Il tempio dell’apparenza

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Il sogno di Clara si è trasformato in realtà. Almeno uno, tra i tanti. Ha firmato un contratto con una delle più prestigiose maison italiane. Il suo nome, ora, compare accanto a quelli che da bambina guardava sulle riviste

“Ciò che percepisci è solo l’ombra di una forma riflessa.”

Ovidio – Metamorfosi, Libro III

Il backstage si svuotò in fretta, come accade sempre dopo un grande trionfo. Un attimo prima sembrava il campo di battaglia di un’Olimpiade sartoriale, un attimo dopo regnava il silenzio ovattato dei camerini vuoti.

Una squadra ben calibrata aveva già trasformato la passerella in un salotto effimero: poltrone in velluto chiaro, vasi di peonie disposti con cura e flute di champagne che scintillavano sotto le luci dorate.

Mi aggiravo tra le persone con un bicchiere in mano e l’espressione annoiata.

Notai, a pochi passi da me, Lorenzo e Clara che chiacchieravano, mentre la ninfa — eterea e disinteressata, come solo una creatura immortale sa essere — spariva e riappariva tra i corpi in movimento.

Non avevo alcuna voglia di fingere interesse per i discorsi di Lorenzo. Mi voltai per allontanarmi.

E me lo trovai davanti: Ji-seok.

Elegante in un completo scuro, sguardo vigile, mani dietro la schiena.

Il perfetto equilibrio tra diplomazia e strategia.

«È andata bene» disse.

«Clara ha brillato» risposi. «E Hyun-woo non ha rovinato nulla. Un doppio miracolo» aggiunsi, con un pizzico d’ironia che avrei potuto, e forse dovuto, evitare.

La risposta non fu da meno. E riuscì persino a sorprendermi.

«I miracoli hanno sempre un costo. Lo sa meglio di me.»

Ci fu un breve silenzio.

Poi abbozzò un sorriso formale che non fui in grado di interpretare.

«La fama, mia cara, è un’arma a doppio taglio. La signorina Clara mi sembra molto ingenua. Saprà gestire i cambiamenti che l’attendono?»

Strinsi il bicchiere un po’ troppo forte. «Ha superato sfide peggiori di un red carpet. Non la sottovaluti.»

«Non era mia intenzione.» Il tono cambiò. Appena. «Le mie parole non volevano essere offensive…»

«Superficiali è la definizione più precisa. Clara è una donna abituata a lottare.»

Mi fissò per un attimo. Poi annuì piano.

«Con un’amica come lei non ha nulla da temere.»

Non capii se fosse un complimento, una recriminazione o un modo elegante per ricordarmi che, in fondo, ero solo un’impicciona ben mascherata.

Inclinò il capo, in quel suo modo così educato da risultare disarmante. Un segno di rispetto. O un saluto strategico. In ogni caso, la fine della nostra conversazione.

«Devo andare. Non ho ancora avuto il piacere di congratularmi con i giovani stilisti.»

E se ne andò con la calma di chi sa di aver detto abbastanza e taciuto il resto.

Clara avrebbe apprezzato il mio intervento, ma lei e Hyun-woo si erano già eclissati, come due complici con un segreto da custodire.

Nessun addio, nessun brindisi. Solo uno sguardo.

Roma li accolse con le strade semivuote e la luce calda dei lampioni. Camminarono piano, come se la città fosse stata costruita solo per loro. Hyun-woo l’aveva scortata sino a casa con la scusa di voler passare un po’ di tempo da solo con lei. Poi rientrò in hotel, lasciandole il cuore palpitante.

Clara ripensava alla serata appena trascorsa senza perdere il sorriso.

Prese il telefono. Scorse tra le foto.

Ne trovò una scattata da un assistente: lei e Hyun-woo, poco dopo la sfilata. Lui le porgeva i fiori. Si scambiavano uno sguardo complice. Intimo. Inequivocabile.

Clara la pubblicò su Instagram con una didascalia semplice:

“Un giorno da ricordare.”

Un gesto spontaneo.

Un’esca perfetta.

Notifiche. Cuori. Commenti.

Poi, all’improvviso, una crepa in mezzo a cento consensi:

“Ecco la foto vera. Altro che professionalità. Quella si chiama arrampicata sociale.”

Un link.

