Il Percorso

Serie: Città Metafisica


(Scritto in collaborazione con Sabrina De Martini)

Appunto Di Viaggio Quattro :

Il cacciatore ed il cane mi fanno sapere che è giunto il momento di separarci. Loro devono tornare alla scena di caccia del quadro ed io devo raggiungere gli scantinati del Museo lì vicino. Non vi andrò da sola. Il cacciatore mi dice che mi verranno a prendere altri nuovi amici: Anubi, Argo e Buck.

Li aspetto con gioia. Amo molto gli animali e mi sento sempre tranquilla con loro. Arrivati all’appuntamento mi annusano, io li accarezzo, e subito dopo lasciamo gli Infernotti per dirigerci verso i sotterranei di Via delle Scienze.

I cunicoli sottoterra sono stretti e umidi. Di tanto in tanto sempiterne torce di fuoco regalano un pochino di luce distogliendomi dall’odore penetrante degli antichi mattoni ammuffiti. Dopo infinite ragnatele, botti di vino abbandonate, cocci di vasellame e porte di legno con il catenaccio arrugginito, giungiamo sotto l’edificio che ospita il famoso museo.

I tre cani mi fanno accedere agli scantinati attraverso una grata. Eccoci. Siamo ufficialmente all’interno del Museo. All’improvviso mi trovo letteralmente circondata da statue di divinità, teche, sarcofagi e monili di ogni tipo ammucchiati dentro enormi casse in attesa di essere inventariati e registrati. L’ambiente rivela una penombra ed un tepore gradevole. L’odore di muffa lascia il posto ad un profumo di erbe balsamiche, con una netta prevalenza di canfora e menta.

Mi rendo conto che sento e comprendo i pensieri di Anubi, di Argo e di Buck. E’ come se ci parlassimo. Mi raccontano dei periodi d’oro e dei periodi bui vissuti dagli animali. Ancora non si capacitano di quanta crudeltà è sempre capace il genere umano. Mi dicono che la cattiveria non ha confini e non compie distinzioni di genere e di status. Realizzo che il sadismo non ha neppure scadenza perché, da quanto mi risulta, viene praticato anche oggi senza vergogna e senza espiazione. A mano a mano che la “miseria umana” emerge dai racconti sento crescere dentro di me un impeto d’ira sempre più violento e primitivo. 

Il respiro si fa corto, la tempia sinistra pulsa furiosa ed i battiti ormai non si contano più. Ho solo voglia di giustizia e vendetta.

I cani mi invitano alla calma ed in quell’istante mi accorgo che poco lontano da noi, da un sarcofago di modesta fattura, emerge un lamento. Mi avvicino e leggo che l’urna sepolcrale apparteneva alla “dama di compagnia” della regina Her-nit. Magicamente il coperchio si scosta un pochino permettendomi di sbirciare all’interno. Noto un tremore di bende e penso che l’anima della salma è irrequieta. Anubi mi dice che l’ancella della Regina ricorda di quanto, nell’Antico Egitto, si amassero gli animali e di quanto la loro sofferenza l’abbia sempre turbata.

Poi, con un filo di voce profonda e in una lingua a me sconosciuta, la salma mi esorta ad indirizzare la rabbia verso azioni e progetti costruttivi. Anche Argo e Buck mi aiutano traducendo per me. Mi dicono che devo completare la totale evoluzione ma non sono ancora pronta. La mia disperazione rattrista le mummie e disturba il loro sonno perché non riesco ad avere fiducia nella bontà dell’essere umano e nella sua possibilità di recupero. Con la mia ira offendo il Cielo mettendo in dubbio la sua capacità creativa. Comprendo. Mi faccio da parte e con un tocco leggero accarezzo il sarcofago chiedendo perdono. Dall’interno fuoriescono nuvole di vapore al profumo di seshen: il fior di loto simbolo di rinascita e rigenerazione…

Uno spirito nuovo alberga in me. E’ ora di riprendere il mio cammino. I cani, forti della mia nuova consapevolezza, mi accompagnano ai cunicoli che mi porteranno al Parco dove andrò ad apprendere altre lezioni e a scoprire altre verità. Ci si saluta con l’affetto profondo che trascende le differenze di specie. Loro tornano indietro ed io procedo.

Appunto Di Viaggio Cinque :

Dopo aver percorso un breve tratto nei sotterranei, emergo dalla fontana del Melograno Dorato, situata all’interno del cortile del Borgo Medievale.

E’ tardo pomeriggio e non vi è persona attorno. L’atmosfera crepuscolare rende ancora più luminosa la scultura dell’albero che, all’improvviso, diffonde una melodia soffusa.

