
Il padre di Manuel
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
- Episodio 6: L’incontro con Gigi
- Episodio 7: L’inquisitore
- Episodio 8: La rabbia di Nico
- Episodio 9: La lupa
- Episodio 10: Gorka
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Conchiglie e sassolini
- Episodio 8: Alex
- Episodio 9: La roulette russa
- Episodio 10: Il racconto della vecchia signora
- Episodio 1: Katia
- Episodio 2: In viaggio verso l’Italia
- Episodio 3: Il Cavaliere senza Croce
- Episodio 4: Rien ne va plus
- Episodio 5: Il padre di Manuel
- Episodio 6: La tempesta
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Erano anni che Manuel non vedeva suo padre e non sapeva come rompere il ghiaccio, ma la sua fu una preoccupazione inutile: il padre fu il primo a parlare.
«Ma che sorpresa… pensavo fossi morto.»
Manuel non rispose e capì di aver avuto una pessima idea.
«Perché zoppichi?»
«Ho avuto un incidente.»
Il padre rise con sarcasmo.
«Che hai fatto? Hai voltato le spalle a qualcun altro? Eh, non tutti porgono l’altra guancia come quel cretino del tuo amico.»
«Può essere… ma ho fatto la cosa giusta.»
«Certo, pararsi il culo fregandosene degli altri è sempre una cosa giusta per te. Perché sei venuto?»
«Mi devi aiutare, papà.»
«Ma che domande cretine che faccio! Potevi mai venire per me? Cosa vuoi?»
«Lavorare.»
«Non è possibile, venderò l’azienda. C’è crisi anche per me, e non vale la pena fare sacrifici quando non si hanno figli.»
«Certo, dovevo aspettarmi una risposta così.»
«Che pretendevi? Che ti accogliessi a braccia aperte? Tu sei una vergogna per me. Sei andato via di casa quando eri un ragazzo, e va bene, ci sta. Sei diventato un delinquente, e va male, però può succedere; ma quando volti le spalle a chi ti è amico, pugnalandolo e infangandolo nel peggiore dei modi per evitare le conseguenze dei tuoi errori e continuare a spargere merda, è veramente troppo: significa che non hai onore… neanche nel male. Ma non potevi morire tu invece di tuo fratello?»

«Potendo, te l’avrei fatto con piacere questo favore… io, però, ad Alex non ce la farei a dire una cosa simile.»
«E chi è Alex?»
«Mio figlio.»
«Povero bambino… avere il tuo sangue marcio.»
«Che sarebbe anche il tuo, ma per fortuna l’ho adottato.»
«Neanche in questo sei stato capace?»
«Basta, papà. Mettiti una mano sulla coscienza… Se sono marcio, la colpa è anche tua: per te sono sempre stato un peso, un fastidio… anche da bambino. Non hai mai parlato o giocato con me… niente, neanche un sorriso hai sprecato. Tu e la mamma pensavate a cornificarvi a vicenda e io sono cresciuto da solo.»
«Cosa dovevamo fare? Sacrificarci anche noi? Come il cretino?»
«Quel sacrificio mi ha rovinato… e comunque non ti permetto di chiamarlo così.»
Manuel voltò le spalle e uscì.
Il padre si accostò alla finestra e spostò la tenda: guardava il figlio allontanarsi, poi vide fermarsi un’auto. Lo sportello si aprì e scesero una giovane donna con un bambino. Il piccolo saltò al collo di Manuel, che prima baciò il bimbo, poi la donna e infine si diressero insieme verso una paninoteca. Il padre prese il cellulare e compose un numero.
«Ciao Tommaso. Ascolta, c’è mio figlio che ha bisogno di lavorare; ti faccio uno sconto sull’acquisto dell’officina se lo prendi nel tuo personale. È un ottimo meccanico e non lo dico perché sono il padre… Allora te lo posso mandare? Grazie, sei un amico… Ah, noi due non ci siamo detti niente… Ciao Tommaso.»
Rimise il cellulare in tasca, scese nell’officina e si avvicinò a un suo dipendente.
«Giorgio, lascia stare il lavoro e ascoltami. Hai visto che stamattina è venuto mio figlio?»
«Sì, ho visto.»
«Voleva lavorare qui; io gli ho detto che non posso prenderlo. Adesso è nella tavola calda, qui di fronte, insieme alla moglie e al figlio. Vai da lui, fingi un incontro casuale, fallo parlare finché non ti dice che cerca lavoro e solo allora gli dici che Tommaso sta assumendo. Non deve sospettare minimamente che sono stato io a mandarti da lui… Tieni, questo è il contatto privato di Tommaso, daglielo… e questi sono per te… per il disturbo.»
