Il Tormento della Principessa

Tanto tempo fa in un maestoso regno pregno di magia e conoscenza, una candida principessa sedeva pensierosa sul suo torreggiante trono.

Era triste, il perché risuonava nella sua mente come una ripetizione assillante; un’intrusione astratta e invalidante. La principessa si vedeva brutta. Il tormento che la affliggeva consisteva solo e soltanto in questo: evitava gli specchi o si soffermava dinanzi a questi per ore, senza mezze misure, perdendosi completamente in una ricerca ossessiva e faticosa di difetti e imperfezioni. Oggettivamente era una donna molto attraente: la sua profonda chioma scarlatta, interamente composta da profondi riccioli lucenti, dava la percezione di star ammirando una meravigliosa composizione floreale, tanto era scolpita e immacolata. Tutti nel regno elargivano numerosi complimenti alla dolce principessa, da quanto era splendida. Ma per lei non furono mai abbastanza. La dama era offuscata dalle sue percezioni; cercava senza sosta ogni genere di imperfezione per poter risultare, in futuro, perfetta. Non capiva che tutti l’amavano e la compiacevano, grazie proprio a quei piccoli difetti, per lei intollerabili. In un caldo giorno d’estate un mercante di ignote origini chiese udienza alla principessa, garantendo di possedere un cimelio di grande potenzialità. Fece notare, con grande umiltà, come lui fosse popolare nel suo lontano paese, grazie ai suoi ricercati gingilli, e di come la principessa non si sarebbe pentita del loro incontro. Gli fu garantita udienza e arrivato finalmente  al cospetto di sua maestà, disse: “Mia Signora! Giungo dal più lontano est, oltre i Neri Deserti, per portare a voi un dono, un oggetto che sono sicuro possa destare la vostra curiosità. Conosco oltretutto i crucci che vi tormentano, questo anello porrà fine alle vostre maledizioni in un battito di ciglia, ve lo prometto”. Fu allora che il mercante estrasse dalla consunta borsa un piccolo anello luccicante. Era meraviglioso. Avrebbe facilmente generato, anche nelle famiglie più ricche, un’invidia raramente mai provata; si presentava con un delicato rubino posto sulla cima, delimitato da una fascia interamente composta da oro bianco, dando l’illusione di essere un’intricata rete di rovi. Il commerciante porse l’oggetto alla principessa, che accettò di buon grado il dono. Nel ricevere l’anello , la dama si guardò le mani e si accorse che erano comparse delle macchie, probabilmente il risultato di un insolazione o di uno sforzo eccessivo tanto era delicata la sua pelle. La sua mente era fragile, di fatti incominciò subito a preoccuparsi e la sua mente inevitabilmente ne risentì; pensò che tutti avrebbero notato e commentato quelle macchie e questo la paralizzò . Appena questo pensiero fermentò, proprio in quel momento, il brillante e splendido rubino brillò di una luce accecante, avvolgendo la sala del trono di un fascio di luce color cremisi. Improvvisamente, come uno scoppio improvviso, la luce rientrò dentro la pietra, nella stessa maniera con cui era uscita. Ripresasi da uno spettacolo inaspettato, la principessa alzò lo sguardo e vide che le scure formazioni sulle mani erano magicamente sparite. Una volta compreso il potere dell’anello la principessa congedò il mercante, ricoprendolo di ricchezze e di infiniti ringraziamenti. Di fatti l’anello possedeva il potere di far scomparire, come per magia, i difetti che tanto la tormentavano.

La dama dunque, nei giorni successivi, incominciò a guardarsi allo specchio con maniacale frequenza, eliminando ogni difetto che riscontrava: in viso, sulle gambe fino a passare per il busto, giungendo infine ai dettagli più microscopici. Si poteva notare come una volta rimossi dei difetti fisici la principessa semplicemente ricercava un’altra imperfezione, dimenticandosi completamente del dettaglio appena rimosso. Questo portò la principessa in una spirale di ossessioni; incominciò a passare sempre più tempo davanti allo specchio, alla ricerca spasmodica dell’eccellenza. Passarono anni… anni in cui la principessa passò in completo isolamento; le domestiche avevano la premura di recapitare il cibo attraverso la stretta finestra comunicante con la sua stanza. Molti pettegolezzi  si spostarono da corridoio a corridoio, strane voci passarono tra le menti, raccontando di aver scorto qualcosa di indicibile. Dopo Cinque anni di reclusione, in un fatidico giorno di pieno inverno, quando la neve cadeva sopra i tetti riscaldati dai camini più vivaci, che la principessa, presa da un’irrefrenabile isteria, uscì violentemente dalla sua stanza. Le lacrime e la disperazione le solcavano il viso, dimostrando uno stato mentale simile a quello della più recondita follia. La signora che tutti conoscevano e ammiravano era diventata irriconoscibile. Si venne a scoprire che quel giorno, dopo aver utilizzato nuovamente l’anello, d’improvviso la principessa non si riconobbe più allo specchio. Si accorse in quel momento come la sua identità si stesse gradualmente sgretolando, ritocco dopo ritocco, lasciando infine un immagine indistinguibile, completamente aliena. La principessa in quel momento capì: alla base dei suoi tormenti dimorava la non accettazione di sé e che nessun cimelio, anello o reliquia, avrebbe potuto sconfiggere quel mostro che abitava nella sua mente da così tanto tempo. In quel momento si accettò; i difetti, le paure… si guardò indietro e si pentì di ogni modifica; finalmente agguantò la percezione più profonda di se stessa, lasciando andare la ricerca della perfezione, che l’aveva distrutta. Decise immediatamente di gettare l’anello, affinché nessuno lo trovasse mai più. La principessa fino alla fine dei suoi giorni dovette convivere con se stessa come con un estraneo. Nonostante ciò il suo animo gradualmente guarì. Più nessun disagio fisico poté scalfire il suo animo: la ricerca della perfezione le fece capire come, alla fine dei tempi, non contasse nulla. Solo dopo averla raggiunta, si accorse di essere diventata quello che la paura le aveva prefissato, ma allo stesso tempo, la liberò del più grande dei tormenti.

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