Il piano – 1

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Tre ragazzi decidono di rapinare un supermercato, ma ciò che accadrà dopo sarà incredibile, soprattutto per uno di loro.

Nord Italia, marzo 2003:

 Era una giornata piovosa e Nico era bloccato in mezzo al traffico. 

 

«Uffaaa! Tutte le volte che piove è sempre la stessa storia! Tutti prendono l’auto e poi se la prendono con me se consegno in ritardo!»

Nico lavorava come pony express. Era l’ennesimo lavoro che aveva trovato dopo vari licenziamenti, quasi sempre non per colpa sua. Voleva e doveva lavorare: i soldi a casa non bastavano mai e lo stipendio della madre non era sufficiente a coprire tutte le spese.

«Daiii, muovetevi!» ripeteva nervosamente.

Provò a infilarsi tra un’auto e l’altra, ma il motorino scivolò sull’asfalto bagnato e ciò che doveva consegnare andò in frantumi. Il suo datore di lavoro non volle sentire ragioni e lo licenziò.

Nico non aveva il coraggio di tornare a casa. Sua madre, di certo, non gli avrebbe detto nulla; anzi, lo avrebbe incoraggiato. Ma lui era stufo, stufo di non riuscire a trovare un lavoro. Non pretendeva nemmeno un posto stabile, ma almeno qualcosa di più duraturo.

«Sono nato sotto una cattiva stella. Sempre umiliazioni, sempre a centellinare questi quattro soldi…Maledizione!» esclamò, dando un calcio a un contenitore di rifiuti, che cadde rumorosamente.

Qualcuno si voltò sentendo il rumore, e Nico scappò via. Era furioso. Quella sera non cenò nemmeno. Si mise a letto e iniziò a riflettere:

«Non posso continuare così. È inutile cercare altri lavori. Devo risolvere in un altro modo. L’onestà non ripaga» pensò amaramente.

Decise allora di inviare un messaggio a Gianni e Gigi, due fratelli che erano suoi amici e si trovavano nella sua stessa situazione. Il messaggio diceva:

«Ragazzi, domani dobbiamo incontrarci. Basta elemosinare lavoretti. Dobbiamo trovare una soluzione.»

Il giorno dopo, Nico si svegliò molto presto. Era impaziente di incontrare Gianni e Gigi.

«Nico, ma dove vai a quest’ora? Sono appena le sei» disse la madre.

«Mamma, devo incontrare degli amici. È… per una festa che dobbiamo organizzare»  rispose Nico, mentendo.

«Va bene, ma almeno fai colazione prima.»

«E bastaaa, mamma! Non rompere, per favore!»

«Sei un maleducato» replicò la madre con amarezza.

Nico chiuse la porta di casa sbattendola con forza, scese in fretta le scale e si affrettò a raggiungere i suoi amici.

Aveva dato loro appuntamento in un boschetto facilmente raggiungibile a piedi. Quando arrivò, Gianni e Gigi erano già lì ad aspettarlo.

«Allora, la notte ti ha portato consiglio? Quale soluzione ci proponi?» disse ironicamente Gianni.

«C’è poco da scherzare. Sono in una situazione pietosa, e non dire che per voi due non è la stessa cosa. Non possiamo continuare ad accettare lavoretti precari.»

«Allora che facciamo? Cerchiamo un posto in banca? O la rapiniamo, una banca?» ribatté Gianni con sarcasmo.

«Una banca no, ma magari…un supermercato sì» rispose Nico con decisione.

«Ma sei impazzito, Nico? Guarda che io non voglio finire in galera, e neanche Gigi» protestò Gianni.

Gigi, invece, non parlava. Sembrava stesse valutando la proposta, poi disse:

«E quale supermercato vorresti rapinare?»

«Gigi, ma sei impazzito anche tu?» intervenne Gianni.

«Lascialo parlare, poi decidiamo» rispose Gigi con calma.

«Io ho visto un supermercato nella zona periferica» spiegò Nico. «È collocato in una stradina dove passa poca gente, ma il sabato l’incasso è molto alto, proprio perché lì è una zona isolata. I negozi dove rifornirsi sono pochi e tutti vanno a fare la spesa lì. Vengono anche dai paesi vicini. Basterebbe andare poco prima della chiusura.»

«Certo, è facilissimo» ironizzò Gianni. «Entriamo e diciamo al cassiere: “Scusi, cortesemente, ci potrebbe regalare l’incasso di oggi?” Ma non hai pensato che non abbiamo né armi né un’auto?»

«Per l’auto si potrebbe rubarne una» rispose Nico. «Potrebbe pensarci Gigi, che ha lavorato con un elettrauto e conosce bene le auto. Magari una un po’ vecchiotta. Per le armi ci penso io. Mio nonno aveva il porto d’armi. Quando è morto, avevo detto a mia madre che avrei consegnato le sue armi, ma non l’ho fatto. Mi piacevano e le ho sempre tenute con cura.»

 

Nico osservava i suoi amici, che rimasero a testa china senza parlare. «Ragazzi, lo so. Non ci cambierà la vita, ma per un po’ non faremo la fame.»

«Ok, Nico, ci pensiamo e ti faremo sapere. Andiamo, Gigi» disse Gianni, facendo un cenno al fratello di avviarsi.

Nico, invece, si sedette su un tronco reciso, con la testa tra le mani, e restò lì a lungo, da solo, immerso nei suoi pensieri.

Nel pomeriggio, Nico si recò al supermercato di cui aveva parlato ai suoi amici. Comprò qualcosa e iniziò a valutare i possibili pericoli. Il supermercato non era molto grande, ma, come aveva detto a Gigi e Gianni, l’affluenza dei clienti era alta. Nico pagò e uscì.

Sui gradini dell’ingresso era seduta una ragazza che chiedeva l’elemosina. Indossava un abito consunto di colore rosa. Nico le diede qualche moneta e la ragazza gli sorrise. Anche lui ricambiò il sorriso.

 

Non era la prima volta che la incontrava. L’aveva già vista altre volte chiedere l’elemosina all’uscita del supermercato. Lei gli sorrideva sempre, anche quando Nico non aveva monete da darle. La considerava molto bella e sfortunata, ma non si era mai soffermato troppo su questi pensieri: era troppo preso dai suoi problemi.

Tornato a casa, Nico inviò un messaggio a Gianni e Gigi:

«Vediamoci domani mattina al boschetto.»

«Ok» fu la risposta.

Il giorno dopo, Nico aveva già in mente di fare delle prove con i suoi amici. Prima di uscire, entrò nella camera della madre, aprì un cassetto e prese delle calze da donna. Richiuse il cassetto, andò in camera sua e dall’ultimo scaffale dell’armadio prese un plaid arrotolato e legato con uno spago. Lo pose sul letto, tolse lo spago e srotolò il plaid. Al centro c’erano le pistole di suo nonno.

«Sono sempre belle e in ottimo stato» pensò. Poi infilò tutto in uno zainetto e uscì.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Ciao Concetta. Mi permetto di riprendere quello che ha scritto Melania. Brutta bestia il dialogo… Io per capire se un dialogo può funzionare lo leggo ad alta voce, o meglio, lo recito. So che sembra di essere matti, ma se suona male me ne accorgo subito.

  2. Ciao Concetta, mi sembra di capire che questo sia il primo episodio di una serie.
    Credo che i dialoghi potrebbero essere migliorati, ma la storia può prendere svolte interessanti e inaspettate, visto che è contrassegnata come fantasy.