«Va bene, grazie. Vado subito.»
Manuel, Katia e Alex aspettavano i loro hamburger e patatine. Manuel cercava di nascondere la sua umiliazione, ma Katia lo conosceva troppo bene.
«Manuel, ti vedo pensieroso.»
«No, no, sono solo stanco.»
«Stamattina hai detto che saresti andato da tuo padre, di venirti a prendere verso mezzogiorno e che poi mi avresti spiegato tutto. Adesso posso sapere cosa è successo?»
Manuel continuò a disegnare cerchi immaginari sulla tovaglietta, ma non rispose.
«Forse tuo padre non sta bene?»
«Se è per questo, ci seppellisce tutti.»
«E allora?»
«Katia, io ti spiego tutto, però non ti arrabbiare… perlomeno davanti al bambino.»
«Stai tranquillo, vai avanti.»
«Qualche giorno fa mi hanno licenziato. Non ti ho detto niente perché non volevo farti preoccupare. Avevo dei soldi su una carta di credito. Era il pagamento di… hai capito, no?»
«Sì, continua.»
«Li ho giocati al casinò. Volevo avere soldi sufficienti per aprire una piccola officina… ma ho perso tutto.»
Katia sospirò e restò un attimo in silenzio. A Manuel sembrò un secolo.
«Non ti devi giustificare, erano soldi tuoi e volevi realizzare un tuo sogno… basta che non diventi un vizio. Ma tuo padre che c’entra?»
«Sono andato a chiedergli se potevo lavorare con lui… ma gli ho dato solo la scusa per insultarmi… neanche lui ha tutti i torti.»
«No, ti sbagli: lui è un pessimo padre… e comunque non hai bisogno di lui, ci siamo io e Alex ad aiutarti.»
Katia sorrise, lo prese sottobraccio e lui si strinse a lei.
Nel locale entrò Giorgio. Ordinò un panino e una birra, si guardò intorno e si diresse verso la famigliola.
«Ciao, che fai da queste parti? Ho visto che stamattina sei venuto in officina… sei passato a salutare tuo padre?»
«Ciao Giorgio, sì, sono passato… a salutare mio padre. A te come va?»
«Abbastanza bene, grazie, e tu? Che mi dici?»
«Anche a me va piuttosto bene: questa è la mia famiglia.»
«Complimenti… e per il resto che fai di bello? Dove lavori adesso?»
«…Non lavoro… ho chiesto a mio padre se poteva assumermi, ma pare che l’officina sarà venduta.»
«Sì, è vero, passerà a Tommaso Greppi… ma se vuoi lavorare, lui cerca mano d’opera. Tieni, questo è il suo numero privato, chiamalo subito. Adesso devo andare. È stato un piacere rivedere te e conoscere la tua bella famiglia.»
«Grazie mille, Giorgio… ma siediti con noi.»
«Grazie, ma c’è poco tempo, il pranzo lo porto via.»
Giorgio uscì e Katia guardò Manuel.
«Perché mi guardi?»
«Che strano, poco fa tu ti preoccupavi e subito arriva la soluzione.»
«Perché, che pensi?»
«Non lo so.»
«Sì, hai ragione, comunque meglio così. Sono stato fortunato.»
Manuel seguì il consiglio di Giorgio. Chiamò Tommaso, che gli fissò un appuntamento per un colloquio di lavoro per il giorno dopo.
L’officina di Tommaso Greppi si trovava a Vercelli. L’appuntamento era per le 10:00 del mattino, ma Manuel si trovava già sul posto dalle 08:00. Girò per i mercatini della città, bevve tre caffè e fumò venti sigarette. Non era imbarazzato più di tanto: conosceva Tommaso e anche il suo modo di fare, però temeva che all’ultimo momento qualcosa fosse andato storto: un’indisposizione sua, di Tommaso o altro.
Alle 09:45 passeggiava davanti all’officina.
Tommaso lo vide, sorrise e con la mano gli fece cenno di entrare.
«Dai, entra, che fai, ti vergogni? Ti conosco da quando sei nato. A proposito, ti chiamo sempre con il vezzeggiativo? O…»
«È meglio Manuel.»
«…sì, certo, adesso sei un uomo.»
«Sì… ma non è solo per quello.»
«Non ti preoccupare, so tutto o quasi e non ti giudico; a me basta che lavori bene… e quello lo sai fare da sempre.»
Tommaso sorrideva.
«Ricordi quando facevi l’apprendista con me?»
