Io e Mal
Sin da piccola, sono stata sempre un’amante dei cani. Come si dice – una cinefila – anzi no: cinofila. Nel mio caso, poco cinema e molte storie con cani: adottati, regalati, ereditati, trovati in un cassonetto. Ho avuto, per lo più, cani ibridi: un mal-boncino (maltese e barboncino); un basso-pino (bassotto e volpino); un gol-dor (golden retriever e labrador). Tanti amici a quattro zampe, che mi hanno lasciato un mare di ricordi e un fiume di lacrime – quando se ne andavano al paradiso dei cani – e una montagna di crocchette da buttare. L’ultimo era un belga-tedesco, forse anche un po’ maremmano. L’avevo scelto dal canile; anzi, come succede spesso, era lui che aveva scelto me. Era ancora cucciolo e aveva voglia di giocare, mi saltava addosso e mi leccava la faccia. Un cane buono, intelligente, adorabile. Era diventato la mia ombra. Quando è morto è stato come se mi mordesse l’anima e ne strappasse un brandello, per portarlo con sé, al paradiso dei cani. Non riuscivo a darmi pace. Aveva solo diciassette anni. Io, a quell’età, avevo appena cominciato a vivere, facendo vela a scuola, andando in discoteca e fumando di nascosto le sigarette di mio padre.
Da allora non ho avuto più nessun cane; anzi, nessun genere di animale. Meglio gli amici su Facebook, o quelli sulla chat dei palestrati. Inizialmente ci allenavamo in palestra. Un locale nuovo, appena inaugurato. Dopo le prime due lezioni era iniziata la pandemia. Qualcuno si è ritirato, qualcun altro si è ammalato. Qualcuno è morto. All’istruttore è venuta l’idea delle lezioni on-line. Lui avrebbe spiegato e noi, da casa, avremmo eseguito gli esercizi.
Sulla chat ci scambiavamo messaggi di auguri, consigli, video divertenti… Come se tra noi fosse nata una grande amicizia, anche se. le poche volte che ci siamo incontrati in palestra, ne avevo sentito di tutti i colori. Negli spogliatoi qualcuno bisbigliava, qualcun altro sbandierava ad alta voce, pettegolezzi e malignità, sul conto dell’uno o dell’altro, in quel momento assenti. Sulla chat era un continuo scambio di congratulazioni, elogi vari… Quando Nando è stato nominato direttore della clinica Villagrande, qualcuno aveva inviato i suoi complimenti, con tanto di like, cuoricini e manine con applausi simbolici.
Il primo a congratularsi è stato Gigi, che poco tempo prima lo aveva classificato come un arrivista senza scrupoli. “Uno che, per fare carriera, sarebbe stato disposto a vendere sua madre, sua moglie e sua figlia: tre al prezzo di una” aveva detto, mentre parlava con Giovanna. Va be’, si sa, gli esseri umani non sono perfetti. Non sono fedeli, leali, sensibili, generosi e disinteressati come i cani. Noi umani siamo tutti, chi più, chi meno, opportunisti, poco sinceri, generalmente egoisti. A meno che non ci convenga apparire generosi, fare gli splendidi o, magari, essere buoni e acquistare punti per l’al di là.
Io, comunque, con i cani avevo chiuso e da quando era iniziata la pandemia, frequentavo poco anche gli umani. Le frequentazioni virtuali sembravano meno pericolose; a meno che uno/a non fosse troppo ingenuo/a. Vanessa, una delle ragazze che mi ha chiesto l’amicizia su Facebook, si è lasciata abbindolare da un tizio con cui aveva chattato alcune volte, in un sito di incontri virtuali. Al primo appuntamento si sono incontrati al tavolino di un bar. Lei, astemia, è stata indotta a bere un drink. In quel momento è passato il suo ex, le ha fatto una scenata di gelosia, ha preso a pugni il tizio e l’ha salvata da conseguenze ben peggiori. Vanessa si sentiva strana, stordita, disconnessa dalla realtà. Non capiva cosa le stesse succedendo. Nel bicchiere del cocktail, il tizio aveva versato la cosiddetta droga dello stupro. Sono intervenuti due poliziotti che hanno portato l’aggressore in centrale; anche lei, per testimoniare. L’uomo che appariva vittima dell’aggressione, fingendo di seguirli, spariva con la sua macchina, sottraendosi alla deposizione.
Meglio sola come un gambo di sedano, direbbe la Littizzetto.
