Il padre

Il culmine della nostra amicizia, uno dei giorni più tristi della mia vita, e anche uno dei più entusiasmanti e commoventi, fu il giorno in cui moristi e mi ritrovai ad essere padre, in pratica.

Quattordici anni prima lui era appena nato. La discussione sul suo nome era stata lunghissima, molto animata e comunque pacifica. Quando riuscii a venire in ospedale sua madre si era addormentata dalla stanchezza. Tu eri lì che lo fissavi amorevolmente attraverso il vetro. Non c’era nessuno in quel momento e avvicinandomi vidi le lacrime ai tuoi occhi. Ci abbracciammo in silenzio e, passati due minuti, tra le lacrime, le mie e le tue, seppi che alla fine avevate deciso di chiamarlo Sebastiano. La gioia mi riempì i cuore. Vederti diventare genitore. Che orgoglio! Fu davanti a quel vetro che mi chiedesti se volessi fargli da padrino e in cuor tuo sapevi già cosa ti avrei risposto, mio caro amico.

Quasi deci anni di amicizia ci univano all’epoca e sarebbero saliti a ventitré se non avessi ricevuto quella telefonata che mi avvisava della vostra scomparsa in un incidente stradale. Sebastiano era a scuola quella mattina e non sapeva ancora nulla. Tuo padre mi disse di andare a prenderlo, se ci riuscivo, di portarlo a casa e raccontargli cosa era accaduto, perché lui era distrutto.

Sebastiano avrebbe compiuto quindici anni il mese successivo. Tuo padre mi disse anche un’altra cosa, dopo il vostro funerale, a casa tua mentre mettevamo via un po’ di robe. Mi disse: “io sono stato padre per molti anni, con grandi difficoltà e forse non ho mai avuto modo di rendere felice mio figli e dirgli quanto lo amassi, nel modo giusto. Non posso fare nulla né per mio figlio né per mio nipote, e sono vecchio. Ora sei tu il padre”.

Non è stato facile trovare il modo per portare Sebastiano con me e farlo vivere in convento. Ma la scuola annessa gli era sempre piaciuta e si adattò in fretta alla nuova realtà, ai nuovi amici, a una diversa città ma, in fin dei conti, nella stessa regione. E poi era la scuola che aveva frequentato suo padre.

Non avrei mai pensato di poter fare il padre ma avrei sempre voluto essere suo padre e anche il tuo, tanto ti ho amato e tanto amo ancora oggi tuo figlio. In questi cinque anni l’ho cresciuto meglio che ho potuto. Si è diplomato col massimo dei voti. Vuole studiare teologia e partirà per il noviziato alla fine dell’estate. Ha il tuo stesso sorriso, le labbra a forma di cuore e quando mi fissa mi sembra di guardare i tuoi occhi, uno un po’ più grande ed uno un po’ più piccolo

Chi sa se potrò rivederlo e fra quanti mesi. Ho fatto il padre per un po’ e mi è piaciuto. Abbiamo guardato un sacco di film insieme, abbiamo letto gli stessi libri, abbiamo fatto giri in bici e passeggiate in montagna quando se ne è presentata l’opportunità. Mi sono divertito un mondo assieme a lui, e saresti stato fiero del giovane uomo che è diventato e dell’uomo che sarà.

Oggi ricordando te, suo padre, gliel’ho detto: “Sono di nuovo malato. Prega solamente, per favore, che io possa presto rincontrare il mio caro amico”.

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