La capra ferrata

Serie: Le notti di Ottobre


Primo librick di una serie che ruota attorno alla notte di Ognissanti e alle storie locali di folklore italiano. Autore: @giglio_pacini

Avevo comprato una vecchia casetta in un paesino della Garfagnana, in Toscana. Uno di quei posti dove regnava la pace e il silenzio. Poco più avanti c’era un prato dove, in certe giornate, quando c’era il sole era possibile vedere il cielo azzurro disegnato dalle punte aguzze dei monti sullo sfondo. La trovavo bellissima: anche se piccola era su due piani, ed era annessa a un giardino e una rimessa attrezzi con una legnaia. La cosa che più mi affascinava erano quelle antiche, grosse e robuste mura in pietra. Era l’ideale come casa per le vacanze. Mia moglie si era innamorata subito di quel posto dove avevamo ritagliato il nostro angolo di paradiso.

Non ero nativo del luogo, quindi mi ero informato sulla storia della casa ma, purtroppo, non ero riuscito a trovare nessuna informazione. A guardarla, mi dava l’impressione che in passato fosse stata una vecchia stalla.

Quello che mi successe una fredda notte di novembre, mi segnò. Non lo raccontai a nessuno e ancora oggi me lo tengo dentro per paura di passare per pazzo.

Era venerdì pomeriggio, mia moglie ed io avevamo in programma di trascorrere il primo fine settimana nella nostra seconda casa. La mattina dopo sarebbe venuto un nostro amico per completare gli ultimi ritocchi. Ma un imprevisto di lavoro costrinse mia moglie a rimanere in città. Ero partito da solo: zaino, qualche ricambio e un libro da leggere. Per mangiare mi sarei arrangiato all’osteria oppure alla bottega del paese. Ma alla fine, lungo la strada, mi ero fermato in un piccolo ristorante. Era carino: il salone in legno arredato con zucche e fantasmini, streghe e caramelle.

Era la sera del 31 ottobre. Fuori faceva freddo. Un freddo pungente, ma nell’aria sentivo qualcosa di diverso e non capivo di cosa si trattava. Un tuono annunciò che stava arrivando il temporale. Era buio quando arrivai in paese. In casa la luce soffusa illuminava quei travicelli in legno che mi facevano impazzire. Mandai un sms a mia moglie per avvisarla che il viaggio era andato bene.

– Perfetto, siamo ancora in riunione –

Era nel consiglio di amministrazione di una grossa azienda cartaria.

– Buonanotte – risposi sintetico.

Accesi il caminetto. Mi piaceva il fuoco scoppiettante, un suono a cui ero molto affezionato.

A metà del libro, un forte rumore all’esterno attirò la mia attenzione. Mi affacciai alla finestra ma non vidi nulla, solo la luce opaca del lampione di fronte a casa. La nebbia densa e bianca sulla strada deserta. Sapevo che l’abitazione più vicina era a circa duecento metri.

Di nuovo seduto sulla sedia a dondolo, mi ero abbandonato al tepore del caminetto mentre leggevo quel libro che tanto mi appassionava. Ma avevo finito la legna, e dovevo andare a prenderne dell’altra nel piccolo capanno. Era passata mezzanotte, le foglie dell’autunno svolazzavano al vento freddo, abbandonate a loro stesse nel buio della notte. Un tuono mi spaventò, ma c’era un altro rumore che mi inquietava: sembrava l’ansimare di un animale. L’andatura sull’asfalto rimandava agli zoccoli di un cavallo. Scelsi dei piccoli tronchi di legna da buttare nel cestello di vimini. Nell’aria annusai l’odore di fumo del camino. Ancora quei passi. Il vento gelido e quella nebbia sempre più fitta. Incuriosito mi ero affacciato al cancello. Urlai. Avevo il cuore in gola. Davanti a me, in mezzo alla strada c’era una capra. Non era uguale alle altre. Era molto più grande della norma: della stazza di un pony, un muso contorto in delle smorfie. Mi impauriva solo a guardarla. Notai le sue zampe che luccicavano alla luce del lampione. Erano di ferro: ne ero sicuro. Restò immobile qualche secondo, il tempo di capire che aveva gli occhi rossi, poi sparì nel buio della notte, all’improvviso.

Mi addormentai nel letto, con il rumore della pioggia che batteva sulla grondaia. La mattina dopo, mentre bevevo il caffè, pensai di nuovo a quella capra che forse si era persa. Arrivò il nostro amico per gli ultimi lavoretti. Lo chiamavano «il Gianni» anche se in realtà il suo nome era un altro.

– Sai Gianni, stanotte ho visto una capra qui davanti, molto grande con gli zoccoli di ferro. È scappata a qualcuno del paese? –

Lui alzò lo sguardo verso di me, e incredulo sorrise: credeva che la mia fosse una battuta. Io non avevo capito il suo sguardo sarcastico ma qualche giorno più tardi avevo scoperto che in quella zona, nessuno aveva mai avuto delle capre.

Il paese aveva una piccola biblioteca, pochi libri e la maggior parte parlavano di storia locale. Uno in particolare mi colpì: «storie e leggende garfagnine». Era molto vecchio e iniziai a sfogliare quelle pagine ingiallite. A metà c’era raccontata la leggenda della Capra Ferrata. Qualcuno la associava al demonio, voci di paese raccontavano di averla vista correre nei boschi. In una foto in bianco e nero del 1910, c’era una stalla. Avevo riconosciuto la struttura, la rimessa attrezzi e la legnaia. Era la mia casa.

Serie: Le notti di Ottobre


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Discussioni

  1. Mille complimenti a @giglio_pacini i cui racconti, ammetto, aspetto sempre con una certa ansia. Questo, l’ho trovato particolarmente accattivante e ben scritto. Si riconosce il suo tratto nelle descrizioni di quei paesaggi nebbiosi che caratterizzano i suoi scritti. L’incontro con la capra è particolarmente spaventoso, oltre al fatto che questo elemento inserito in un contesto già pauroso di suo, rende l’atmosfera ancora più inquietante. Complimento all’autore e a chi conduce questa serie sulla quale mi butterò.

    1. Ciaooo Cristiana! Mille grazie ed è un onore il tuo giudizio! Una leggenda da respirare nelle notti umide e fredde della zona. Chi lo sa, se i muri di quelle vecchie case, un tempo abbiano assistito alla comparsa della capra ferrata? Lasciamo spazio alle antiche leggende… 😉

  2. Grazie a tutti per i vostri favolosi commenti. È un onore per me condivere con voi leggende che ancora oggi si raccontano e si tramandano da generazioni. Grazie di nuovo a tutti. 😄

  3. Rileggerlo mi ha permesso di apprezzare ancora di più i tempi della narrazione. Hai realizzato un piccolo corto cinematografico che scorre nella mente di chi legge. Il tuo modo di scrivere e di raccontare aiuta molto l’immaginazione e questa per chi scrive è un’ottima dote.

  4. Scorrevole e facile da leggere, come trovo giusto che sia per racconti di questo genere. Oltretutto mi ha incuriosito e ho scoperto che la leggenda c’è davvero. Dunque ti faccio i complimenti per essere riuscito a tirare fuori un racconto che le si abbina perfettamente.