Poi un giorno è arrivato Mal. Non è stato amore a prima vista: mi ha conquistato giorno, per giorno, con la sua furbizia. Ogni volta che lo guardavo mi sembrava insignificante, grigio, troppo magro e, a furia di averlo sempre appresso, anche noioso. La prima volta che si avvicinò, io stavo lavorando al computer. Sono la segretaria e igienista dentale di uno studio dentistico. Prendo gli appuntamenti, inserisco alcuni dati nelle cartelle cliniche e spiego, in video chiamata, come preservare e curare la salute della bocca, con l’igiene, l’alimentazione e i prodotti degli sponsor. Mentre un’anziana signora, mi mostrava il suo spazzolino letteralmente consumato, ho avvertito una presenza silenziosa nella stanza. La porta era mezzo aperta, e lui si era intrufolato. “Chi sei? Cosa vuoi? Da dove vieni?” Lui mi guardava con i suoi occhi verde rame e naturalmente non rispondeva. Mi sembrava di conoscerlo. Quelli come lui si somigliano tutti: pelo grigio, coda lunga, orecchie piccole e passo felpato. Un gatto come tanti; forse un incrocio tra un maltese, un certosino, un persiano… Da quel giorno tornò spesso a trovarmi: si metteva acciambellato accanto a me: ogni tanto usciva, poi tornava e iniziava a miagolare. Ho deciso di chiamarlo Mal, come diminutivo di Maltese. Ho iniziato a osservare il suo comportamento. Dopo alcuni mesi ho imparato a decifrare il suo linguaggio. Sono riuscita a capirlo così bene che potrei fare l’interprete di gatti, come professione. Ho cominciato a tradurre il verso più facile: il miao-miao di “ho fame”, associato allo sbadiglio insistente e persino lagnoso. Poi ho capito il miao di “ciao”, molto più pacato, senza repliche. Il saluto opportunista e ruffiano, era un miagolio con strusciamento di coda e testa sulle mie gambe. Comportamento utilizzato per ricevere attenzioni e lusinghe. Il miao di sono qui, fammi un po’ di coccole, era molto più flebile e melenso. C’erano dei momenti che stava zitto e buono; oppure ronfava sul tappeto finto persiano, (non credo per affinità), vicino alla scrivania. Dopo un piccolo riposino si stiracchiava alla grande. Certe volte sembrava addormentato; poi, al minimo rumore, drizzava la testa e si guardava intorno, per capire se fosse tutto okay. Quando gli rivolgevo lo sguardo o qualche parola, allora interpretava le mie attenzioni come delle avances e si metteva a pancia in su, pronto per ricevere carezze o grattini. Somigliava a un cucciolo di cane. Quando mi spostavo lui subito appresso, anche quando dovevo andare al bagno. Lo lasciavo fuori, chiudendogli la porta quasi sul muso. Allora cominciava a miagolare, offeso, come se piangesse. Certe volte, mentre mi piastravo i capelli, aprivo la porta e dopo un po’, anche lui iniziava a lisciarsi il pelo.
Quando si è ammalato ho temuto che potesse morire. Non bastavano le lacrime che avevo versato per i cani. Avevo iniziato a frignare anche per un insignificante felino scroccone. Ho speso mezzo stipendio per le consulenze on-line con il veterinario; l’acquisto di tutti i farmaci necessari e i prodotti alimentari più energetici che gli dessero la forza di riprendersi. Ho ordinato, su “Paccopoli”, una lettiera, un cuscino per gatti, una copertina in pile e un collarino con il suo nome tempestato di brillantini. Il pacco è arrivato in tempo di record. Ho immaginato il vettore che sfrecciava, a tutto gas, con il suo furgone, in mezzo al traffico, con sorpassi e contro sorpassi, per poter effettuare le consegne nel minor tempo possibile. Quando ho aperto il pacco era tutto diverso da come sembrava in foto. Il colore del pile, lo spessore del cuscino, l’opacità dei brillantini di plastica… Mi ero lasciata ingannare dall’immagine; oppure avevo preso il solito pacco? Tra l’altro mancava anche la lettiera. Avrei dovuto sollecitare l’azienda e pregare sant’Antonio di Padova, ( il santo protettore delle cose perse).
Oltre tutto, Mal non aveva gradito il mio regalo del collarino e tentava di levarselo con le zampine. Dopo essermi procurata qualche piccolo graffio sulle mani, nel cercare di allacciarglielo, decisi che potevo risparmiargli quel fastidio.
