pacco” non è di tuo gradimento. “È proprio una porcata”, per dirla con le parole di un noto senatore della Repubblica e andrebbe messo al rogo anche senza un decreto semplificazioni. Opinione comprensibilissima la tua. Quello che non comprendo è il perché del tuo “Mi piace” dopo aver aperto lo stesso pacco così poco gradito. Poi vedo altri due “Mi piace” per “NeferTARI” e “Questione di Sharm” della stessa serie. Forse ho capito! La tua parte razionale non può che detestare questo genere di scrittura barbaro, informale, irrazionale; contemporaneamente, la tua parte inconscia lo apprezza – senza volerlo ammettere – perché, tutto sommato, ti divertono le battute e i giochi di parole. O mi trovo davanti a un caso di sdoppiamento della personalità tipo dottor Jekill e mister Hyde?
Grazie per la troppa grazia ricevuta.
Grazie per la grazia che graziosamente ci concedi di leggere i graziosi racconti che hanno parlato di Grazia anche se con poca grazia. Ora sento di aver bisogno di un abbonamento a Grazia se andare in edicola è così pericoloso! 😀
Nomi azzeccati, titoli appropriati e accostamenti arguti. Momenti infuocati, corpi avvinghiati e nudi spudorati. Ardimenti interrotti da crampi acuti, capi mozzati e diversi gatti. Misteri celati e lettori incuriositi, sempre divertiti dai verbali giochetti,
sui vicini di Nefertiti; da molti secoli MANCAti.
Fraterni saluti e applausi meritati.
Cosa dir di più, tutto è stato detto e nulla più mi Manca. Ah, giusto un grazie e anche due.
Grazie Carlo. Spero di non deluderti.
Bello! Oltre al tuo solito stile qui la storia prende avvio con un bel mistero.