In taxi
Serie: La sconfinatezza
- Episodio 1: In taxi
- Episodio 2: Nell’abisso
STAGIONE 1
Quando il tassista arrivò, avevo una lunga gonna di lino che non avevo fatto in tempo a stirare e sulla quale rischiavo di inciampare ad ogni passo.
«Salve signorina» mi salutò quello. «Alla stazione, ha detto?»
«Sì, alla stazione.»
Mi aiutò a caricare il borsone e salii in macchina.
«Torna a casa per l’estate?» mi chiese, probabilmente immaginando che fossi una fuorisede.
«No» risposi. «Vado al mare.»
«Al mare! Che bellezza, andare al mare in questo periodo!»
Ci misi poco a rendermi conto che quella era la prima volta che risalivo su una macchina dopo quello che era successo. Per un attimo tutto parve annebbiarsi, mescolarsi, confondersi. Ebbi l’impressione di sentire di nuovo le urla. Le sentii davvero, anche se non c’erano.
«Metto un po’ di musica, signorina?»
Gli ingranaggi della mia mente si fermarono. Mi concentrai sulle cose concrete: il caldo, le altre macchine, la leggera tosse dell’autista. Sono su un taxi, pensai. Quell’affermazione banale mi parve, in quel momento, a dir poco rivoluzionaria. Ero su un taxi: una cosa normalissima. Non avevo nulla da temere, me ne rendevo conto con immenso e piacevole stupore. La paralisi degli ultimi giorni persisteva, ma l’evento che l’aveva causata era per sempre concluso, relegato nella mia memoria. Andava a sommarsi a tutti i giorni che avevo già trascorso, a tutti gli avvenimenti che avevo alle spalle, si sarebbe fatto, nel tempo, sempre più lontano, anche se forse non sarebbe mai scomparso.
«Va bene.»
Il tassista schiacciò il pulsante della radio. Partì una canzone anni sessanta, o settanta, o ottanta – non so dirlo con precisione.
«Lei è troppo giovane per conoscerla?» scherzò.
«Immagino di sì» replicai.
Giovane. Quanti anni avevo? Era grave non saperlo. Diciannove? Venti? Ventuno? Potevo averne anche ventidue, per quanto mi riguardava. Ragionai. Mi ero diplomata l’anno precedente. O forse era l’anno prima ancora? Da quanti anni ero all’università? No, ero lì da poco. Era giugno, avevo cominciato a settembre, dunque ero al primo anno. Ero nata a febbraio, avevo già compiuto vent’anni. Mi stupii a quella realizzazione. Vent’anni erano pochi, terribilmente pochi, rispetto a quelli che già mi sentivo sulle spalle. Ero sicura che non fossero ventuno? Chi mi garantiva che ne avessi veramente venti? Ero davvero certa di non averne quaranta? Eppure, anche al tassista avevo dato l’idea di essere giovane, quindi un fondo di verità doveva pur esserci. Mi sentivo anziana perfino nel corpo, che in realtà non aveva ancora perso i suoi tratti adolescenziali. Me ne resi conto guardando il mio riflesso nello specchietto. Potevo giurare di aver visto una profonda ruga comparire sul mio viso proprio in quell’istante, ma appena ebbi sbattuto le palpebre la ruga non c’era più.
Serie: La sconfinatezza
- Episodio 1: In taxi
- Episodio 2: Nell’abisso
Sembra interessante, mi incuriosisce. Andrò a recuperare il primo episodio, in attesa del prossimo.