Isola blu
Salì sulla piccola barca che portava sull’Isola Blu, un piccolo atollo dispero tra le acque del Mediterraneo noto per le sue spiagge bianche e le acque cristalline e per una fauna acquatica e terrestre che non potevi ammirare in nessun altro luogo nel mondo. Non si definiva un avventuriero, ma un semplice impiegato di banca che accumulava ferie e straordinari solo per fuggire ogni tanto dalla quotidianità, lenta e ripetitiva, sua compagna ormai da dieci anni. Dieci anni. Rispetto alla vita sono pochi; eppure il tempo diventa tangibile quando ne senti l’inesorabile pesantezza sulla spalle, la stanchezza che ogni anno si espande e si irradia attraverso ogni muscolo, nervo e cellula. L’Isola Blu era tutto quello che non era la sua quotidianità: relax, sole, spiaggia, percorsi inesplorati o itinerari ormai battuti dai piedi dei viaggiatori, albe e tramonti vissuti senza aver l’ansia di essere stanchi per il lavoro o di essere in ritardo per qualche impegno inderogabile. Sapeva di aver vissuto una vita mediocre, ma avrebbe potuto trovare in ogni cosa quel pizzico di novità, ingegno e follia, senza le quali si sarebbe probabilmente suicidato anni prima.
L’Isola Blu. Il suo chiodo fisso da anni, allentatosi un po’ dopo i disastri ambientali causati dallo tsunami abbattutosi sull’Isola qualche anno prima. L’ambiente aveva impiegato tre anni per ripristinarsi e tornare almeno alla metà degli albori per cui era divenuta famosa decenni prima, quando un pescatore era naufragato mentre si trovava a caccia di delfini (severamente vietato per giunta) e si era risvegliato tra le zampe di una tartaruga gigante con un guscio liscio e rosastro. Credeva di essere morto e che quello fosse il Giudice Supremo, o Dio direbbero i cristiani, pronto a mangiargli la testa per aver commesso un reato terrestre. Quella paura gli servì, eticamente parlando, perché da quel momento decise di dedicare la sua vita alla protezione delle specie animali a rischio, divenendo ambasciatore ufficiale del WWF. La possibilità di organizzare un viaggio per quell’Isola aveva riempito le giornate dell’impiegato di banca nell’ultimo anno. I sogni che si accavallavano nella sua mente non gli lasciavano spazio per altri pensieri, importanti o superflui che fossero, e questo aveva inevitabilmente provocato un calo delle sue prestazioni lavorative, rallentando l’ufficio e il già debole apparato burocratico su cui si reggeva. Per lui l’Isola Blu era tante cose ma, prima di tutto, “evasione”. Sarebbe tornato a casa con qualche souvenir naturale, che avrebbe finito per ammucchiarsi con tutti gli altri riposti sulla mensola più grande e bella di casa sua. Teneva molto a quel piccolo angolo di mondo, che gli ricordava ogni giorno che c’era altro, oltre alle bianche mura dell’ufficio e al lembo di cielo blu, spesso ricoperto da nubi, che il semplice impiegato di banca vedeva ogni giorno dalla grande finestra del suo ufficio. Quella vacanza sarebbe durata tre settimane, poi tutto sarebbe di nuovo tornato come prima. Aveva speso mesi a preparare quei quattordici giorni, riempiendo di impegni ogni orario, scegliendo i posti migliori dove mangiare (non che ce ne fossero molti) e cercando di partecipare ad ogni tipo di attività possibile. Avrebbe documentato tutto con la sua macchina e avrebbe scelto le foto migliori da stampare e appiccicare ad una parete, dedicata tutta ai suoi viaggi. Le persone che lo conoscevano si chiedevano perché avesse poi così importanza organizzare tutto con minuzia, preferire “un’isoletta in mezzo al mare” rispetto che ad una vacanza in riviera magari con i suoi amici e perché ogni suo viaggio era più documentato di un matrimonio, tanto poi sarebbe finito.
Loro non capivano, non perché fossero stupidi, bensì perché avevano perso la capacità di meravigliarsi, quindi in qualche modo stupidi lo erano. Avevano finito per dare per scontato anche il colore del cielo, il tramonto, l’alba, la freschezza di un mare pulito e la bellezza di ammirare creature meravigliose, antiche e pure. Erano finiti così, perché si erano rassegnati all’idea che una, due o anche tre settimane di vacanza non potessero sostituire un intero anno di lavoro, la sua monotonia, le ansie e le rabbie, quindi qualsiasi luogo sarebbe andato bene, anche lo stesso ormai frequentato da anni. Il semplice impiegato di banca sfruttava ogni momento per meravigliarsi: dalla sensazione di calore che percepisci quando il sole spunta tra un edificio e l’altro; l’odore caldo che proviene da un forno la mattina, quando sei assonnato e devi andare a lavoro; una chiamata di una persona cara che non senti da tempo o anche, semplicemente, un abbraccio non chiesto. Lui non aveva perso quella capacità; per questo, stava andando sull’Isola Blu.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa
“Avevano finito per dare per scontato anche il colore del cielo, il tramonto, l’alba, la freschezza di un mare pulito e la bellezza di ammirare creature meravigliose, antiche e pure.”
Questo passaggio mi è piaciuto. Verissimo, spesso si danno per scontate tante cose