Dopo aver speso soldi a palate per comprare vitamine, integratori vari e prodotti per rinforzargli il pelo e renderlo più sano, pulito e lucido; dopo essermi affezionata a lui come una cretina, Mal è sparito. L’ho cercato disperatamente. Ho temuto che l’avessero avvelenato. Ho stampato trecento volantini che mi sono costati due cartucce di inchiostro. Ho postato la sua foto su Facebook e sulla chat dei palestrati. Dopo vari mal di testa, mal di pancia e mal di denti, ho saputo che il mio Mal, in realtà si chiama Pisone. Era il gatto dei miei vicini, che si erano trasferiti, per alcuni mesi, in un’altra città. Quando i bambini sono tornati, lo hanno visto bello, grasso, gonfio di pelo e hanno stentato a riconoscerlo. Il furbastro, però, si ricordava di loro, che lo lasciavano dormire sul letto, all’insaputa dei genitori. Così Mal, da un giorno all’altro, mi ha mollata, per due mocciosi che, prima o poi, lo avrebbero tormentato, in qualche modo, solo per il gusto di giocare. Vatti a fidare dei gatti. Sono quasi peggio degli umani. Avevo ragione: meglio cinofili. E aveva ragione anche Lucio Battisti, quando cantava: “Riuscirai a mangiarmi nel piatto/ maledetto di un gatto/…”
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Come ogni cosa, anche il mondo virtuale ci pone davanti vizi e virtù dell’umanità intera. Devo però dire che nel mio caso mi ha portata a conoscere un mondo che mi ha permesso di stendere le ali e dare un senso al mio amore per la scrittura. Quanto ai mici, da gattara impenitente, ti do ragione. Vivo con due gatti da 6 anni e so perfettamente di essere una loro coinquilina: del resto, si amano anche per questo. Sono anime libere. C’è sempre da sperare che non accada qualcosa che ci obblighi a rimanere in casa senza cibo ne acqua perchè, ne sono profondamente convinta pur amandoli, è probabile che senza l’ombra di una crocchetta noi umani saremo sbranati dalle bestiole senza un attimo di ripensamento
Sono d’accordo con te: il mondo virtuale mette in evidenza vizi e virtu´ del genere umano, che non sono causati dai moderni e talvolta preziosi strumenti tecnologici, ma credo, dalle caratteristiche insite nel genere umano. Nonostante cio´ gli animali domestici a cui spesso ci affezioniamo, non possono comunque sostituire la compagnia, la condivisione, l’Amicizia o l’Amore di un nostro simile, per quanto imperfetto, come ciascuno di noi. Il racconto “Io e Mal” era un po´ provocatorio, ma sono convinta che, talvolta, persino un contatto sui social sia non solo importante ma, in certi momenti, persino indispensabile.
Ironia e verità. Mi è piaciuto, la la parte iniziale poi con i nomi ti sei proprio sbizzarrita, hai osato bene troppo divertente! Il finale poi con il gatto, come si dice si cerca l amore sempre nei posti sbagliati. Citazione dai che ce lho qua di un grande filososo ;D… Non dire gatto se non ce l hai nel sacco!
Grazie Maria. Il mio intento era proprio quello di suscitare qualche sorriso. Con la guerra in Ucraina e le immagini che vediamo tutti i giorni in TV e´ piu´ difficicile, ma non perdiamo d’animo. Un abbraccio.
Molto carino questo brano, leggero e divertente, si legge con piacere e con un sorriso. Ho sempre ammirato l’opportunismo dei gatti, non per niente sono stati considerati divini molte religioni. Alla prossima
Secondo me trattare gli animali come fossero degli esseri umani, forse senza rendercene conto, è disumano. Specialmente quando tanti umani vengono trattati come animali. Oggi il mondo è rovesciato e noi viviamo a testa in giù. A parte questa mia personale opinione in controtendenza col sentire comune, noto una scrittura snella e il bisogno irrefrenabile di raccontare le proprie emozioni. È una voglia che di certo non ti Manca M. Luisa.
Non vorrei darti l’ impressione di essere una ruffiana, ma anche questa volta devo darti ragione in tutto. Certe volte esagero nel raccontare le storie, (molto immaginate e solo in minima parte vissute), per mettere in evidenza le debolezze di noi umani. Quello che non mi Manca era esatto. Gioco di parole e battuta simpatica.