«Certo che mi ricordo… mio padre neanche in officina mi voleva tra i piedi.»
«No, aveva paura che ti saresti adagiato a lavorare con lui. Diceva che i figli bisogna baciarli quando dormono.»
«A questo punto poteva dire: ‘quando muoiono’, così si sprecava solo una volta.»
«Non te la prendere, parliamo di lavoro. Ti va bene incominciare lunedì, qui a Vercelli? Poi, quando la B.M. & Figli diventerà mia, se vuoi potrai lavorare a Milano.»
«E me lo chiedi? Certo che sì.»
«Allora dammi i tuoi documenti e aspetta che preparo il contratto.»
Manuel guardava Tommaso compilare e fotocopiare il suo contratto. Non aveva mai pensato che il rumore di una stampante potesse diventare una dolce melodia.
«Ecco, è tutto a posto. Firma qui. Come vedi, è il massimo che posso fare per il contratto.»
«Ho visto, grazie Tommaso.»
«Allora ti aspetto lunedì.»
«Cadesse il mondo, sarò qui.»
Tommaso salutò Manuel con una stretta di mano e una pacca sulla spalla.
Adesso finalmente era tranquillo. Tommaso lo aveva assunto a tempo indeterminato con un contratto in piena regola. Si sentiva quasi un miracolato. Percorse un tratto della statale prima di imboccare l’autostrada. Costeggiava le risaie; il giallo manto del riso, prossimo alla raccolta, brillava al sole e Manuel ne ammirava lo spettacolo semplice e rassicurante.
«Quasi quasi prendo qualche spiga di riso. È bello e resta sempre giallo… non cambia mai… come dovrebbero essere tutte le cose belle. Così le metto tra le rose che voglio regalare a Katia. Stasera bisogna festeggiare il mio nuovo lavoro… non credo che mi prenda una fucilata per così poco; al massimo mi mettono come spaventapasseri in mezzo al campo.»
Ai bordi della risaia, in lontananza, c’era un antico rudere in pietra.
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Katia
- Episodio 2: In viaggio verso l’Italia
- Episodio 3: Il Cavaliere senza Croce
- Episodio 4: Rien ne va plus
- Episodio 5: Il padre di Manuel
- Episodio 6: La tempesta
Ciao Concetta, la storia di Manuel si sta arricchendo di dettagli sempre più significativi: da questo episodio abbiamo appreso che da sempre ha avuto un rapporto conflittuale con il padre, che ha perso il fratello in modo tragico. Abbiamo conosciuto un Manuel trafficante d’armi e, ora un uomo che sta cercando il riscatto, grazie all’appoggio di una nuova famiglia.
Complimenti, stai costruendo un personaggio ricco e profondo. Brava! 👏👏
Grazie, Tiziana, sono contenta che ti sia piaciuto questo nuovo episodio❤️❤️❤️
Ciao Concetta, è davvero bello questo episodio. Il dialogo col suo vecchio è ben costruito e in certo senso fai “digerire bene” il buonismo dell’azione che segue. Mi domando: perché mettere un’immagine? È un parere più che mai personale, ma credo che quanto hai scritto funzioni bene e non abbia bisogno di “un supporto”. Mi è capitato, in questo caso, come quando leggi un libro e poi vedi la versione cinematografica con un attore che non centra nulla con l’immagine che ti eri fatto leggendo. Perdona la considerazione personale, e grazie per la bella lettura
Apprezzo molto il tuo commento e ti ringrazio, Paolo. Perché metto le immagini? Non lo so di preciso. Forse perché sono cresciuta a pane e arte figurativa, ma sono d’accordo con quello che dici.
il confronto col padre è durissimo, ma quel gesto nascosto di aiuto lo rende quasi umano. Bello il sostegno di Katia, che rimette in piedi Manuel quando lui si sente a pezzi e il finale tra le risaie con il pensiero delle rose è davvero poetico, quasi un segnale di rinascita.
Grazie, Lino! Sono felice che ti sia piaciuto l’episodio🙂
“Tu e la mamma pensavate a cornificarvi a vicenda e io sono cresciuto da solo”
L’infanzia spiegata in due righe. È una sintesi da manuale, Manuel ha vissuto un vero dramma.
I figli vedono anche quello che non dovrebbero vedere e non dimenticano. Brava Concetta.
Grazie infinite, Fabius🙏🙂
Mi ha commosso il padre che, di nascosto, ha provveduto al figlio, nonostante il suo atteggiamento duro. Episodio davvero bello ❤️
Grazie di cuore, Arianna😘❤️