LA DISCOTECA

Serie: FRASTUONO


Continuano le vicissitudini di Dino, per sfuggire il frastuono

Il penultimo giorno di ferie ebbe una grande idea: la discoteca. Non c’era mai entrato, ma sapeva quanto baccano ci fosse. Cercò su Maps quella più vicina. ‘Il Limbo’. Il nome non è male, pensò, anche se avrebbe preferito ‘L’Inferno’.

Quando entrò era appena passata la mezzanotte. Subito il rimbombo, proveniente dalla pista da ballo, lo colpì in tutto il corpo. Si sentiva squassato da una tempesta di decibel. Controllò subito il fonometro: 95. Pensava di più; forse l’effetto riverbero non aumentava il valore.

Si avvicinò al centro del locale e lo strumento già superava i 100 decibel. Il fruscio personale, ovviamente, era annientato dal vigore dell’electronic dance music. Che piacevole sensazione dimenticare quell’inutile ronzio, banale ma disturbante! Ora era lui, il bibliotecario Dino, a decidere per il proprio apparato uditivo.

Volle tentare oltre: si accostò alle gigantesche casse acustiche. I decibel salirono a 120, con punte di 125. Sapeva che attorno ai 130 si toccava la soglia del dolore. Cominciò a tremare, pareva di essere in un’altra dimensione, al di là delle consuete leggi fisiche. Completamente stordito si allontanò. Cercò con lo sguardo il bar, gli era venuta sete.

Ai lati di un lungo bancone c’erano due display touch screen per le ordinazioni. Voleva soltanto un bicchiere di acqua minerale. Nelle bibite proposte non compariva. Provò a digitare ‘acqua’ nella casella di ricerca: apparve la scritta <NON SI SOMMINISTRANO ANALCOLICI>. Si girò, dietro di lui una ragazza con i capelli verdi e arancioni stava sorridendo; gli fece cenno di spostarsi e ordinò due coca-rum, prese lo scontrino e nel retro scrisse il suo numero di telefono. Lo passò a Dino, sempre con un sorriso. Cosa devo fare? pensò il bibliotecario, ancora stordito dal frastuono ambientale. La ragazza, con la mano, fece il gesto di telefonare. Ok, ho capito, disse tra sé Dino, ma tanto qua dentro mica si riesce a parlare!

Compose il numero. La ragazza fece un altro sorriso, e subito mandò un messaggio whatsapp: <chi sei.. mai ti vidi ivi.. sile>.

Adesso aveva capito meglio: un colloquio senza parlare… quasi un invito a nozze, per lui!

<Mi chiamo Dino. È la prima volta che vengo qui. Ma che significa sile?>

<sile s’abbrevia.. io son silene>.

Poi andò verso il barman e consegnò il tagliandino per l’ordinazione. Passò un bicchiere a Dino e volle fare cin-cin. Finì il drink in un secondo. Dino bevve un sorso e si fermò, gli bruciava la lingua, fece una smorfia.

<non piace>.

<Non sono abituato. Perché mi hai offerto da bere?>

<tipo strano.. spiace>.

Dino cercò di interpretare; oltre all’alcol non era nemmeno abituato a questo tipo di scrittura minimale.

<No, non mi dispiace. Devi essere una ragazza simpatica. Ho un problema all’udito, non ci sento tanto bene>.

Silene si mise a ridere.

<che fai in sta bolgia>.

Gli prese la mano, trascinandolo verso la pista. I bassi uscivano dagli altoparlanti come cannonate. Una massa di persone sudate si agitava a scatti, come marionette elettriche. Dino ebbe un violento senso di vomito. Silene saltava come una molla impazzita. Una sequenza di bassi ancora più violenta lo convinse ad allontanarsi dalla pista.

Fece un gesto alla ragazza che doveva significare ‘vado in bagno’. Lei forse capì, e sorrise. Dino cercò l’uscita e ritrovò il silenzio quasi completo della notte. La testa sembrava vuota, come un pallone sgonfio.

Dopo un quarto d’ora ricominciò il ronzio.

Serie: FRASTUONO


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