Lʼarte dellʼinganno

Serie: La Cupola


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Ogni abitante dietro la schiena ha lʼOppressore - una creatura che si nutre di delusione e senso di inferiorità.

Appena varcò la soglia di casa, l’Oppressore le si avvicinò strettamente: «Dove sei stata?».

«In giro.»

«Sei rientrata appena in tempo prima dell’inizio del coprifuoco.»

«Lo so» rispose brevemente Lei.

«Non vorrei perderti. Mi piace come mi nutri. Abituarsi a una nuova persona è difficile — bisogna scovare le paure nascoste, creare pulsanti di pressione.»

«Sono sicura che ce la faresti.»

«No, sono troppo vecchio e pigro!» ridacchiò l’Oppressore. «E affamato.»

Lei sentì un brivido correrle lungo la schiena. «Troppo presto!» pensò. Occorreva tempo per nascondere le tracce della recente passeggiata, sostituendole con vaghi pensieri sulla caducità della vita. Ma era troppo tardi per tirarsi indietro – l’Oppressore poteva sospettare qualcosa e iniziare davvero a scavare nella sua mente. Già si tendeva verso di Lei, con sottili ragnatele grigie, pronto a saziarsi.

«Da dove cominciamo?» chiese.

«Dalla mia vita inutile.»

«No, è troppo semplice – oggi ho una fame folle. Saltiamo le banalità e andiamo direttamente al dessert. Ti insegnerò a non lasciarmi mai solo. Raccontami di tuo padre…»

«Non potresti scegliere un altro argomento?»

«Io… voglio… parlare di tuo padre!» sussurrò minaccioso l’Oppressore, avvolgendole la testa con cento fili.

«Mi ha abbandonata.»

«E perché?»

«Perché non gli servivo…»

«E perché non gli serviviiii?» insistette l’Oppressore.

«Non mi amava. Il Marchio del Bambino aveva rovinato per sempre il suo aspetto perfetto. E io non ho soddisfatto le sue aspettative…»

«Esatto, piccola mia» proseguì l’Oppressore con voce cambiata. «Non sarò mai fiero di te, perché non hai ottenuto nulla. Ce ne sono a milioni come te! Spero che un giorno ti dimenticherò, come un brutto sogno…»

L’Oppressore aveva ormai preso pieno possesso dei pensieri e dei ricordi della sua vittima. Lei si lasciò cadere in ginocchio – ancora un istante, ancora una parola e il cuore si sarebbe spezzato…

«Basta!» decise l’Oppressore. «Rimetterti in sesto e vai a riposare. Domani, forse, salterò la colazione.»

Lei abbassò la testa in silenzio, mentre l’Oppressore tornava al suo posto nell’angolo più remoto della stanza. Un leggero tremito la scuoteva per le risate appena trattenute – in anni di allenamento aveva imparato a ingannare l’Oppressore. E quella sera, la vittoria era sua.

Serie: La Cupola


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Abbassare l’autostima di un individuo per sottometterlo e renderlo incapace di agire. La protagonista è una donna, proprio il genere che, molte società, tendono a sopraffare. Spero tanto che distrugga l’oppressore. Brava👏

    1. @conchita59 sinceramente, non stavo affatto pensando di fare unʼallegoria della società. La protagonista è una donna semplicemente perché la storia rappresenta alcune briciole della mia esperienza personale. Quindi sì, lʼidea non è globale, ma piuttosto personale. Però ci sta se il lettore la interpreta a modo suo. Grazie mille!