Cercando di decifrarne il contenuto, i miei pensieri iniziano a correre veloci mentre la mano destra, colta da una irrefrenabile tentazione, inizia a toccare i frutti in ferro battuto.

Mi accorgo che cambiano colore. Talvolta alcuni diventano grigi e qualche volta alcuni si tingono di viola.

Allora comprendo che quello non è un semplice melograno creato dalle mani sapienti di un artigiano, bensì un vero e proprio monumento ai Rimpianti e ai Rimorsi.

Attraverso la musica, in quel preciso istante, l’intera vita mi si manifesta davanti agli occhi in tutta la sua brutale verità. Non ci avevo mai pensato. Fortuna che c’erano pochi frutti grigi del rimpianto e solo alcuni frutti viola del rimorso. Tuttavia, quella visione mi rende triste e pensierosa.

La melodia appena bisbigliata mi esorta a curare le ferite, a ricucire i rapporti, a portare a termine i lavori lasciati in sospeso e a dare vita ai progetti abbandonati nel cassetto. In una parola, devo apprendere ad investire meglio il tempo a disposizione evitando, se possibile, di sprecarlo. Insomma, è di estrema urgenza imparare a viverlo onorandolo.

Sembra semplice, ma se fino ad oggi non l’ho ancora fatto…deve pur significare qualche cosa.

Improvvisamente l’acqua inizia a zampillare dalla fontana ed i frutti maturano a tal punto da esplodere di rossa vitalità. La musica si trasforma in queste parole: “mentre il genere umano si arrovella a controllare, il Cielo sorride”. Quanta verità. Ci illudiamo di poter gestire tutto, dimentichi di essere mortali.

Mi rendo piccola piccola per la vergogna. E’ come se l’albero dorato mi avesse colta in flagranza.

Con una tenerezza infinita, le foglie del melograno prendono ad accarezzarmi ed io, confortata da una nuova lezione appresa, mi preparo a proseguire il viaggio.

Appunto Di Viaggio Sei :

Il viaggio procede all’interno del Parco. Ormai è notte fonda e continuo ad essere sola. Non ho paura perché mi sento confortata dal canto dei rapaci notturni e poi mi sembra di averti accanto. E’ come se percepissi la tua presenza.

La Fontana delle Stagioni è poco distante dal Borgo Medievale. Mi si palesa davanti agli occhi in tutta la sua magnificenza. E’ un’opera architettonica in stile rococò che sorge attorno ad una vasca ovale. Nella parte superiore si erge una terrazza ellittica da cui si propaga una cascata posta fra quattro gruppi di statue. Sulle due ali della balaustra, quasi fosse una danza, discendono le statue allegoriche dei dodici mesi con sembianze femminili.

I giochi d’acqua e di luce sono a dir poco straordinari, ma la cosa davvero stupefacente è che, a mano a mano che mi avvicino alle statue, queste iniziano a parlarmi. Si muovono appena e sono estremamente garbate.

Ognuna di loro racconta di pensieri e sensazioni raccolte dai turisti. Ne emerge una carrellata di suggestioni che descrivono gli stati d’animo delle persone rispetto al tempo che passa.

Quando si è giovani è piuttosto comune pensare che la vita è bella solo in quella prima parte paragonata alla primavera e all’estate. Dopodiché, si tende a negare che vi possa essere alcunché di interessante e appagante nell’età adulta e, soprattutto, nella senilità.

“E’ un grande peccato”, recitano insieme le statue, “perché se ci si arrende quando è inverno, si perde la speranza che regala la primavera, la bellezza della propria estate e, ancora peggio, la realizzazione del personale autunno”.

Per delle statue pluricentenarie è facile pensarla così. Ma è un fatto che troppe volte si compie l’errore di credere di valere solo se utili e, dunque, se produciamo valore. E’ triste, in fondo, perché il valore non dovrebbe essere ricondotto solo ad una forma di ricchezza materiale fruibile e moltiplicabile. Dovremmo sempre tenere a mente il valore intrinseco della persona proprio perché capace di trasmettere ad altre persone valori, insegnamenti, esperienze, sentimenti… 

Non appena ricevo conforto per aver appreso un insegnamento importante, subito dopo, la delusione bussa all’animo. C’è ancora tanta strada da percorrere, in tutti i sensi. Sono stanca, fisicamente e mentalmente. Questa umanità proprio non mi piace.

La statua di Nettuno mi propone di riposare nel giaciglio segreto nascosto dalla cascata. Accetto volentieri e, abbracciata dal suono dell’acqua, mi abbandono ad un sonno ristoratore.

Serie: Città Metafisica


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Bellissimo questo viaggio dei sensi che hai saputo descrivere veramente bene. Le lezioni sono una più importante dell’altra. La parte sul tempo, soprattutto, mi ha ricordato Seneca