La doppia vita

Serie: La storia di Maddalena


L'incontro con Rocco cambia la vita di Maddalena

Ci sono due vite. Quella che mi tiene sulla strada, tra i corpi che mi comprano come si compra un oggetto. E poi c’è l’altra, quella che vivo quando sono con Rocco. Due realtà che non possono toccarsi, ma che si intrecciano ogni volta che finisco di lavorare e vado da lui. È come se ci fossero due Maddalena. E so che prima o poi una delle due dovrà morire.

Ogni notte, torno da Rocco. Non è mai tardi per me. Lui mi aspetta, con la porta socchiusa, la luce della cucina accesa. Entro piano, togliendomi di dosso la stanchezza e il disgusto che la strada mi lascia addosso, come una seconda pelle. Mi metto subito a fare quello che faccio meglio: sistemare. Mettere ordine. Gli sistemo la casa, come fosse una routine necessaria per ripulirmi dal mondo là fuori. Il disordine mi fa impazzire. Rifaccio il letto, pulisco la cucina, stendo il bucato. Rocco non dice niente, non cerca di fermarmi. Mi osserva mentre scrive, il mio movimento per la casa gli dà la tranquillità di cui ha bisogno per trovare le parole giuste. E io lo faccio senza pensarci.

Quando tutto è sistemato, ci avviciniamo. Non c’è bisogno di parlare. Lui si alza dalla sedia, si avvicina e mi prende tra le braccia. Non con violenza, non con urgenza. Solo con dolcezza. Mi stringe come se temesse di perdermi, come se ogni abbraccio fosse una possibilità per trattenere qualcosa che non può avere per sempre. Le sue mani mi accarezzano i capelli, mi sento al sicuro per un attimo. Perdo la mia durezza. Mi abbandono a lui, e in quel momento, non c’è più la strada, non ci sono più i clienti. Solo io e lui. Quando siamo così vicini, sento che stiamo facendo qualcosa di più di semplice sesso. Ci stiamo asciugando le lacrime a vicenda. Quelle lacrime che non abbiamo mai pianto davvero, ma che stanno lì, sotto la pelle. Il dolore lo conosciamo entrambi.

Una notte, mentre siamo ancora abbracciati, Rocco mi guarda negli occhi, con uno sguardo che non riesco a sostenere troppo a lungo.

«Maddalena» mi dice, la voce calma ma decisa, «voglio che tu smetta. Non voglio più vederti tornare da lì.» Mi allontano da lui, anche se è solo di pochi centimetri. Non posso guardarlo in quel momento. Non posso sopportare la sua speranza.

«Non posso, Rocco. Sai che non posso.»

Lui insiste. Lo fa sempre. «Puoi farlo. Puoi stare con me. Non hai bisogno di quella merda. Non hai bisogno di quella vita.»

Lo so che ci crede. Ma io no. So che non è così semplice. Non è solo una questione di volere. La strada è dentro di me. È in ogni fottuto respiro che faccio. Non mi lascerà mai andare.

Facciamo l’amore, quella notte. Lentamente. Non è il solito sfogo, non è il solito desiderio urgente. È diverso. È come scoprire qualcosa che non sapevo nemmeno di poter sentire. Le sue mani scorrono sul mio corpo con una delicatezza che non ho mai conosciuto. Mi accarezza come se fossi fragile, come se avesse paura di rompermi. Non ho mai sentito qualcosa di simile. Non sapevo di poter essere amata così. I nostri corpi si muovono insieme, senza fretta. Non c’è nessuna furia, nessuna rabbia. Solo il desiderio di connetterci, di perderci l’uno nell’altra. E in quel momento, mi sento viva. Mi sento completa. Come se per una volta, potessi essere più di quello che sono stata finora.

Mi sorprendo a pensare che forse, forse posso davvero farcela. Forse posso smettere.

Quando finiamo, restiamo abbracciati, il suo respiro che si mescola con il mio. «Ti prego, Maddalena» mi dice di nuovo, il tono quasi disperato. «Smettila. Puoi farcela. Non devi più tornare là fuori.»

Lo guardo, e per un momento mi sembra di crederci anch’io. Per un attimo, penso che sia possibile. Che posso uscire da tutto questo. Che posso vivere una vita normale, con lui. Che posso essere solo Maddalena, e non la donna che batte per sopravvivere.

Ma poi l’ora si avvicina. E la realtà mi colpisce come un pugno. Mi alzo dal letto, in silenzio. Lui lo sa. Sa che sto per andarmene. Mi guarda, sconfitto, ma non dice niente. Mi vesto, mi metto il trucco, mi preparo come faccio sempre. Ogni gesto è un meccanismo che non posso interrompere.

«Non farlo» mi dice ancora, con un filo di voce.

Non rispondo. Mi infilo la giacca e apro la porta. L’aria fredda della notte mi colpisce in faccia, ma non fa più male come una volta. Ci sono abituata.

Esco, lasciando Rocco nel suo letto, e torno sulla strada. Perché è tutto quello che so fare.

Serie: La storia di Maddalena


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ho letto lʼepisodio tutto dʼun fiato. Sono riuscita a immedesimarmi nei sentimenti dei personaggi, nei loro pensieri, nelle loro speranze e nel loro dolore. Mi piace moltissimo il modo in cui scrivi. Grazie!

  2. Frasi che colpiscono, non più con la violenza degli episodi precedenti, ma con dolcezza e un pizzico di speranza. Sembra essere arrivata un po’ di luce nella vita di Maddalena.
    Molto bravo!

  3. “L’aria fredda della notte mi colpisce in faccia, ma non fa più male come una volta. Ci sono abituata”
    Un passaggio che pesa come un macigno. E se la colleghiamo all’inizio del racconto possiamo vedere una delle due Maddalena che sta uscendo di casa, mentre l’altra rimane lì.
    Molto bello!