Il tributo
L’ uomo emerge dall’oscurità del sottopassaggio.
Sale con passi lenti e respiro pesante le scale che lo separano dal binario.
Il buio senza luce del tardo pomeriggio invernale sembra una propaggine della nera voragine oscura che incombe sulla sua anima.
Sulla banchina c’è solo la ragazza, con i suoi diciannove anni, le sue calze a rete, il suo giacchetto colorato, il suo walkman incollato alle orecchie, le sue lentiggini ed i suoi capelli legati a coda di cavallo.
La ragazza sembra non notarlo.
L’uomo si tiene prudentemente a distanza.
La ragazza abita in un paese di poche anime, in una vecchia casa colonica ubicata a poche decine di metri dalla minuscola stazione.
E’ una tratta poco frequentata.
Le informazioni di suo fratello relative alle nuove matricole che frequentano i suoi corsi sono sempre molto precise.
L’ uomo ha una figlia di quella età.
Ma oggi non c’è spazio per la pietà.
Oggi c’è solo la bestia.
La bestia proviene da una landa inaccessibile in cui non batte mai il sole.
L’ uomo sa solo che quando la bestia appare, prende il sopravvento e rimane fino a quando il tributo non viene pagato.
Quella mattina l’ uomo ha parcheggiato l’auto nei pressi della minuscola stazione del paese dove le ragazza abita.
Poi è tornato in città col treno.
Ed ora si trova lì, ad attendere di salire sul treno che lo riporterà al paese insieme alla ragazza.
Ha il telefono in modalità aereo.
Non può permettere che squilli mentre la bestia è in azione.
Ha raccontato a sua moglie che si trova fuori città per concludere un importante affare e che non può essere disturbato durante le trattative.
Il serpente in ferro entra sbuffando nella stazione.
Le carrozze sono semideserte.
La ragazza sale.
Una poderosa vampata di poderoso calore fodera l’esofago dell’uomo.
La ragazza si dirige in una carrozza completamente deserta.
L’uomo la segue.
La ragazza si siede.
L’uomo si siede a sua volta, poco distante.
La ragazza canticchia a voce alta.
Il treno riparte.
Entra in una galleria.
Ed ecco che accade.
Nel buio si forma una sagoma.
Sente il sangue gelarsi nelle vene.
E’ il momento.
La bestia compare, con la sua pelle a scaglie ed il suo occhio da rettile preistorico.
Lo osserva con un orribile ghigno crudele allungato sul volto.
Come ogni volta prova ad urlare ma l’urlo rimane strozzato in gola.
Come ogni volta rimane immobilizzato nonostante frema dalla voglia di muoversi.
Come ogni volta è come uscire dal suo corpo ed assistere paralizzato ad un film dell’orrore.
Vede se stesso indossare i guanti in pelle ed impregnare un panno di cloroformio.
Vede se stesso alzarsi dal proprio sedile, e, silenzioso come un cobra, raggiungere il sedile dove la ragazza è seduta.
Vede se stesso premere, con movimento deciso, il panno intriso di cloroformio sulla bocca della ragazza, la quale si dimena fino a quando i suoi movimenti diventano lenti per poi spegnersi definitivamente.
Vede se stesso estrarre il coltello a serramanico e con secca precisione piantarlo nell’incavo tra collo e bazza della ragazza, per poi iniziare a scavare una sorta di solco fino allo sterno.
Il sangue inizia a grondare a pioggia.
In un attimo la vita scivola via, trascinando con se sogni, aspirazioni speranze e ricordi e lasciando solo un involucro inanimato di carni e viscere dilaniate.
Rientra nel suo corpo mentre la bestia, empia di immondo piacere, striscia con laida e lasciva ributtanza verso le lande oscure da cui proviene; i dotti ed i benpensanti le chiamano nucleo psicotico.
Osserva il coltello insanguinato stretto nella sua mano destra. Apre il finestrino ed, inorridito, lo getta dal treno in corsa insieme al panno ed al cloroformio.
La ragazza giace inerte sulla poltrona.
Sembra una bambola di pezza sovradimensionata.
Per un breve attimo pensa ai suoi genitori, immaginando le urla strazianti della madre quando riconoscerà le fragili membra della figlia ferocemente sventrate dalla bestia senza pietà ne riguardo.
Ma oggi non c’è spazio per la pietà.
L’uomo cambia scomparto.
E’ trafelato e sconvolto, come ogni volta.
Il treno si ferma dopo pochi interminabili minuti.
Sono arrivati alla piccola stazione del paese.
L’uomo scende con forzata disinvoltura.
