
Ketogenic (2)
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 2: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
- Episodio 5: Polvere (1/2) – Memento, homo
- Episodio 6: Polvere (2/2) – Come la sabbia nella clessidra
- Episodio 7: L’App delle risposte (1/2) – Quando moriremo?
- Episodio 8: L’App delle risposte (2/2) – Ore 02:37
- Episodio 9: Inferno (1/2) – Luce e ombre
- Episodio 10: Inferno (2/2) – Occhi
- Episodio 1: Babau
- Episodio 2: Il Diavolo fa le pendole (1/2) – Dissonanze
- Episodio 3: Il Diavolo fa le pendole (2/2) – Oscillazioni
- Episodio 4: La tettoia dei giochi di Vince (1/3)
- Episodio 5: La tettoia dei giochi di Vince (2/3)
- Episodio 6: La tettoia dei giochi di Vince (3/3)
- Episodio 7: Ketogenic (1)
- Episodio 8: Ketogenic (2)
- Episodio 9: Ketogenic (3)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Venti chili in sei mesi. Poco più di tre chili al mese. Davvero non è molto, soprattutto se come me siete single e potete gestire in modo autonomo la vostra cucina.
Fino ai trent’anni il peso non è stato un problema. Dieci anni dopo, alla soglia dei quaranta, la situazione è cambiata. I miei ottanta chili, più o meno due in base al periodo dell’anno, li ho salutati quando ho smesso di frequentare la piscina in modo costante tre volte alla settimana. E comunque nulla di tragico, finché una mattina di qualche anno fa sulla mia bilancia è comparso il numero nove. Davanti a tutti!
Da quel momento ho sperimentato ogni possibile regime di dieta: da quelle serie, proposte da professionisti della nutrizione a quelle consigliate dall’amico di turno.
E poi internet, le pubblicità televisive e sui social, le diete proteiche, quelle dei minestroni, i pasti pesati e bilanciati direttamente a domicilio. Risultato? Ho superato i cento chili. Un quintale. E ho iniziato a preoccuparmi davvero.
Ho vagato per un altro anno tra tentativi, prescrizioni mediche e consulti da nutrizionisti blasonati. Funzionava fino a un certo punto. Tutto perfetto per le prime due o tre settimane, in cui riuscivo a buttar giù fino a qualche chilo, preso dall’entusiasmo del nuovo regime alimentare. Finché non arrivava l’inevitabile crisi. Ma penso che stia raccontando una storia conosciuta da molti di voi.
Non ricordo neppure come sia capitato negli uffici di quei bastardi. E in ogni caso il come non ha più importanza oggi: ormai ci sono e devo fare l’impossibile per venirne fuori.
Ero rimasto affascinato dall’approccio fuori dai soliti copioni. Una scheda da seguire per una settimana e poi, in base ai risultati, semplici varianti o vere e proprie rivoluzioni.
Sento di nuovo la vocina… la vostra: niente di nuovo, la sento dire. Certo, ma il punto chiave è un altro. Nessun obbligo di seguire le schede, che loro definiscono semplici consigli di buona e sana alimentazione. Gli unici diktat, le sole due semplicissime regole che non possono essere infrante sono molto semplici. La prima: ogni giorno il peso deve essere inferiore al peso del giorno precedente (purtroppo non avevo dato molta importanza alla locuzione ogni giorno). La seconda: al termine del periodo concordato, nel mio caso sei mesi, il peso dovrà essere quello stabilito in fase contrattuale, nel mio caso ottantadue chili.
«La fate facile, voi!» avevo detto ridendo. «E se un giorno scoprissi di aver preso qualche grammo in più del giorno prima? E se fra sei mesi pesassi, che so, ottantotto chili?» La mia risata si era trasformata in un ghigno sarcastico. «Cosa succederà? Mi porterete sulla Luna per pesarmi?»
Il mio tutor non aveva sorriso.
«In quel caso interverremo eliminando tutto ciò che non serve. Ma non si preoccupi: in pochi casi siamo arrivati a tanto.»
La mia risata trasformata in ghigno aveva virato ancora, questa volta verso una smorfia un po’ meno convinta, come l’atteggiamento che assumiamo quando aspettiamo la conclusione di un motto di spirito e invece non arriva nulla.
Comunque sia, la loro sicurezza assoluta nel metodo unico al mondo mi aveva convinto. Per questo motivo adesso sono dentro, nella merda fino al collo e anche oltre.
