La bambola numero due

Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Ho incontrato anche una seconda bambola, bionda questa volta. E con uno sguardo di ghiaccio da buttare nel Martini.

Il giorno dopo incontrai Christine nel giardino davanti casa sua. Era una splendida mattina d’inizio estate, con il sole che scaldava la pelle senza bruciare. Seduti a un tavolinetto bianco, sorseggiavamo tĆØ freddo mentre uccelli neri sfrecciavano all’orizzonte come proiettili scagliati da una fionda.

Lei parlava, e io l’ascoltavo rapito, fissando i suoi occhi azzurri. I capelli, di un biondo oro cosƬ intenso da sembrare irreali alla luce del sole, incorniciavano un volto dove la bocca e le labbra rosse si disegnavano come un segno di vita piena.

Mi stava spiegando come affrontare la mia ansia, quell’orrore e quell’ossessione che, nell’ultimo anno, mi avevano convinto di poter essere un serial killer pericoloso. Diceva che era tutto nella mia fantasia, nei sogni di vendetta nati da un’infanzia e una vita infelici.

«Sei stato disamato», disse con calma. «Sei come un angelo che non ha ricevuto abbastanza amore da chi aveva accanto. Dovrai essere molto forte per crescere. La tua sensibilità dovrai imparare a governarla per tutta la vita.»

Mentre parlava, sentivo la mia sensibilitĆ  sciogliersi in un’onda calda, come cioccolato e dopamina che dal cuore saliva alla mente. In quei momenti ero in completo rapimento verso di lei.

E mi accorsi che la sua voce, il modo in cui sapeva starmi accanto, era lo stesso abbraccio muto del mio vecchio orsacchiotto: presenza senza giudizio, rifugio silenzioso. Ma sapevo anche che, come l’orso ritrovato tra i resti della ā€œcoppia defuntaā€, anche lei poteva trasformarsi da simbolo di salvezza a presagio di dolore.

Ne ero attratto, profondamente, eppure, nonostante la nostra amicizia, rimaneva pur sempre la mia psicoterapeuta. Mostrarmi per ciò che sentivo era come tentare di attraversare un confine invisibile: un passo in più e il rifugio si sarebbe trasformato in trappola.

Ā«Lei diventerĆ  la mia bambolinaĀ» dissi tra me e me mentre le mostravo la foto della coppia defunta e le narrai la questione del commissario Carneval che mi stava quasi giĆ  dando la caccia. Mi aveva chiamato ā€œsognatore dannatoā€. Ma chi era lui davvero per usare un’affermazione simile?

Avevo davvero strappato un velo di Maya (e non di Christine purtroppo) ed entrato in una sorta di tana del coniglio, di buco nero, che mi faceva vivere due vite contemporaneamente?

Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. In questo tuo episodio il controluce ĆØ tagliente, invasivo, come lo squarcio di uccelli neri in contrappunto all’azzurro degli occhi, al biondo dei capelli, al rosso delle labbra. ƈ forse proprio lƬ, in quell’inquadratura ancora ariosa della prima parte, che si addensa e si articola il piano progressivo di interazione tra i personaggi, con il profondo disamore e il suono di una voce che si fa dolore, presagio di perdita e inconsolabilitĆ . Intenso, struggente e doloroso. Molto bello.

  2. Questo capitolo, almeno all’inizio, mi trasmette una sensazione di speranza, come se il protagonista potesse salvarsi grazie all’amore di una donna, ma la scoperta che sia la sua psicoterapeuta sorprende e mi fa aspettare con una certa curiositĆ  il prossimo capitolo.