Con la coda dell’occhio nota il controllore entrare nello scomparto dove si trova la ragazza mentre il treno sta ripartendo.
Sa che a breve verrà dato l’allarme ed il treno sarà fermato.
Supera l’atrio e raggiunge l’auto parcheggiata nella piazzetta antistante la minuscola stazione.
Apre le portiera.
Sale.
Il silenzio viene improvvisamente infranto dal sibilante stridio dei freni del treno a contatto con le rotaie.
Mette in moto.
Si dirige verso la provinciale, attraverso le strade collinari della zona.
E’ ormai lontano quando vede le prime luci intermittenti dei mezzi di soccorso che fendono come lucciole lontane il manto della notte.
Disinserisce la modalità aereo al cellulare.
Chiama sua moglie per avvertirla che sta rientrando.
Lei gli chiede come è andata.
Lui le risponde di avere concluso l’affare.
Lei reagisce con un moto di orgoglio, chiedendogli di potersi fermare al supermercato per comprare due prodotti mancanti e promettendo una lauta cena al suo eroe.
Sua figlia si intromette, strappando il cellulare dalle mani della madre.
Inizia a raccontare al padre la sua giornata.
E’ un fiume in piena, un’esplosione di gioia, una fresca e gradevole ondata di energia vitale, un fiore di campo non ancora corrotto dai nefandi orrori della vita.
Chiude gli occhi.
Rivede la ragazza sulla banchina ballare sorridente al ritmo del suo walkman.
Anche lei era un fiume in piena, un’esplosione di gioia, una fresca e gradevole ondata di energia vitale, un fiore di campo non ancora corrotto dai nefandi orrori della vita.
Però lei è stata sfortunata.
Purtroppo quando la bestia sceglie è ineluttabile ed inesorabile.
Lui sa che non potrà opporsi neanche quando la bestia inizierà a fissare, con il suo occhio gelido da rettile preistorico, dentro le finestra di casa sua.
Sa che sua figlia ha raggiunto l’età che richiama la sua attenzione.
Capisce che deve intensificare per tenerla occupata e sperare, così agendo, di poterle permettere di superare indenne l’età critica.
Chiamerà suo fratello domani.
La loro madre lo ha supplicato, sul letto di morte, di prendersi cura del fratello minore.
Lui ha mantenuto la promessa, aiutando, esattamente come faceva la madre in vita, a pagare i tributi della bestia.
La bestia guarda ovunque.
La bestia fiuta dovunque.
Chiudete con attenzione portoni persiane e finestre.
La bestia non fa sconti, a nessuno, e, da domani, i tributi alla bestia dovranno aumentare.
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Analisi centrata e di profondità sismica.
Il protagonista è veramente un carnefice incapsulato vittima inconsapevole della sua inchiodante patologia.
La frattura tra identità ed azione è la più angosciante eredità della Legge Basaglia, tanto invisibile quanto diffusa
Leggendoti, mi è sembrato di compiere un’immersione disturbante nella mente di un uomo divorato da un impulso omicida che vive come un’entità separata.
La forza del tuo testo sta proprio, a mio parere, nella costruzione psicologica e nel rivelare la frattura tra identità e azione, tra orrore e inevitabilità.
Stilisticamente è un monologo visivo, denso di immagini forti e di un ritmo incalzante, quasi cinematografico. La violenza descritta non è fine a sé stessa, ma serve a rendere palpabile la condanna del protagonista, inchiodato a un ruolo che teme e allo stesso tempo accetta.
Il finale lascia il lettore sospeso tra paura e fatalismo.
Analisi centrata e di profondità sismica.
Il protagonista è veramente un carnefice incapsulato vittima inconsapevole della sua inchiodante patologia.
La frattura tra identità ed azione è la più angosciante eredità della Legge Basaglia, tanto invisibile quanto diffusa
Inquietante a dir poco. Hai raccontato con precisione chirurgica il pensiero malato del protagonista. Mi piace.
Buonasera Giuseppe,
sono lieto che ti sia piaciuto.
Ho provato ad ipotizzare un percorso interno sulla base delle alluvionali conoscenze relative acquisite
Se ho ben capito, il fratello o bestia è l’alter ego del protagonista. Un’agghiacciante dimostrazione di come i serial killer abbiano un aspetto rassicurante. Bravo, Gabriele!
Nelle intenzioni, la bestia è l’alter ego dell’io narrante dallo stesso non codificato in quanto prodotto del relativo nucleo psicotico. Il fratello è il complice agevolatore, subentrato alla madre nel ruolo.
Grazie Concetta!