Il tuo sorriso 

Serie: Ali rotte come farfalle


Poche note al pianoforte e una vita inizia a scorrerti davanti. La memoria é una cosa dolorosa. Vedo ancora i tuoi occhi quando mi guardo allo specchio. Il tuo naso, la tua bocca, ma il tuo sorriso non lo vedo più. Una morsa al cuore. Un respiro rubato. Il vuoto. Chiudo gli occhi sperando di incontrarti ancora e ancora… Di poterti abbracciare e non lasciare più… Di sentire l’odore dei tuoi capelli e respirare sul tuo collo quell’odore che adoravo tanto. Vorrei passare le mani sui tuoi capelli corti e biondi come seta e rimanere così per sempre. Il suono del campanello mi risveglia da questo sogno dolce amaro. Non ricevo mai visite. Prima di alzarmi mi guardo allo specchio. Ho di nuovo lo sguardo spento e vuoto. Ottimo. Devo andare ad aprire, ma le gambe non vogliono alzarsi. Mi aggrappo alla sedia più vicina e uso le poche forze rimaste per alzarmi. Mi trascino davanti alla porta ma la mano scivola sulle chiavi mentre cerco di aprire. Scoppio a piangere disperatamente mentre appoggiata al muro scendo stringendomi forte il ventre. La porta si apre e immediatamente sento come vengo presa e portata in braccio. Non riesco più ad aprkre gli occhi. Troppo gonfi di lacrime mai versate. Il mondo ormai per me non esiste più. 

Diverse ore dopo mi rigiro nel letto. Le coperte buttate in fondo in un angolino mentre sul comodino sembrano esserci delle pastiglie con un bicchiere d’acqua. Una figura non ben definita gira per casa. Un uomo forse, no é una donna. Mentre mi torna completamente la vista riconosco la figura che cerca disperatamente qualcosa nei cassetti. Anna. Capisco, non mi ha vista venire al lavoro ed é venuta a cercarmi. É sempre così premurosa. Non lo dovrebbe essere con un essere viscido e maledetto come me. Non merito amore. Anna é l’unica che sa dove vivo. Non ho stretto rapporti con nessuno fuorché lei. Si é fatta strada nella mia vita senza chiedere permesso. Ha rotto la porta e con forza ci é entrata. Non ha mai provato a chiedere del mio passato, anche se si vedeva che lo avrebbe tanto voluto fare. Non ho mai conosciuto una persona capace di tante premure per qualcuno che nemmeno conosce. Eppure é stata lei a raccogliermi dalla strada. Mi ha trovata 2 anni prima sotto la pioggia fradicia come un cane. Ha avuto pietà di una ragazza giovane senza più la voglia di vivere. 

” Mi ha aiutata David a tirarti su questa volta. Non far finta di dormire, ormai non funziona più. Lo sai che so ascoltare il tuo respiro e capire se dormi o meno. ” – “Oh…- riposi- speravo che non lo avessi ancora imparato a fare. David eh, perché lui?” mi guardò con aria compiaciuta e disse ” ma perché é pazzo di te ovviamente! Non vedi come ti guarda tutti i giorni? Ma dico io, tutti i giorni! E tu ti limiti a dire perché lui Ahah. Pazzesco! Avessi io un bel ragazzo che appena non ti vede corre da me a chiedere come stai e perché non sei venuta! Allora mi sono fatta accompagnare, dato che non vuoi prenderti un maledetto telefono.” Scocciata risposi ” Bene, ora sa dove vivo. Ora non lo vedrò solo a lavoro ma anche a casa! Grazie mille” mi girai come per mostrare l’offesa arrecatomi e in tutta riposta mi trovai un cuscino in faccia buttato con enorme forza. Ero sbalordita. Risposi ovviamente tirando un altro cuscino a caso. ” Lui non mi conosce – dissi – se mi conoscesse davvero non mi guarderebbe nemmeno negli occhi” Anna si avvicinò al letto, poggiò la mano delicatamente sulla testa e semplicemente me la accarezzò. Non una parola, solo un gesto così materno e così intimo. Mi riaddormentai e sognai un campo pieno di fiori. Io da bambina che raccoglievo margherite per fare una coroncina. Poi si avvicinò un bambino vestito di bianco e azzurro e mi accarezzò la testa proprio come stava facendo Anna. Che sogno strano. Poi si aprí una porta in mezzo al giardino e mi rividi quella maledetta sera. Ubriaca. E poi c’era lui, Leo. Mi aveva promesso tante, troppe cose. Mi sentivo al sicuro con lui, ma poi per una stupida scommessa con i suoi amici mi tolse l’anima. Mi sono sentita vuota come una tela senza la sua splendida cornice… Se avessi potuto avrei tolto la pelle, me la sarei strappata di dosso. Me la sono grattata e morsa e ferita fino a farla diventare rossa. Poi un giorno scoprii di avere un essere nel grembo. Ero terrorizzata. Mi guardavo allo specchio e al pensiero di avere un mini Leo in grembo mi faceva salire la nausea. Non lo volevo. Avrei voluto strapparlo, cancellarlo, cancellare tutto. Come con una gomma. Volevo morire …  Abortire sembrava la scelta più semplice, ma non avevo abbastanza coraggio. L’idea di diventare un mostro come Leo mi ripugnava più di ogni altra cosa. Così decisi di tenerlo. 

Penserete forse alla reazione dei genitori. Dispiace deludervi ma non ci poteva essere alcuna reazione. Sono scappata di casa diversi anni prima. Poco dopo ho incontrato Leo. Sparire un’altra volta sembrava un gioco da ragazzi. Quando é nato Samu ho pensato di avere un’altra possibilità perché il bambino che avevo in braccio era felice. Mi stava sorridendo. Era il sorriso più bello del mondo. Samu crebbe incredibilmente bello e io mi stavo innamorando di lui ogni giorno e ogni secondo di più. Lo amavo più della mia stessa vita e non facevo caso agli sguardi perplessi della gente.

Il sole penetra nella stanza e si poggia dolcemente sul mio viso. É arrivato un altro giorno. Scendo dal letto e mi metto la tuta per correre. Devo rinfrescare i miei pensieri e ridiventare Miriam. La ragazza sorridente che ha perso la forza di vivere tanti anni fa. 

Serie: Ali rotte come farfalle


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