Intermezzo Prima del Vuoto
Serie: L'Inguaribile Piaga che è il Vivere
- Episodio 1: La Terra-Mercurio e il Germoglio di Soia
- Episodio 2: Intermezzo Prima del Vuoto
- Episodio 3: Misere Riflessioni d’una Donna
STAGIONE 1
Sentivo l’ago penetrare nella mia carne, sotto la mia pelle, nella mia vena, sottile acciaio, freddo, aguzzo. Sentivo quel liquido opaco defluire dalla siringa, pian piano, mescolandosi nel mio sangue, il leggero rumore del pistone contro i lati di vetro; intanto, il suono dell’orologio, della televisione accesa, dei miei vestiti quando li lasciai cadere sul pavimento del bagno, dei miei piedi mentre entravo nella vasca.
E forse, pensavo allora, mentre mi perdevo in quei suoni, nell’acqua calda della vasca da bagno, in quel mondo distorto vi era la felicità – una piccola felicità tutta per me a cui abbandonarmi, in cui immergermi interamente, nuda, lasciando che essa pervadesse il mio corpo inerme.
Forse, pensai ancora, quella minuscola felicità non era altro che la superficie, un germoglio sbucato dal terreno, le cui lunghe radici affondano nel sottosuolo. Forse, in quel mondo distorto, dove la felicità si nascondeva dietro ad un ago, dietro a milioni di cieli colorati, e assumeva la forma di un germoglio, verde e sano, avrei potuto viverci.
Mi ritrovai quindi in un orto, dove dalla terra smossa spuntavano decine e decine di piccole piantine, tutte ugualmente verdi e belle, dove la brezza porta con sé quel caratteristico profumo di terra, bruna, umida e fresca sotto i miei piedi scalzi. Camminavo con lo sguardo rivolto ad esse, a quelle minute foglioline quasi brillanti sotto i raggi del sole, e in quel luogo tiepido, così familiare, così bello (perché non avevo altre parole con cui descriverlo, se non bello, anzi, bellissimo), sotto i rami d’arancio fioriti, in quel piccolo frutteto poco distante da me, c’eri tu, Megumi, tu e la tua maglietta color cachi, tu e i tuoi occhi scuri e capelli spettinati.
Tu, che quando ti voltasti per guardarmi sorridevi, un sorriso che mi prendeva l’anima, mi attraversava come il vento smuove le foglie dei tuoi aranci in fiore. Tu, che quando ti chiamai mi salutasti con la mano, come un bambino, contento mentre indossavi quel tuo cappello di paglia, mentre stringevi tra le dita le pieghe dei tuoi pantaloni verdi, mentre bagnavi i piedi nell’acqua fredda del ruscello che attraversa il tuo frutteto. E allora ridevi, ridevi come se fosse la prima volta, ridevi come un bambino che non conosce il dolore, l’amarezza, il mondo aspro che lo circonda.
E risi anch’io quando ti raggiunsi, perché in quel mondo il dolore non esisteva, non tra i fiori bianchi e profumati degli aranci, non nell’acqua del ruscello, non tra i pesci che mordicchiavano le nostre dita, non in quell’orto fragrante di terra.
Ti tenni la mano quando l’allungasti verso la mia, un movimento timido, nascosto dal vestito che mi hai comprato, dal suo sottile strato di lino che cadeva sopra le mie gambe, e sembravi divenire un fiorellino, minuscolo, profumato; una margherita in un prato sconfinato, unica, circondata da milioni di sue simili che non sarebbero mai riuscite ad eguagliarla, a raggiungere quell’apice che era la sua esistenza, la sua vita, la sua anima.
La tua anima, Megumi, bianca e azzurra e rosa, meravigliosa come nient’altro nella mia vita, splendente come quella di un angelo. E, forse, in fondo, in qualche modo, lo eri; il mio angelo, il mio nascondiglio, il mio segreto in cui rifugiarmi, scappando da questo mondo crudele e perverso.
“Hikari,” mi chiamasti, ed improvvisamente fui di nuovo nel mio piccolo bagno nel mio appartamento di Tokyo, fradicia, vulnerabile. Prendesti il mio viso tra le tue mani calde, spostando quelle ciocche appiccicate alla mia fronte umida, mi strinsi a te.
“Megumi… il mio piccolo Megumi,” guardasti nei miei occhi offuscati, nelle mie pupille larghe, un sospiro. ‘Perché sospiri, Megumi?’ Pensai nella mia mente inebriata. ‘Che forse qualcosa ti affligge?’ Eppure sorridevi, un sorriso contento, quasi innamorato. E doveva essere la droga ad annebbiare i miei ragionamenti, a pensare per me, perché non mi eri mai sembrato così bello, mai ti ho voluto così bene.
Serie: L'Inguaribile Piaga che è il Vivere
- Episodio 1: La Terra-Mercurio e il Germoglio di Soia
- Episodio 2: Intermezzo Prima del Vuoto
- Episodio 3: Misere Riflessioni d’una Donna
Dopo che ho letto Kojin credo di aver trovato lo scrittore che più mi trasporta, qui su edizioniopen. E parlo anche da assiduo ed appassionato lettore ( tra i tanti ) anche di Haruki Murakami
Ribadisco quel che ho detto a Nicola, il mio ego risulta assolutamente “rigonfio”, diciamo così. E anche a te, un grazie profondo, veramente. Non so cosa dire, i vostri commenti fanno sicuramente bene al mio cuore.
Questa storia è potentissima. La nostalgia e la vulnerabilità di Hikari sono commoventi.
Ti seguo!
Potentissima addirittura! Così non va, non fa bene al mio ego! XD Comunque ti ringrazio!
Non credo di esagerare, è quello che ho provato leggendo i tuoi racconti!