Intermezzo Prima del Vuoto

Serie: L'Inguaribile Piaga che รจ il Vivere


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: In questo mondo che avanza nonostante tutto, nonostante il nostro esserci o meno, Tokyo non รจ diversa da molte altre grandi cittร . Ben consapevoli di questo, Hikari e Megumi cercano un mondo onirico, diverso dal loro. Eppure non basta, perchรฉ l'animo umano รจ in costante ricerca di qualcosa di piรน.

Sentivo lโ€™ago penetrare nella mia carne, sotto la mia pelle, nella mia vena, sottile acciaio, freddo, aguzzo. Sentivo quel liquido opaco defluire dalla siringa, pian piano, mescolandosi nel mio sangue, il leggero rumore del pistone contro i lati di vetro; intanto, il suono dellโ€™orologio, della televisione accesa, dei miei vestiti quando li lasciai cadere sul pavimento del bagno, dei miei piedi mentre entravo nella vasca.

E forse, pensavo allora, mentre mi perdevo in quei suoni, nellโ€™acqua calda della vasca da bagno, in quel mondo distorto vi era la felicitร  โ€“ una piccola felicitร  tutta per me a cui abbandonarmi, in cui immergermi interamente, nuda, lasciando che essa pervadesse il mio corpo inerme.

Forse, pensai ancora, quella minuscola felicitร  non era altro che la superficie, un germoglio sbucato dal terreno, le cui lunghe radici affondano nel sottosuolo. Forse, in quel mondo distorto, dove la felicitร  si nascondeva dietro ad un ago, dietro a milioni di cieli colorati, e assumeva la forma di un germoglio, verde e sano, avrei potuto viverci.

Mi ritrovai quindi in un orto, dove dalla terra smossa spuntavano decine e decine di piccole piantine, tutte ugualmente verdi e belle, dove la brezza porta con sรฉ quel caratteristico profumo di terra, bruna, umida e fresca sotto i miei piedi scalzi. Camminavo con lo sguardo rivolto ad esse, a quelle minute foglioline quasi brillanti sotto i raggi del sole, e in quel luogo tiepido, cosรฌ familiare, cosรฌ bello (perchรฉ non avevo altre parole con cui descriverlo, se non bello, anzi, bellissimo), sotto i rami dโ€™arancio fioriti, in quel piccolo frutteto poco distante da me, cโ€™eri tu, Megumi, tu e la tua maglietta color cachi, tu e i tuoi occhi scuri e capelli spettinati.

Tu, che quando ti voltasti per guardarmi sorridevi, un sorriso che mi prendeva lโ€™anima, mi attraversava come il vento smuove le foglie dei tuoi aranci in fiore. Tu, che quando ti chiamai mi salutasti con la mano, come un bambino, contento mentre indossavi quel tuo cappello di paglia, mentre stringevi tra le dita le pieghe dei tuoi pantaloni verdi, mentre bagnavi i piedi nellโ€™acqua fredda del ruscello che attraversa il tuo frutteto. E allora ridevi, ridevi come se fosse la prima volta, ridevi come un bambino che non conosce il dolore, lโ€™amarezza, il mondo aspro che lo circonda.

E risi anchโ€™io quando ti raggiunsi, perchรฉ in quel mondo il dolore non esisteva, non tra i fiori bianchi e profumati degli aranci, non nellโ€™acqua del ruscello, non tra i pesci che mordicchiavano le nostre dita, non in quellโ€™orto fragrante di terra.

Ti tenni la mano quando lโ€™allungasti verso la mia, un movimento timido, nascosto dal vestito che mi hai comprato, dal suo sottile strato di lino che cadeva sopra le mie gambe, e sembravi divenire un fiorellino, minuscolo, profumato; una margherita in un prato sconfinato, unica, circondata da milioni di sue simili che non sarebbero mai riuscite ad eguagliarla, a raggiungere quellโ€™apice che era la sua esistenza, la sua vita, la sua anima.

La tua anima, Megumi, bianca e azzurra e rosa, meravigliosa come nientโ€™altro nella mia vita, splendente come quella di un angelo. E, forse, in fondo, in qualche modo, lo eri; il mio angelo, il mio nascondiglio, il mio segreto in cui rifugiarmi, scappando da questo mondo crudele e perverso.

โ€œHikari,โ€ mi chiamasti, ed improvvisamente fui di nuovo nel mio piccolo bagno nel mio appartamento di Tokyo, fradicia, vulnerabile. Prendesti il mio viso tra le tue mani calde, spostando quelle ciocche appiccicate alla mia fronte umida, mi strinsi a te.

โ€œMegumiโ€ฆ il mio piccolo Megumi,โ€ guardasti nei miei occhi offuscati, nelle mie pupille larghe, un sospiro. โ€˜Perchรฉ sospiri, Megumi?โ€™ Pensai nella mia mente inebriata. โ€˜Che forse qualcosa ti affligge?โ€™ Eppure sorridevi, un sorriso contento, quasi innamorato. E doveva essere la droga ad annebbiare i miei ragionamenti, a pensare per me, perchรฉ non mi eri mai sembrato cosรฌ bello, mai ti ho voluto cosรฌ bene.

Serie: L'Inguaribile Piaga che รจ il Vivere


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Dopo che ho letto Kojin credo di aver trovato lo scrittore che piรน mi trasporta, qui su edizioniopen. E parlo anche da assiduo ed appassionato lettore ( tra i tanti ) anche di Haruki Murakami

    1. Ribadisco quel che ho detto a Nicola, il mio ego risulta assolutamente “rigonfio”, diciamo cosรฌ. E anche a te, un grazie profondo, veramente. Non so cosa dire, i vostri commenti fanno sicuramente bene al mio cuore.