La bella notizia

Serie: Famiglie


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I due amici hanno parlato dei dubbi sulla paternità

Dopo alcune settimane un sabato mattina ero a casa e squillò il telefono.

Risposi io e sentii la voce entusiasta di Carlo: «Ciao Fede, sono a Veltara! Sei libero oggi pomeriggio? Pensavo di passare a trovarti».

La sua voce mi mise subito di buon umore perché non ci vedevamo da qualche mese.

«Certo, vieni pure. Adele è a casa con Iris e Giulio, quindi ci sarà anche lei.»

Due ore dopo, aprii la porta a e lui si avvicinò abbracciandomi forte.

«Stai molto bene, vecchio mio. Non sembri troppo distrutto dalla vita da genitore, si vede allora che è una passeggiata», disse con un riso sommesso.

«Aspetta di incontrare Iris e Giulio e mi dirai se è come fare un pic-nic».

Entrammo in casa dove Adele stava giocando con i bambini sul tappeto del soggiorno e lei rivolse a Carlo un caloroso saluto e gli indicò Iris, che in quel momento stava mordendo con entusiasmo il manico di un cucchiaio di legno.

«Eccoli i miei nipotini! È incredibile quanto sono già cambiati dall’ultima volta», disse Carlo inginocchiandosi per salutarli.

Iris lo fissò con uno sguardo curioso, prima di sorridergli e mostrare i due dentini appena spuntati.

Dopo un po’, Adele andò a preparare il caffè lasciandoci soli.

Io e Carlo restammo a terra sul tappeto, lui afferrò un pezzetto del trenino che Iris gli passò, poi la guardò scappare via con un verso entusiasta. Si mise a ridere e disse: «È bellissimo, è tutto bellissimo».

«Bellissimo?» ripetei.

«Sì, vedere tutto questo mi mette addosso un senso di felicità.»

Lo disse con un tono che mi fece pensare stesse trattenendo qualcosa. Lo osservai mentre si sistemava sul divano con un gesto rapido, come se temesse di farsi sfuggire qualcosa e mi sedetti accanto a lui continuando a fissarlo.

Lui mi sorrise e disse: «Grazie per la tua mail, Fede, è stata veramente d’aiuto per me in un momento che mi sentivo molto confuso».

«Sono davvero contento, temevo di non essere riuscito a trovare le parole giuste», risposi.

Lui fece un mezzo sorriso e si voltò verso la finestra, come se qualcosa fuori potesse aiutarlo a continuare e poi disse: «Al contrario, erano proprio quelle che servivano».

«Bene» dissi.

Si alzò, fece un paio di passi verso la libreria, toccò il dorso di un volume, poi si voltò senza riuscire a mascherare un sorriso.

Sembrava muoversi in cerchio, come un animale che non vuole uscire allo scoperto.

«Cos’hai? Sembri contento», gli chiesi.

Lui si passò una mano sulla fronte. «No. Cioè sì. È che…»

Si interruppe, scosse la testa, guardò di nuovo i bambini.

«Carlo, ma che ti succede? Così mi fai preoccupare», insistetti.

Respirò piano, come se cercasse di rimettere ordine nelle parole e poi disse: «Non era per dirti questo che ero venuto oggi.»

«Questo cosa?»

Esitò un attimo, indeciso se continuare, poi Iris rise forte e quel suono lo colpì in pieno. Lo vidi sobbalzare e poi scuotere leggermente la testa.

Si avvicinò di nuovo, sedette sul bracciolo del divano, mi guardò negli occhi e disse: «Paola è incinta».

Per un secondo rimanemmo in silenzio, anche il rumore dei giochi dei bambini sembrò allontanarsi.

Poi lui continuò: «Però non lo stiamo dicendo a nessuno. Siamo ancora all’inizio e avevamo deciso di aspettare qualche settimana».

«E come mai me lo hai detto?» chiesi, con un mezzo sorriso incredulo.

Lui abbassò lo sguardo, poi lo rialzò e disse: «Perché quando sono entrato e ho visto la tua famiglia non riuscivo più a tenerlo dentro».

Lo abbracciai senza pensarci e dissi: «Ma è fantastico! Sono davvero contento».

Lui sorrise, poi mi guardò e disse: «Grazie, anche noi siamo molto felici di questa novità, anche se le mie ansie non sono sparite del tutto: ogni tanto continuo a temere di non essere pronto».

«E’ normale che sia così, nessuno è mai davvero pronto a un passaggio del genere, ma hai fatto il passo più importante.»

Adele ci raggiunse con un vassoio di biscotti, e ci sedemmo tutti insieme e io le dissi della notizia. Iris e Giulio, intanto, si erano addormentati e Adele cominciò a raccontare a Carlo degli ultimi mesi dopo la nascita di Giulio, dei suoi ritmi imprevedibili, ma anche di quanto fosse bello vederli crescere insieme ogni giorno. Carlo la ascoltava attentamente, e ogni tanto faceva qualche domanda, come se volesse raccogliere tutti i consigli possibili.

Quando Adele andò a dare un’occhiata ai bambini io e Carlo restammo soli in salotto. Lui si appoggiò allo schienale del divano e mi guardò con un sorriso appena accennato.

«Ammiro molto l’equilibrio e la serenità che sei riuscito a creare in questa casa, non so se io sarò in grado di fare lo stesso.»

«Sono contento di questo, ma credo che tutti possiamo riuscirci, si può costruire poco per volta, adattandosi e trovando ogni giorno un modo per far funzionare le cose.»

Carlo annuì e disse: «Spero di farcela, anche se a volte mi sento ancora inadeguato».

«Capisco quello che provi. I passaggi della vita sono difficili per tutti, ma poi ognuno riesce a trovare il suo modo per affrontarli. Noi poi possiamo aiutarci ad affrontarli insieme come abbiamo sempre fatto», gli dissi con entusiasmo.

Carlo mi guardò con calore e disse: «E’ vero ed è sempre stato importante per noi».

Quando Carlo se ne andò, provai una sensazione di nostalgia mista a soddisfazione perché anche se ora eravamo lontani, mi riempiva di emozione continuare a condividere i momenti che contavano davvero.

Serie: Famiglie


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Discussioni

  1. Un racconto ben riuscito che sviluppa il tema della paternità attraverso una scena dialogica e domestica, fondata sull’osservazione dei gesti quotidiani e sulle esitazioni del non detto.
    La rivelazione della gravidanza funziona come punto di svolta emotivo, mentre il confronto tra i due amici consolida il testo come racconto di passaggio e continuità affettiva, più che di evento.