Un’altra immagine.

Una foto rubata.

Clara e Hyun-woo che si baciano su una terrazza, lo skyline di Seoul sullo sfondo. Luce tenue. Intimità palpabile. Il genere di istante che non dovrebbe mai uscire dal suo tempo, ma il web non ha rispetto per la sacralità dei momenti.

Nel giro di un’ora, la bomba esplose.

«Idolo traditore!»

«Chi è questa italiana?»

«Foto manipolata?»

Alcuni media rilanciarono lo scoop con titoli degni della tragedia greca più spiccia:

“La stilista che ha conquistato l’attore più amato di Seoul con l’inganno.”

E mentre i like crescevano, la realtà di Clara cominciava a sgretolarsi sotto i suoi piedi.

Il giorno dopo, i problemi non bussarono alla porta. Entrano con il badge dello staff e un caffè in mano.

Ji-seok era in piedi all’alba. Aveva parlato con l’ufficio stampa, con i legali, con il team social della sua agenzia. Quando entrò nella stanza di Hyun-woo, non poteva nascondere la preoccupazione.

«Abbiamo un problema» disse, senza giri di parole.

Hyun-woo lo guardò in silenzio.

Ji-seok lasciò cadere sul letto un tablet acceso.

Titoli. Meme. Hashtag. Poi la foto del bacio.

Ovunque.

La voce di Ji-seok suonava perentoria. «Come è potuto accadere? Stanno chiamando da Seoul. Devi rilasciare una dichiarazione al più presto. Abbiamo anticipato la partenza.»

Hyun-woo si passò una mano tra i capelli.

Non parlava.

«Possiamo gestirla» disse Ji-seok, ma la sua voce perse un frammento di sicurezza. «Non sarà facile, ma…»

Una pausa.

«Non puoi incontrarla di nuovo.»

«Non posso lasciarla sola. Proprio ora.»

Ji-seok abbassò lo sguardo. 

«Non è sola. C’è qualcuno che può proteggerla meglio di quanto potremmo fare noi.»

In quello stesso istante osservavo Clara dalla soglia con la sensazione di vivere un déjà-vu.

Ci sono dolori che non serve raccontare. Basta guardarli negli occhi.

Non sapevo se entrare come amica, come musa, o come responsabile dell’accaduto.

«È tutta colpa mia» sussurrò Clara, mentre chiudeva la porta.

«Non dirlo nemmeno per scherzo! È colpa di chi confonde l’amore con uno scandalo.»

Mi sedetti accanto a lei.

Lei mi guardò. Occhi rossi. Ma vivi.

«Se lui parte, non lo rivedrò più.»

Non risposi perché non ero sicura che non fosse vero, ma nessuna mia rassicurazione avrebbe raggiunto il suo scopo.

Rientrai a casa esausta. Tutta la calma che ero riuscita a raccogliere l’avevo usata per tranquillizzare lei.

Il cuore batteva all’impazzata.

Lo sguardo si posò, quasi per riflesso, sul cassetto della scrivania.

«Un altro ricordo» pensai. «Un’altra parte di me da sacrificare, per rimettere a posto ciò che ho contribuito a distruggere.»

Non sapevo cosa avrei perso stavolta.

Ma per Clara…

Dovevo farlo. Non c’era alternativa.

Serie: Un destino (S)critto male


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Discussioni

  1. In questo episodio c’é una dose importante di realismo. Dopo il sogno realizzato con i super poteri di Moirana, si torna con i piedi per terra. Mi verrebbeda dire “dalle stelle alle stalle”, dalla bellezza della sfilata di moda alla solita grettezza delle meschinità umane, speculando o cercando di demolire chi ha in mano l’ arma a doppio taglio del successo.
    Mi piace come hai costruito prima il decollo e ora l’atterraggio un po’ brusco, com’era prevedibile. Ma non tutto é perduto, forse Moirana pagherà un prezzo molto alto pur di salvare il sogno di Clara. Sono molto curiosa di scoprire cosa ci rivervi il finale.

    1. Da questo momento entriamo nel vivo della storia. Moirania crede che ci siano ricordi che vale la perdere ma ha trascurato un aspetto importante. Le nostre esperienze passate, sono le fondamenta della nostra personalità. Grazie per lettura e per le interessanti osservazioni ❤️