Il varco

Arrivo ai confini del mondo e non resto.

Non c’è niente da difendere qui, niente da custodire. Il confine non è una fine, è una membrana. Trasparente. Resistente. Una superficie che riflette ciò che temo di attraversare. Decido di passare. Per farlo devo entrare attraverso.

Odelia. Non Delia. Odelia è il nome del varco. Non una donna soltanto, non un corpo soltanto. È la figura che si interpone tra me e ciò che non ho ancora osato vivere. Mi si sovrappone come un velo davanti agli occhi, sottile ma invalicabile, come il riflesso sul vetro che mi impedisce di vedere il giardino oltre.

Dietro il vetro c’è un altro mondo.

Verde.

Umido di rugiada.

Immobile come un paradiso che non chiede nulla.

Deve essere penetrato. 

Odelia sta davanti a me. 

Indossa un vestito azzurro. Una gonna corta. Un corpo bellissimo, sproporzionato come i sogni che non hanno ancora conosciuto la realtà. Le gambe sono infinite, non perché lo siano davvero, ma perché lo sguardo non trova un punto in cui fermarsi. La pelle non sembra fatta di carne. Sembra fatta di attesa.

I suoi occhi sono enormi, scuri. Si aprono sotto un cielo di nuvole bionde che a volte si addensano, si sporcano, minacciano pioggia. Dietro quegli occhi ci sono laghi. Non fiumi. Laghi. Acque che trattengono tutto finché non è troppo tardi. Poi straripano. Io lo so.

Non è una donna da conquistare.

Non è nemmeno una donna da amare.

È una figura di passaggio.

Il varco non si apre chiedendo permesso. Il varco non si aggira. Il varco non si contempla.

Il varco si attraversa entrando.

Devo penetrarlo. Non per possederlo. Non per distruggerlo. Ma perché solo passando attraverso ciò che mi blocca il cuore posso smettere di girargli intorno come un animale intelligente che ha paura della propria libertà.

Odelia non mi guarda. O forse sì. Ma non come fanno le donne.

Mi guarda come guardano le soglie. Senza giudizio. Senza promessa. Con una neutralità che fa più paura di qualsiasi rifiuto.

Capisco allora che il fantasma non è lei. Il fantasma è il punto in cui mi fermo. Se resto qui, continuerò a chiamare profondità ciò che è soltanto sospensione. Continuerò a desiderare senza incarnare. Continuerò a sentire senza passare. 

Faccio un passo. Non so cosa c’è dall’altra parte. So solo che non posso più restare lì davanti. E mentre mi avvicino, capisco l’ultima cosa, quella che nessuno dice mai: non si attraversa un varco per trovare un mondo migliore.

Lo si attraversa per smettere di guardare la vita da dietro il vetro.

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Discussioni

  1. ​”Non si attraversa un varco per trovare un mondo migliore. Lo si attraversa per smettere di guardare la vita da dietro il vetro.”
    Verissimo. Spesso, piuttosto che rischiare una delusione, preferiamo restare dietro i vetri, precludendoci la vita, e non solo nei sentimenti. Forse Odelia non è una donna in carne e ossa, ma simboleggia il desiderio di vivere e la terra dove realizzarlo: una patria. Grazie per la lettura.🙂