La battaglia dei giganti

Stone si tirò in piedi, afferrò la scure bipenne, lanciò un urlo nell’aria.

Abbastanza sicuro che il suo richiamo fosse echeggiato nelle valli alpine, si unì all’esercito in marcia.

Stone non era il solo, c’erano altri giganti, tutti come lui, e lui stesso si sentì il più forte.

Il piccolo esercito giunse nei pressi di un lago alpino, Stone ebbe il tempo di vedere un ragazzino umano divertirsi a lanciare pietre in acqua per poi fuggire, richiamato dalla madre, umana a sua volta, che allora giunse l’esercito avversario.

Pure loro erano giganti, e dopo che tutti si furono guardati in cagnesco, uno schieramento da una parte, l’altro schieramento dalla parte contraria, il condottiero a cui Stone rispondeva delle sue azioni gridò, un urlo di guerra e battaglia, e tutti si unirono a lui per poi lanciarsi di corsa per affrontare in combattimento l’esercito nemico.

Fu quel che successe.

I corpi si abbatterono gli uni sugli altri con la potenza di un temporale di montagna, le spade e le asce volteggiarono mutilando e straziando, le lance trafissero gli stomaci, ci furono – colossali – esplosioni di sangue. Agli occhi di Stone fu come se non ci fosse altro, nella vita, se non bagni di sangue, carneficine e stragi di ogni tipo che, alla fine, si riducevano a una tremenda battaglia fra giganti.

Tutto poteva andare bene, secondo Stone, quella era la consuetudine anche se aveva perso una parte del naso, ma fu allora che vide emergere qualcosa dallo specchio d’acqua e gli sfuggì un’imprecazione verso il ragazzino.

Dalle profondità del lago, stava sbucando un terzo esercito, sempre di giganti. Forse gli dèi del lago l’avevano inviato fin lì perché la loro battaglia li aveva disturbati, e se Stone si rese conto di quel che stava per succedere e si era bloccato, gli altri giganti dei due eserciti proseguirono nell’affrontarsi in quella battaglia senza esclusione di atrocità.

I giganti del terzo esercito, adesso che erano emersi del tutto, brandirono le loro armi che ancora gocciolavano d’acqua e, un grido all’unisono, si inserirono nel combattimento rinnovando la morte dato che loro erano i più forti.

Loro.

Per Stone, questo fu abbastanza, significava che le divinità del luogo non volevano che loro si combattessero; e andò via, disertò, non gli interessò nulla l’opinione del suo comandante.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Un’insignificante parte dell’umanità attira l’attenzione della più grande potenza, e anche i giganti vengono distrutti, visto che il buonsenso è di pochi. Bravo, Kenji.
    P.S.: Mi piacerebbe leggere un tuo racconto a puntate🙂

  2. Sicuramente interessante il pragmatico realismo di Stone, al quale non interessa l’eroismo ma sopravvivere.
    D’altronde, alla fine delle fiera, tutti amano il coraggio degli eroi ma pochi sono disposti ad esserlo veramente, preferendo immedesimarsi nell’altro in quanto è semplice essere generosi con il deretano altrui

  3. L’immaginario è potente: giganti, laghi alpini, un terzo esercito che emerge dall’acqua. Visivamente, funziona benissimo.
    La chiusura con il protagonista che diserta è ottima: introduce una coscienza, un residuo d’umanità in mezzo alla barbarie.
    Hai già un buon ritmo ma mi permetto di suggerirti di adottare un punto di vista più stretto, quasi in soggettiva.
    Se pensi di dargli un taglio alla McCarthy potresti asciugare il testo e renderlo più scarno dando più voce alle immagini.