La cripta – Parte seconda

Serie: La città sommersa


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Claude e Arianna programmano l'immersione in una cripta per recuperare un oggetto di valore.

L’antica chiesa, eretta sul mare, era tornata ad essere abbracciata dalla vita sottomarina. La scogliera, le alghe e tutta la vita acquatica sembrava l’avessero accolta come un loro vecchio amico. Come quando incontri qualcuno che non vedi da anni e riprendi la conversazione esattamente da dove si era interrotta, senza soffermarsi sui particolari di quanto accaduto nel tempo trascorso. Anni o minuti non fanno differenza a volte e non possiamo fare altro che accettarlo.

Claude osservò da vicino il maestoso portale sbarrato e si diresse verso una delle finestre.

Arianna richiamò la sua attenzione e lo invitò a seguirla verso la scogliera sottostante, dalla parte destra dell’edificio. Ad un certo punto, con la mano spostò delle alghe e apparve l’apertura di un cunicolo, in gran parte chiuso dalla sabbia, ma ancora abbastanza grande da permettere l’ingresso di una persona.

Si infilò nel cunicolo nuotando e controllando con le mani le pareti che le si chiudevano attorno. Claude, dopo un attimo di esitazione, la seguì nelle viscere degli scogli.

Dopo una ventina di metri, arrivarono ad una stanzetta collegata direttamente alla cripta, ma chiusa da una grata con un lucchetto dall’aria antica. Arianna prese un grimaldello e armeggiò vari minuti con la serratura. Finalmente, la grata si aprì e poterono accedere. Sulla destra si ergeva l’antichissimo altare, debitamente spogliato di ogni decorazione che altrimenti sarebbe stata danneggiata dall’ambiente marino.

Arianna si diresse verso la stanza a sinistra, dove si trovava un armadietto di metallo, evidentemente fissato alla parete. Lo aprì e spostò un divisore al suo interno che rivelò un doppio fondo.

Claude, dopo essersi soffermato un intero minuto a contemplare l’altare di pietra, si girò verso Arianna, che stava nuotando verso di lui con una bottiglia stretta tra le braccia.

Claude vide le sue braccia aprirsi all’improvviso, i suoi occhi chiudersi, e si lanciò a raccogliere un corpo che gli cadde addosso, inerme.

***

«Come ti senti?»

«Solo un leggero mal di testa. Cos’è successo?»

Arianna guardava Claude dal letto dell’ospedale. La stanza spoglia, arredate solo da una barella, una sedia su cui sedeva Claude, e un comodino, con un piccola radio appoggiata, spenta. La luce del sole entrava dalla finestra che dava sulla baia del nuovo porto.

«Le tue bombole, Arianna. C’era parecchia anidride carbonica.»

Arianna chiuse gli occhi. «Non ho idea di dove altrimenti potrei andare a ricaricarle.» Si ricordò della bottiglia che le cadeva dalle mani.

«La bottiglia è andata, vero?»

Claude abbassò lo sguardo e mostrò ad Arianna un piccolo crocifisso d’oro che teneva tra le mani.

«Ho trovato questo. Lo puoi dare alla signora Adele.»

Lo guardò con attenzione.

«Grazie. Tu sei credente? Stavi pregando, nella cripta?»

«Sì.»

«Potresti chiedere a Dio di darci un po’ di speranza per il futuro?»

«Certo.»

«Alla radio hanno detto che stanno per riattivare una centrale elettrica, Nel mio studio ho una scatola piena di dispositivi elettronici, per lo più da riparare. Potresti darci un’occhiata? Potremmo ricaricarli e venderli…Scusa, ma come diavolo hai fatto a portarmi fuori di là?»

«Te lo racconterò, quando starai meglio.»

«Certo. Magari al porto, davanti ad un buon whisky. Come minimo, ti devo una bevuta.»

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