Vi dicevo dei tre Jolly sprecati in pochissimo tempo. Il primo dopo un paio di settimane in cui tutto funzionava benissimo. Il solito inevitabile momento di crisi. Una cena fuori insieme ad alcuni amici, senza esagerare con alcol e cibo. Ma quel tanto che era bastato perché la mattina dopo il display della bilancia mostrasse un valore leggermente più alto rispetto a quello del giorno prima. Non diedi peso (scusate il gioco di parole) al fatto finché nel tardo pomeriggio ricevetti una telefonata da un numero sconosciuto. Una voce femminile, calda e rassicurante, mi ricordava che mi restavano solo due possibilità di errore. La serietà della comunicazione aveva creato in me un leggero stato di apprensione.
Devo ammettere che il metodo è costruito su solide basi di studio, perché quella sensazione di essere controllato mi aveva fatto tornare sulla retta via, almeno per un altra settimana.
Quando giocai il secondo Jolly.
Ancora per una cena, questa volta con i colleghi di lavoro che non smettevano di complimentarsi con me per i risultati della mia dieta in sole tre settimane. Era stato questo senso di solidarietà dei miei amici, unito alla sensazione di essere in grado di vincere la sfida, che mi aveva spinto a esagerare con le portate. E con il vino. E con tutto il resto. Il mattino dopo la bilancia mi tradì per la seconda volta. E la sera stessa, mentre rientravo a casa, due uomini mi fermarono davanti al portone di ingresso.
«Buonasera» disse uno dei due porgendomi un piccolo involucro sigillato. «Una consegna per lei da parte di NoMoreFat.»
«Grazie» risposi leggermente turbato da quell’intrusione nella mia quotidianità. «Ma non aspettavo nulla fino alla fine della settimana.»
«Diciamo una consegna non prevista, almeno fino a questa mattina.» Ricordo lo sguardo malvagio del mio interlocutore mentre pronunciava questa frase. Il suo compare, un po’ in disparte, sembrava controllare che nessuno si avvicinasse troppo da poter ascoltare il nostro dialogo.
«Lo apra, prego…» continuò. «Il suo tutor desidera che gli riportiamo le sue considerazioni su quanto le stiamo consegnando.»
«Va bene» dissi sempre più a disagio. «Appena sarò in casa—»
«Adesso!»
I due uomini si posizionarono davanti e dietro di me, quasi a contatto, come per impedire qualsiasi possibilità di fuga. Non ne capivo il motivo: perché questo modo di agire così aggressivo? Avevo pensato di mettermi a urlare per attirare l’attenzione di qualcuno, ma una vocina, la mia questa volta, mi consigliava saggiamente di aspettare e di non agire di impulso anche se mi chiedevo per quale ragione soccombere al modo di fare minaccioso di quei due.
L’avrei capito presto: la risposta era all’interno del pacchetto che tenevo in mano.
Lo aprii.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: Babau
- Episodio 2: Il Diavolo fa le pendole (1/2) – Dissonanze
- Episodio 3: Il Diavolo fa le pendole (2/2) – Oscillazioni
- Episodio 4: La tettoia dei giochi di Vince (1/3)
- Episodio 5: La tettoia dei giochi di Vince (2/3)
- Episodio 6: La tettoia dei giochi di Vince (3/3)
- Episodio 7: Ketogenic (1)
- Episodio 8: Ketogenic (2)
- Episodio 9: Ketogenic (3)
E ci lasci così? Molto bello, complimenti.
Per ora sì… 🙂
Grazie!
Mi sta piacendo questa storia che racconta di una dipendenza in una chiave curiosa, con un terapista “grande fratello” che non si capisce bene quali finalità possa avere in realtà… in particolare, credo che questo episodio rappresenti un po’ la calma prima della tempesta, per così drire, mi aspetto (o temo) sempre un risvolto inquietante. In fin dei conti, da Auschwitz nessuno è mai uscito grasso… Grazie per la lettura
Sì, interpreti bene la calma di questo episodio 🙂 Il terapista grande fratello ha molti assi nella manica…
Grazie come sempre per i tuoi commenti!
Credevo si sarebbe concluso con il secondo episodio, invece sembra che continui e mi fa piacere. Si tratta di una storia che definirei “fresca”, nel senso che la trovo parecchio originale nel suo concept. Inoltre alcuni elementi mi ricordano un po’ il film The Substance dell’anno scorso, che ho recuperato qualche giorno fa.
In realtà pensavo ad un racconto di un paio di episodi, ma in corso d’opera le cose sono cambiate. Sono ancora in dubbio su alcune scene che non mi convincono.
Non conosco il film The Substance: lo recupererò anche io, ma dopo aver scritto la parola fine al racconto 🙂
@gabriel-e_02 Grazie per il tuo occhio “acchiapparefusi”!